
Ma tornando al tema del duello nella fiction, oggi sono il cinema e la televisione a farla da padrone, anche se spesso le fonti a cui attingono sono più o meno direttamente letterarie. E sul duello, come scriviamo più volte nel nostro volume, si sono costruiti dei capolavori della fiction contemporanea, come I duellanti di Scott, poi recentemente tornato sul tema con The last duel, ma anche altre tipologie di duello come quello del Duel di Spielberg piuttosto che non The Prestige di Nolan, due esempi fra tanti.
Quali sono i duelli più famosi della storia e della fantasia?
Tantissimi, difficile farne un elenco pur vagamente completo, senza tema di lasciarne fuori qualcuno epocale. Fra storia e leggenda si collocano quello di Davide contro Golia, particolarmente celebrato dall’arte rinascimentale e barocca, o quello fra gli Orazi e Curiazi, caro a chi, come il sottoscritto, alle elementari apprendeva i primi rudimenti di storia romana. Ci sono poi i tre moschettieri, certo, e molte altre opere letterarie del settecento e dell’ottocento, specialmente nella letteratura russa e in quella inglese.
Il teatro shakespeariano è pieno zeppo di duelli, alcuni alla base stessa del dramma rappresentato, come quello iniziale del Riccardo II o quello finale dell’Amleto, passando per quello fra Mercuzio e Tebaldo nel Romeo e Giulietta, che personalmente è quello che amo sopra ogni altro, specie nelle sue diverse interpretazioni cinematografiche, da Zeffirelli a Luhrmann.
E vogliamo poi parlare del duello nella narrativa fantasy? Lo scontro fra Gandalf e il Balrog ne Il Signore degli Anelli di Tolkien è forse il più celebre, ma non è certo il solo.
Nella fantascienza, la saga di Guerre Stellari è un po’ l’Iliade dei duelli, con un florilegio di esempi uno più significativo dell’altro.
Tornando a quelli storici, bisogna diversificare fra le monomachie del mondo antico che di tanto in tanto vi sono state sul campo di battaglia (come quella fratricida fra Ciro e Artaserse nella battaglia di Cunaxa del 401 a.C., o quella mancata fra Alessandro e Dario a Isso) e i duelli più tradizionali, con la pistola o la lama, come quello, da noi poco conosciuto ma quasi leggendario negli Stati Uniti, fra il vice presidente americano Aaron Burr e il segretario del tesoro Alexander Hamilton, che rimase ucciso, marchiando nel sangue i turbolenti inizi (si era nel 1804) della nazione statunitense, da poco uscita dalla rivoluzione e già pronta a imbarcarsi per compiere il suo Manifesto Destino.
Il duello compare già nei poemi omerici; celeberrimo quello di Achille contro Ettore: come viene rappresentato il duello nella narrazione epica dal mondo antico al Rinascimento?
Nei poemi omerici e nell’Eneide, che ne clona le situazioni e i tipi a uso e consumo dell’esaltazione di Augusto e della sua stirpe, i duelli sono questioni da dei ed eroi e ci presentano diverse tipologie di confronto armato, dalla monomachia che dovrebbe risolvere un conflitto senza ulteriori spargimenti di sangue (e in questi casi si assiste a una regolamentazione del duello che per certi versi ritroveremo in epoca moderna – tanti che in talune occasioni si assiste a un vero e proprio scambio di gagliardetti, per così dire, e quasi di terzo tempo rugbystico), agli scontri dove l’odio e il risentimento hanno il sopravvento, come nel caso del duello fra Paride e Menelao e ancor più quello fra Achille ed Ettore o quello fra Enea e Turno, dove il desiderio di vendetta annega ogni altra regola o sentimento.
Questo schema si ritrova poi anche nella letteratura bretone e nelle canzoni eroiche francesi e spagnole, mentre in quelle germaniche comincia a farsi strada anche la rappresentazione leggendaria del duello come giudizio divino.
Gli eroi e gli antagonisti sono di solito mostrati come personaggi relativamente mono-dimensionali, talora secondo schemi ripetuti, senza mai essere né di carta velina né di spessore eccessivamente realistico, con rare eccezioni (come l’Enea di Virgilio, forse, che pure soffre di scarso realismo se paragonato, per esempio, a una Didone, la donna sedotta e abbandonata per gli obblighi impostigli dal Fato), ma sempre e comunque riconoscibili come esemplificativi di una parte destinata alla vittoria e una alla sconfitta (se non a un più manicheo Bene e Male, che comincia a vedersi forse soltanto nell’epica cavalleresca che mostra lo scontro fra il mondo cristiano e quello islamico).
Quali convenzioni regolavano il duello medievale?
Il duello medievale più classico è quello legato al tema del trial by combat, del giudizio divino, che punteggia la storia del suo sviluppo e si trova in numerose attestazioni letterarie, dal frammentario Carme di Ildebrando, che affonda le sue origini nel mondo germanico, fino al medioevo raccontato da Shakespeare, con il duello fra Thomas Mowbray e Henry Bolingbroke che segna l’inizio del Riccardo II.
In questo tipo di duello, che in epoca odierna troviamo rappresentato nei più famosi duelli raccontati nella saga delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George Martin, i partecipanti (che possono anche essere dei campioni scelti dalle parti realmente in causa) si credono investiti, nel loro confronto armato, della capacità di essere giudicati da Dio, che guida e controlla il loro duello, aggiudicando la vittoria al giusto fra i due.
Quali peculiarità caratterizzano il duello nel mondo cavalleresco?
Se per mondo cavalleresco si intende quello della letteratura cavalleresca come le chanson de geste o il ciclo arturiano, vi si trovano da un lato i lasciti del trial by combat medievale, talora lontani echi delle monomachie classiche, ma si cominciano a intravedere anche le valenze di amor cortese, che poi prenderanno il sopravvento nella nostra epica cavalleresca rinascimentale, Boiardo, Ariosto e Tasso, dove entra con sempre maggior spessore e valenza la figura della donna, motivo talora accessorio, talora ultimo, dei numerosi duelli presentati. Ecco quindi che si mescolano tematiche, come nel caso delle prove sostenute da Lancillotto come duellante in difesa dell’onore della regina Ginevra, dove al “giudizio divino” di stampo prettamente medievale si affianca il duello per l’onore della donna e per la sua stessa conquista amorosa (che ha un predecessore nella dedica del vincitore nei tornei medievali alla dama di turno).
Come si è evoluto il duello in epoca moderna e quale ne è stata la sua interpretazione narrativa?
Il duello moderno, dal Seicento in poi, perde le connotazioni sacrali/giuridiche che ne avevano regolato la storia fin in epoca medievale, per diventare perfino una moda diffusa inizialmente fra le classi aristocratiche, ma col tempo passato a rappresentare persino l’aspirazione di riconoscimento elitario della ricca borghesia mercantile e manifatturiera della prima epoca industriale. Pur osteggiato fin da subito dalla maggior parte dei governi, l’utilizzo del duello per risolvere le più futili questioni d’onore perdurò per molti secoli, fino ai primordi del XX secolo.
Sottoposto a una regolamentazione rigida e capillare, secondo quello che oggi avviene per quasi tutte le competizioni sportive, il duello diventò uno dei capisaldi narrativi dei romanzi fiume della letteratura inglese per poi trovare terreno fertile nella letteratura russa dell’Ottocento, con i casi celebri di scrittori, come Puskin, che scrissero di duelli e ne caddero vittima nella realtà.
Il duello compare anche nel filone western: con quali caratteristiche?
Quasi come un’esasperazione del duello classico all’inglese, quello che fa bella mostra di sé in Barry Lyndon, per intenderci, adeguato alle dinamiche sociali di un mondo di frontiera che si andava formando, in molti casi oltre il limite della legge. Gli Stati Uniti avevano continuato la “moda” del duello anche quando questa stava venendo rapidamente meno in madrepatria e ne erano prova, ancora ai primi dell’Ottocento, confronti tragicamente memorabili, come quello che abbiamo citato sopra, fra Burr e Hamilton.
È stato poi il cinema (e qui da noi anche il fumetto) a fare dei pistoleri e dei duelli sotto il torrido sole di mezzogiorno il simbolo di una nuova epica contemporanea, che alle lame e agli schinieri sostituiva il baluginio del metallo di una pistola a canna lunga e fondine legate alla coscia.
Molto più anarchico che non il coevo esempio europeo, il duello del Far West possiede un fascino tutto suo, brutto, sporco e cattivo quanto si vuole, ma capace di bucare lo schermo nei decenni d’oro del cinema western, incollare il lettore alle tavole nel caso del fumetto, ma ben prima alimentare la leggenda dei “veri” pistoleri nelle dime novels ottocentesche, preludio della narrativa pulp che avrebbe fatto poi la storia della letteratura popolare statunitense negli anni della Grande Depressione e creato la nascita e la fortuna di un genere, la fantascienza, che in non poche occasioni trasferì nello spazio e in ambientazioni aliene quei duelli che si svolgevano nelle strade polverose della frontiera americana.
Il volume tratta pure di altre tipologie di scontro, toccando anche il confronto individuale in senso lato, non necessariamente armato: quali forme può assumere?
Molteplici, indubbiamente. Noi abbiamo scelto di esaminarne alcune all’interno del volume, con particolare attenzione al mondo del cinema: si trovano quindi il duello musicale momento fondamentale di Un tranquillo weekend di paura, la sfida fra “modelli” sulla passerella di Zoolander, il confronto di intelligenze fra Sherlock Holmes e la sua nemesi Moriarty nelle sue differenti incarnazioni mediatiche, tantissimi altri. Personalmente ho sempre trovato intrigante i duelli fra intelligenza umana e intelligenza cibernetica, come quelli che si verificano in 2001 Odissea nello spazio e ancor più in Wargames – Giochi di guerra.
L’ex campione del mondo Garry Kasparov ha definito gli scacchi «lo sport più violento che esista»: in che modo essi rappresentano un vero e proprio duello?
Solo apparentemente paradossale questa dichiarazione del grande scacchista sovietico, perché certamente gli scacchi non soltanto sono uno sport, ma dello sport competitivo possiedono tutte le caratteristiche meno nobili e più accese. Ogni scacchista è a tutti gli effetti un duellante, sottoposto a delle regole ferree e immutabili che lo costringono a una lotta senza quartiere e senza prigionieri (se non il re avversario, ovviamente), contro un avversario che parte in una situazione di assoluta parità, con gli stessi mezzi e le stesse possibilità teoriche. Questo è tipico anche di buona parte dei duelli, non necessariamente tutti.
Roberto Chiavini, fiorentino, classe 1964, ha svolto la sua attività prevalentemente nell’ambito del mondo del gioco (come autore di wargames e giochi di simulazione sportiva) e del fantastico e della fantascienza (ha vinto cinque volte il Premio Italia e una volta il Premio Vegetti), in modo particolare come traduttore, curatore di antologie e saggista, particolarmente come critico cinematografico. In anni più recenti ha cominciato a dedicarsi a quello che avrebbe dovuto essere il suo principale impiego (è dottore di ricerca in storia antica), ovvero la saggistica storica, pubblicando per Odoya volumi sulla guerra di secessione, la guerra delle due rose, l’esercito romano e la guerra d’indipendenza americana.