“Il dottor Živago” di Boris Pasternak: riassunto trama

«Il dottor Živago (Doktor Živago) è un romanzo dello scrittore e poeta russo, premio Nobel 1958, Boris Leonidovič Pasternak (1890-1960), finito nel 1955. Narra le vicende di un medico russo, il dottor Jurij Andreevič Živago; la vita del protagonista, che nasce sul finire del secolo XIX e termina gli studi di medicina all’epoca della prima guerra mondiale, permette all’autore di tracciare una serie di potenti schizzi della vita russa in momenti diversi: agli inizi del secolo, durante la guerra, all’epoca della Rivoluzione, durante la guerra civile e infine nel periodo che seguì a essa. Una curiosa particolarità intreccia la vicenda dei personaggi principali: tutti hanno infatti avuto l’occasione di incontrarsi, senza conoscersi, in tempi diversi: così Živago, ancora studente liceale, incontra per caso la sua futura moglie, Tonja Gromeko, al capezzale della madre di lei senza che ciò influisca per nulla sullo sviluppo del loro destino; così il portinaio Markel, che lo accoglie quando ritorna per la prima volta da Mosca dopo la Rivoluzione del 1917 (ferito al fronte, Živago ha trascorso alcune settimane di convalescenza in provincia), è la stessa persona che qualche anno dopo curerà i lavori di allestimento nell’appartamento di Živago, accompagnato dalla figlia Marina, di cinque anni, futura amica del dottore.

I personaggi secondari fanno brevi apparizioni, incrociano la strada dei protagonisti e quindi scompaiono, per riapparire molto tempo dopo rivelandosi parte ben più importante della vicenda; questo procedimento esige dal lettore un costante sforzo di memoria per discernere con immediatezza i fili conduttori della narrazione e ne costituisce al tempo stesso uno dei più efficaci motivi di suggestione, presentando i personaggi in una sagace dosatura prospettica.

L’autore descrive l’adolescenza di Jurij Živago e, parallelamente, quella della sua futura moglie Tonja Gromeko sullo sfondo della rivolta del 1905, rievocata in pagine di impressionante rilievo. La vicenda si sussegue quindi, alternata a immagini della guerra, della Rivoluzione del 1917, e degli anni della carestia, con il matrimonio del dottore e con la fuga della coppia Živago in Siberia. Qui, dopo qualche mese, Živago, stanco di starsene inattivo, incomincia a frequentare la biblioteca della sua città e quella della città vicina; si incontra così con Larisa Antipova (l’aveva conosciuta infermiera durante la guerra, mentre ella cercava di rintracciare il marito, Pavel Antipov, dato disperso dopo un attacco) e ne diviene l’amante, ma la falsità della situazione gli pesa ed egli decide di confessare tutto alla moglie, ancora amata; proprio la sera in cui ha deciso di parlarle, Živago viene fermato da un distaccamento partigiano e costretto a seguirlo nelle foreste dove si trova il quartier generale e donde partono le spedizioni contro i distaccamenti “bianchi” appartenenti alle armate dell’ammiraglio Kolčak.

Il capo dei partigiani, che si fa chiamare Strel’nikov, è in realtà Pavel Antipov, il marito dell’amica di Živago, ma questi lo saprà solo più tardi. Dopo qualche mese trascorso con i partigiani (l’autore descrive crudamente le esazioni e le torture perpetrate dai “bianchi”), Živago può far ritorno a Mosca, ma non vi ritrova più i suoi, espulsi come anti-sovietici e stabilitisi a Parigi. Živago riesce allora a farsi assumere come medico in un ospedale, con la speranza di riconciliare il partito con la propria famiglia o di ottenere almeno l’autorizzazione di raggiungerla; nell’attesa vive con la figlia del suo ex portinaio Markel, Marina Čapova, che lo adora. Tonja Živago nel frattempo fa l’impossibile per ottenere il visto per il rientro in Russia, ma quando finalmente ritornerà in patria Živago sarà morto per una crisi di cuore.

Le violente polemiche suscitate dall’attribuzione del premio Nobel 1958 all’autore non hanno certo aiutato a definire il vero significato dell’opera: nel Dottor Živago si è voluto infatti celebrare o denunciare, secondo i casi, un attacco sistematico contro il regime comunista russo. Pasternak dichiarò ripetutamente di non aver affatto voluto scrivere un libello, ma una “testimonianza d’artista”; la sua opera non può quindi riflettere un solo punto di vista, mentre non tutte le parole ch’egli fa dire ai propri personaggi possono essere ritenute espressione del suo personale pensiero.

La posizione di Pasternak nei riguardi del comunismo russo, così come la si può intendere dalla lettura del Dottor Živago, è piena di sfumature: c’è però un punto che va subito sottolineato: se l’autore denuncia alcuni aspetti della società russa marxista, lo fa sempre dall’interno di quella stessa società, senza pensare né a esiliarsene né a discuterla in nome di un altro ideale politico. Il suo comportamento è tipico di un intellettuale e di un artista irritato dalla fraseologia, dal “misticismo politico” e dall’ “intelligencija” ufficiale; rifiuta le semplificazioni edificanti del “realismo socialista” perché “solo nella cattiva letteratura gli esseri viventi sono divisi in due campi senza alcun punto di contatto fra loro”.

Non si può d’altronde negare che molti celebratori del Dottor Živago in Occidente non si sarebbero certo curati di questo libro se non fossero stati posti tanti ostacoli alla sua pubblicazione in URSS. Pasternak aveva incominciato a scriverlo prima della morte di Stalin: compiuto alla fine del 1955, il romanzo fu dato in lettura a molte grandi case editrici moscovite, e l’autore non dubitava che sarebbe stato presto pubblicato (alcuni frammenti erano già usciti sin dal 1954 sulla rivista sovietica “Znamja”). Al principio del 1956 una casa editrice accettò anzi Il Dottor Živago e si preparava a pubblicarlo con qualche taglio (a cui Pasternak aveva consentito); contemporaneamente l’autore faceva pervenire il manoscritto all’editore italiano Feltrinelli in vista di una traduzione. Nessun editore a Mosca consentì a pubblicare l’opera e le autorità sovietiche richiesero inoltre a Pasternak di ottenere da Feltrinelli la restituzione del manoscritto “allo scopo di apportarvi alcuni miglioramenti”. L’autore si sottomise a questa esigenza inviando un telegramma a Feltrinelli, ma senza risultato; nonostante il successivo intervento di Aleksandr Surkov, presidente dell’Unione degli scrittori dell’URSS, e altre pressioni esercitate attraverso i capi del partito comunista italiano, Feltrinelli pubblicò Il Dottor Živago in edizione italiana alla fine del 1957.»

tratto da Dizionario Bompiani delle opere e dei personaggi di tutti i tempi e di tutte le letterature, Bompiani

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