
Pochi mesi prima della sua morte, avvenuta lo scorso 17 luglio, il Maestro Camilleri era tornato in libreria con il libro Il cuoco dell’Alcyon, nuova avventura del Commissario Salvo Montalbano, edito da Sellerio e pubblicato nel mese di maggio. Un giallo intrigante, un’indagine sospesa tra farsa e tragedia che, ovviamente, ha catturato schiere di appassionati confermando per l’ennesima volta la potenza e il genio dell’autore siciliano.
«Qualichi anno prima l’omo era comparso ’n tilevisioni, a «Televigàta», per contare le sò ’mprise di contractor in Iraq. Era un armuàr caminanti, russo di pilo. «Dove credi di andare?». E fici l’errori di posari ’na mano supra al petto di Montalbano. Il quali prima taliò la mano, po’ l’occhi della guardia. «Uno…» dissi. «Che veni a diri?». «Che quanno arrivo a tri ti spacco i cabasisi» fici carmo carmo il commissario».
Questa volta la storia parte da una mattinata: il commissario viene svegliato dalla voce della sua domestica, così squillante da essere simile alla tromba del giudizio universale, proprio quella che “arrisbigliava i morti”. Dopo una notte di pioggia battente, non c’è acqua nelle tubature e così decide di lavarsi in commissariato. In realtà l’allarme rientra e, dopo la doccia, riesce a uscire di casa. A lavoro viene subito bloccato da Catarella, il quale gli annuncia che qualcosa di grave è accaduto alla fabbrica di scafi Trincanato. L’azienda in realtà stava attraversando un brutto periodo dopo la morte del vecchio proprietario, che aveva lasciato tutto nelle mani di suo figlio Giogiò, un uomo senza ritegno interessato solo al “joco e alle fìmmine”. Pertanto alla fabbrica erano iniziati i licenziamenti e la cassa integrazione, oltre che lo sgomento dei lavoratori. Come Carmine Spagnolo, operaio cinquantenne e padre di famiglia disperato che, una volta entrato dentro il capannone, si è suicidato, lasciando moglie malata e tre figli.
«E fu in quel priciso ’ntifico momento che vitti stagliarisi contra la luna, come se fusse un’ombra cinisi o un effetto da ginematò, a lento a lento, prima l’àrbolo di prua, po’ a picca a picca tutta ’ntera la sagoma di ’na granni navi a vela, ’na goletta».
Il suicidio dell’operaio è solo l’inizio di una vicenda oscura e tormentata, che porta sgomento tra Augello e di Fazio, e persino a Catarella, che vede il commissario sempre più scontroso, anche perché obbligato a prendere delle ferie arretrate: da una parte l’indagine da portare avanti, che ha chiaramente lati più oscuri della decisione di togliersi la vita di un operaio distrutto; dall’altra, lo smantellamento del commissariato di Vigàta, voluto da qualcuno deciso a “fari aria pulita”.
E poi all’improvviso arriva al porto l’Alcyon, ‘na granni navi a vela, un vascello fantasma con un piccolo equipaggio, abituata a restare nel porto il minimo indispensabile per poi scomparire. Al suo interno si nasconde un segreto. L’arrivo dell’oscura imbarcazione non è certo una casualità. Con il suo solito fare, tra il mare e la compagnia di Livia, Montalbano cercherà di arrivare al dunque per capire i loschi affari che si celano dietro l’Alcyon e che riguardano un personaggio davvero potente.
Il cuoco dell’Alcyon di Andrea Camilleri è una vera spy story degna del grande schermo. È lo stesso Camilleri a confermarlo nelle pagine finali del testo: il libro è nato in realtà anni fa come soggetto di un film italo-americano. Con alcune varianti, la sceneggiatura è diventata un nuovo capitolo del commissario più amato d’Italia ed è per questo che il testo “inevitabilmente, risente, forse nel bene, forse nel male, della sua origine non letteraria”.
Ogni pagina di questo romanzo è un sussulto, una totale immersione nella storia che si legge d’un fiato, come il genere giallo impone. Ma Camilleri è un maestro anche nel saper accostare il ritmo veloce alla poesia, la crudeltà di uomini e immagini con il sogno e le suggestioni più letterarie. Ce ne dà prova con la descrizione della goletta che si staglia contro la luna, come nei racconti di pirati e navi fantasma, come quelle favole in cui chi racconta permette a chi ascolta di lasciarsi andare con l’immaginazione. E lo stesso Montalbano, nel suo incedere, diventa una guida, quasi un “cantore” delle vicende. Insomma, questo libro è la testimonianza della grandezza di uno scrittore purtroppo scomparso che non lascerà mai i suoi lettori né chi, da più di vent’anni, si è fatto letteralmente colpire dalle sue parole scritte.
Angelica Sicilia