“Il consigliere segreto di Pericle. Damone e i meccanismi della democrazia ateniese” di Gianfranco Mosconi

Prof. Gianfranco Mosconi, Lei è autore del libro Il consigliere segreto di Pericle. Damone e i meccanismi della democrazia ateniese, edito da ETS: che rilevanza assume, nella storia greca del V secolo a.C., la figura di Damone?
Il consigliere segreto di Pericle. Damone e i meccanismi della democrazia ateniese, Gianfranco MosconiSe volessi rispondere con una battuta, direi che, nella storia greca intesa come settore di studi, Damone ha ben poca rilevanza: se si scorre un manuale di storia greca, difficilmente se ne troverà menzione! Ed anche nelle biografie dedicate a Pericle, la sua figura viene sì ricordata, ma piuttosto rapidamente, e sostanzialmente in relazione all’educazione dello statista: questo è appunto l’ambito in relazione al quale Plutarco, nella Vita di Pericle (4, 1-4), dedica un ampio passo a Damone e al suo rapporto con Pericle, presentandolo come il maestro di musica di Pericle (o, meglio, ‘maestro di cose musicali’). Molte fonti, a partire da Platone, ricordano appunto Damone come mousikos, esperto di musica, e in particolare come teorico della dottrina dell’ethos musicale (secondo cui si può stabilire una precisa corrispondenza fra forme musicali ed effetti ‘etici’, cioè psicologici ed educativi, sull’animo degli ascoltatori): con l’effetto che, nella ricerca storica d’età contemporanea, la sua figura è stata considerata, per così dire, un tema per storici della musica antica o, al massimo, per storici della filosofia (considerando il suo rapporto con Platone e le allusioni al suo pensiero in testi successivi). Al più, in virtù del suo ruolo di ‘maestro’ di Pericle, Damone si guadagna le sue rapide menzioni in relazione a Pericle.

Eppure, proprio nello stesso passo di Plutarco, emerge un’altra faccia del personaggio: quella di «eminente sofista» (akros sophistes), che «sembrava usare la musica come una copertura, nascondendo la sua abilità politica» e che «stava accanto a Pericle come accanto ad un atleta, nel ruolo di allenatore e maestro di manovre politiche». La testimonianza plutarchea è tutt’altro che isolata sul ruolo politico del personaggio: la Costituzione degli Ateniesi di Aristotele o di scuola aristotelica riporta la voce secondo cui Damone «sembrava essere l’ispiratore della maggior parte delle iniziative politiche di Pericle», e a ciò collega l’ostracismo che, «in seguito», colpì Damone (27, 4); lo stesso Plutarco cita un passo di Platone Comico su Damone, definendolo il Chirone di Pericle, segno sia dell’interesse pubblico del personaggio, sia soprattutto della visione che ne faceva non un generico ‘maestro’ dello statista, ma un vero e proprio maestro anche per la lotta e per la guerra, come il centauro Chirone aveva fatto per Achille.

La notizia stessa dell’ostracismo di Damone (che dovrebbe confermarne il peso politico) è ricordata da numerose fonti, e in parte avvalorata anche dal rinvenimento di quattro ostraka con il suo nome. Ed invece non sono mancati studiosi che hanno negato che damone sia stato ostracizzato, o che comunque hanno considerato irrilevante il suo ostracismo, derubricandolo ad accidente della storia, casuale manifestazione di generico odio contro Pericle: Damone sarebbe stato un mero capro espiatorio, colpito per il suo legame puramente intellettuale con Pericle. Per lo stesso motivo, gli accenni al suo ruolo di eminenza grigia di Pericle sono stati visti come mero materiale propagandistico antipericleo, privo di alcun rapporto con la realtà. Il mio testo è nato appunto dall’intento di indagare (e riscoprire) il ruolo pienamente politico di Damone come consigliere, anzi, consigliere segreto, di Pericle.

Che ruolo ebbe, il mousikos e consigliere politico, nell’evoluzione della democrazia ateniese?
A prima vista, un ruolo assai ridotto… se ci limitiamo a contare le iniziative politiche attribuite a Damone; ma sappiamo che, nella ricerca storica, testimonianze e fatti ponderantur, non numerantur! Le fonti in realtà non indicano quali specifici consigli politici Damone avrebbe dato a Pericle. Anzi, ne citano solo uno. Quel solo caso, però, pesa moltissimo: lo vedremo.

Prima, però, vorrei soffermarmi su un punto: è un dato di fatto che Pericle intervenne nella ‘politica musicale’ ateniese con due iniziative notevoli. La prima è la costruzione dell’Odeion, un edificio eccezionale per l’epoca, sia per dimensioni e forma che per funzione (fu la prima sala per musica, l’antenato delle nostre sale da concerto, in un’epoca in cui la musica era sempre legata a specifiche occasioni cultuali o sociali): un edificio che una fonte dell’epoca (Cratino) collega al potere politico di Pericle, ormai divenuto un tiranno. La seconda importante iniziativa di ‘politica musicale’ attuata da Pericle è la riorganizzazione degli agoni musicali delle Panatenee, che appunto, una volta rinnovati, furono ospitati nell’Odeion, e per i quali Pericle si volle assumere l’incarico di definire i premi. Iniziative del genere avevano un sicuro impatto politico, perché potevano essere viste come modi per guadagnare consenso: non sappiamo se furono suggerite da Damone (le fonti non ne parlano), ma possiamo sospettarlo; peraltro, tali notevoli interventi in ambito musicale avrebbero potuto essere attribuiti dall’opinione pubblica al ‘consiglio di Damone’ a prescindere dall’effettiva realtà dei fatti, visto che Damone era il ‘maestro di cose musicali’ per Pericle. In tal caso, davvero Damone poteva essere considerato come un individuo che usava la lira come un velo, visto l’impatto politico di tali iniziative; ma, ripeto, dobbiamo essere consapevoli del carattere solo ipotetico di tale possibilità, per quanto attraente e non inverosimile.

E allora? E allora c’è, per Damone consigliere di Pericle, un solo consiglio, uno solo ricordato dalle fonti, ma fondamentale. Ce ne parla la Costituzione degli Ateniesi aristotelica (27, 4): Damone avrebbe suggerito a Pericle di istituire le indennità per i giurati popolari impegnati nel (mastodontico) sistema di tribunali ateniesi, e questa mossa, seguita poi dall’istituzione di altre indennità, (che le fonti ostili alla democrazia presentano come meramente demagogica) avrebbe consentito a Pericle di imporsi su un personaggio influente e stimato come Cimone, e quindi di diventare quel leader eminente che tradizionalmente conosciamo. Ma c’è di più: l’analisi della struttura sintattica del passo aristotelico mostra che il ‘consiglio’ di Damone non consiste nell’aver suggerito la specifica misura politica, bensì nell’indicare come difendere sul piano propagandistico questa misura politica: quel che Damone suggerì a Pericle fu «dare ai molti ciò che è loro», cioè la frase, un vero e proprio slogan, con cui giustificare le indennità (i misthoi, letteralmente ‘salari’), presentandoli come una distribuzione di denaro che già spettava legittimamente ai molti. Si tratta di uno slogan alla cui precisa interpretazione non è stata data molta attenzione; anzi esso è stato spesso interpretato come una frase ostile a Pericle, addirittura coniata in circoli antidemocratici, come se fosse volta a denunciare il fatto che Pericle avesse semplicemente usato beni pubblici per guadagnarsi consenso, e quindi avesse preso in giro ‘i molti’. In realtà, lo slogan di Damone serve a giustificare uno dei meccanismi fondamentali della democrazia del V secolo, cioè l’utilizzo dei tributi degli alleati della Lega di Delo non per le spese militari cui il tributo era destinato ufficialmente, ma per mantenere in vigore il costoso sistema delle indennità, creato prima per i tribunali e poi per le centinaia di magistrature su cui si reggeva Atene e il dominio ateniese (Aristotele afferma che erano in tutto 1400 all’anno, oltre ai cinquecento buleuti: su una platea di 40-60.000 cittadini!). Ed infatti il concetto secondo cui le indennità e i proventi dell’impero ateniese sono pienamente meritati dal popolo ateniese ritorna in varie fonti di poco successive. Già solo questo singolo consiglio spiegherebbe l’importanza politica di Damone! Nonché la sua fama di sofista, che con la sua deinotes, l’abilità argomentativa, era capace di giustificare l’ingiustificabile!

In che modo Plutarco caratterizza Damone come consigliere segreto di Pericle?
Anche in questo caso molti studiosi hanno insistito nel negare il ruolo politico di Damone: quella di Plutarco sarebbe una ‘invenzione’ letteraria del biografo, che si sarebbe ispirato ad un noto passo platonico (Protagora 316d-317b). Passo che però, a parte l’assenza di un riferimento a Damone, presenta varie differenze rispetto al passo plutarcheo.

Al contrario, quel che ho cercato di dimostrare è che Plutarco, presentando Damone come personaggio che usa la mousike come un velo dell’attività politica e che agisce come allenatore politico di Pericle, attinge a fonti di pieno V sec. a.C. L’attribuzione a Damone del ruolo di consigliere di Pericle, infatti, si inserisce perfettamente nei meccanismi propagandistici della democrazia ateniese, come mostrano vari paralleli con altre fonti: poteva essere un modo per sminuire Pericle, o all’opposto per celebrare il suo saggio governo, presentando Pericle come sophos grazie ai sophoi; la figura di ‘Damone consigliere politico di Pericle’ poteva giovare agli stessi sophoi che vendevano il proprio sapere (retorico e generalmente politico) e che quindi avevano interesse a pubblicizzarne l’efficacia, come fanno i sofisti del tempo (Damone è chiaramente collegato, da Platone, agli ambienti dei sofisti; anche la sua deinotes, la capacità oratoria, è un tratto che lo accomuna ai sofisti). Ma affermare che Pericle si serviva di consiglieri che lo preparavano alla contesa politica poteva essere anche un modo per creare sospetto nei suoi confronti; soprattutto, la rappresentazione di Damone come consigliere di Pericle era utile a dipingere lo stesso Pericle come un tiranno (una rappresentazione ben nota nella propaganda antipericlea dell’epoca), visto che i ‘consiglieri’ sono un tipico attributo di tiranni e sovrani assoluti, o aspiranti tali.

Ma da quale (tipo di) fonte di V secolo Plutarco poteva attingere Damone nascosto dietro la lira? C’è una indiziata: la commedia, perché proprio la commedia è il grande ricettacolo e diffusore di molti temi della propaganda antipericlea viva nel V secolo, e perché proprio alla commedia Plutarco attinge spesso come fonte per il V sec. a.C. In fondo, la vivida immagine della lira usata come un velo (parakalymma) ben si adatta ad una messa in scena! Tutto lascia pensare, dunque, che proprio una commedia perduta di V sec. sia la fonte di Plutarco in Pericle 4, 3 (nel saggio, arrivo anche a suggerire quale commedia, di Cratino, possa essere stata la fonte: ma, sia chiaro, con la piena consapevolezza del carattere pienamente ipotetico della proposta).

Come si spiega dunque l’importanza politica attribuita a Damone dalle fonti?
Come dicevo, noi conosciamo nei fatti un solo consiglio di Damone a Pericle, che è non tanto la specifica istituzione delle indennità per i giurati popolari, ma lo slogan, efficacissimo, del ‘dare ai molti quel che è loro’, capace di giustificare ogni distribuzione di denaro fatta utilizzando i proventi dell’impero ateniese.

Ebbene: proprio l’idea alla base dello slogan di Damone ritorna in un altro momento fondamentale della carriera politica di Pericle, ovvero nello scontro che precede l’approvazione del programma edilizio pericleo, quando Tucidide di Melesia si oppone all’utilizzo del tributo degli alleati per costruire gli edifici proposti da Pericle (ne parla Plutarco nella Vita di Pericle, 12-14). Anche in questo caso, come in occasione dell’istituzione dell’indennità per i giudici, la questione riguarda il rapporto con gli alleati e l’utilizzo del loro tributo a beneficio del demos ateniese (impegnato direttamente nei cantieri oppure comunque avvantaggiato dalla maggiore circolazione monetaria). Certo, Damone non è menzionato nelle fonti al riguardo, ma lo slogan vincente sfoderato da Pericle nello scontro con l’avversario (riportato in Pericle, 12, 3) è fondato incontestabilmente sul medesimo, efficacissimo, concetto delineato da Damone alcuni anni prima, e sempre a beneficio di Pericle! Così il ruolo di Damone come consigliere, fosse pure limitato ad un solo formidabile slogan, appare determinante in due svolte fondamentali della ascesa politica di Pericle (e quindi della storia politica di Atene), e, in entrambi i casi, in connessione a questioni fondamentali (le indennità; l’uso del tributo degli ‘alleati’; i benefici che la massa degli Ateniesi traeva dall’impero) alla base dei meccanismi economici, sociali e politici della democrazia ateniese. Ce n’è abbastanza, io credo, perché Damone si meritasse, agli occhi delle élites antipericlee, un ‘sacrosanto’ ostracismo, perché lo si potesse definire un «eccelso sofista», e perché, infine, potesse apparire come il prezioso allenatore politico di un Pericle che, grazie a lui, era uscito vincitore da ogni scontro per la leadership.

Gianfranco Mosconi (Roma 1974), ricercatore di Storia Greca presso l’Università di Cassino e del Lazio Meridionale, si è occupato in particolare di democrazia greca (anche nelle sue connessioni con musica, paideia, economia e strategia militare) ma anche, fra vari altri temi, di utopia nel mondo antico (Platone), musica e filosofia in Polibio, pensiero politico romano, didattica della storia antica. Oltre che de Il consigliere segreto, è autore anche di Democrazia e buon governo. Cinque tesi democratiche nella Grecia del V secolo a.C. (2021).

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