
Quali componenti portarono alla formazione del complesso palaziale augusteo?
Le componenti principali sono quelle ideologiche derivanti dalla volontà di rappresentare il nuovo potere e la nuova aurea aetas inaugurata dal Princeps in un contesto che affermava la discendenza di Augusto da Enea e da Romolo, data la sua appartenenza alla gens Iulia. Secondo consuete tradizioni gentilizie, la nobilitas romana, faceva derivare la sua origine da eroi connessi con le guerre troiane. La componente principale divenne quella di creare un rapporto tra la residenza del Princeps e il tempio di Apollo, divinità protettrice di Ottaviano-Augusto che aveva assicurato ad Azio la sua vittoria contro Antonio e Cleopatra.
Quale funzione aveva la Casa di Ottaviano?
La Casa di Ottaviano ebbe la funzione di assicurare il prestigio di Augusto, non solo tramite lo sfarzoso arredo architettonico contraddistinto da colonne e pavimenti in marmi d’importazione dalla Grecia e dall’Asia Minore, ma anche tramite la sua collocazione in un’area legata alla fondazione di Roma: le fonti sono unanimi nel definire quest’area “Roma quadrata”, quella cioè delimitata dal solco primigenio condotto da Romolo per fondare la nuova città. Inoltre, la presenza dei resti in opera quadrata in blocchi di “cappellaccio” del pendio del Palatino subito a est della Casa di Ottaviano hanno permesso di ipotizzare la presenza di un antichissimo luogo di culto con cui la Casa comunicava attraverso la “rampa”. Infine l’immediata vicinanza dei templi della Magna Mater e di Vittoria permettevano di configurare la Casa di Ottaviano come all’interno di un’area sacra che nuovamente allude all’origine divina degli Iulii.
Come si strutturò il raddoppio della casa di Ottaviano?
Il cd. raddoppio della Casa di Ottaviano si configurò nella costruzione di una nuova ala ad est del pendio a cui si addossava la Casa di Ottaviano che era in comunicazione con questa attraverso un portico che fu progettato ma mai realizzato. Per ciò che riguarda la Casa di Ottaviano, si conservò la configurazione del lato nord, mentre era prevista la trasformazione del lato est, in quanto la rampa venne interrotta e l’oecus tetrastilo doveva diventare una exedra per illuminare, insieme a un’altra exedra contrapposta nella nuova ala, il grande oecus che si cominciò a costruire al centro del progettato portico che metteva in comunicazione le due ale. L’oecus può definirsi cyzicenus per le sue ampie dimensioni e doveva divenire il più grande degli oeci progettati della nuova casa: di questi ne furono realizzati due al centro dei lati nord ed est della nuova ala orientale della casa. I lavori furono però interrotti, non si realizzarono i pavimenti e alcuni ambienti non furono svuotati del terreno del pendio entro cui furono costruiti.
Quali vicende architettoniche segnarono il Tempio di Apollo?
Il tempio di Apollo rimase inalterato almeno fino all’epoca massenziana, o comunque agli inizi del IV secolo, quando fu necessario rinforzare uno degli angoli della cella con muratura in cementizio. In seguito, le notizie che si hanno sono quelle del suo abbandono poco dopo la metà del IV secolo, quando ne iniziò una lenta ma continua opera di spoliazione. La continuità di vita del tempio per più di tre secoli senza subire interventi fu dovuta alle ingenti opere di sostruzione per le sue fondazioni. La loro manutenzione e controllo era assicurata da gallerie sotterranee che sono ancora visibili sui fianchi delle fondazioni del podio. Si trattò di un complesso lavoro ingegneristico e architettonico, data la pesantissima mole del tempio e la sovrapposizione del suo angolo sud-ovest con alcuni ambienti della Casa di Ottaviano, di cui nel volume si tratta espressamente.
Quali edifici erano adiacenti al Tempio?
Ad est del tempio vi era l’area sacra del tempio della Vittoria, del tempio della Magna Mater con la sua platea antistante, e del tempio di Pales di cui in base ai nostri cavi abbiamo potuto rilevare l’esistenza proprio nell’estremo angolo sud-ovest del Palatino. A nord-ovest vi era uno dei padiglioni principali della nuova Casa di Augusto, costruita contemporaneamente all’edificazione del tempio. Questo padiglione occupava la cd. Casa di Livia, in cui recentemente si è riconosciuto un grande oecus corinzio sullo stesso piano del livello della platea su cui sorgeva il tempio, ma che si affacciava sul muro di fondo del portico delle Danaidi. Lo testimonia uno dei rilievi della base di Sorrento in cui la parete di fondo del portico ionico delle Danaidi è interrotto da un grande portale sul cui architrave pendeva il clipeus virtutis di rami di quercia decretato dal Senato ad Augusto. A nord vi era probabilmente l’arco di Ottavio, che segnava l’ingresso al portico delle Danaidi sul retro del tempio. A est vi era il santuario di Vesta, poi occupato dall’angolo sud-ovest della Domus Flavia, che ne determinò lo spostamento altrove sul Palatino. A sud infine si è detto vi era la grande terrazza del portico delle Danaidi occupata da un boschetto e da un grande altare noto dalla Forma Urbis.
Come si articolava la Casa di Livia?
La Casa di Livia si articolava in un piano inferiore semi-incassato nella roccia del Palatino, divisibile in due settori: quello a ovest costituito da tre grandi saloni con le pareti dipinte e preceduti da un atrio con pilastri in blocchi di travertino; sempre in questo settore, a sud, vi era il cd. triclinio, sulle cui pareti sono dipinti simboli aniconici di divinità, tra i quali il betilo, che si riferisce al culto di Apollo Aigeus, con attributi però del culto di Diana e di Iside, a differenza del betilo dipinto nella stanza delle maschere della Casa di Ottaviano, dove invece gli attributi del betilo sono riferiti al culto di Apollo. Il settore est della casa risulta attualmente occupato da un grande ambiente centrale con scala circondato da camerette di sostruzione su due file sovrapposte, che aveva il compito di sostenere il piano superiore della casa, coincidente però con la parte emergente dal suolo del Palatino a livello della nuova terrazza su cui sorgeva il podio del tempio di Apollo. Questo spazio superiore era occupato da un grande oecus corinzio, come provano le fondazioni in blocchi di travertino delle colonne che furono inglobati nelle due sottostanti file di camerelle. In base alle pitture, tra cui quelle raffiguranti il mito di Io, di nuovo con collegamenti isiaci, nella sala centrale dell’ala ovest, si può datare la fase ultima della casa -con pitture ed oecus corinzio- proprio attorno agli anni della costruzione del tempio di Apollo (36-28 a.C.) e ritenerla perciò una componente importante del nuovo palazzo imperiale di Augusto a padiglioni. Non si crede però che si possa collocare nel complesso il famoso cubiculum in cui Augusto dormì, secondo Svetonio, almeno per quarant’anni, in quanto apparentemente non vi sono ambienti idonei per essere usati come stanze da letto.
Patrizio Pensabene è Professore ordinario di Archeologia classica presso l’Università di Roma “La Sapienza”