“Il Cinque Maggio” di Alessandro Manzoni: testo e parafrasi

«L’ode è legata alla morte di Napoleone: probabilmente fu scritta di getto, quando si diffuse la notizia qualche settimana dopo; quel che è certo è che circolò manoscritta, in Italia e all’estero, perché la censura austriaca non ne permise la stampa. «La prima edizione a stampa apparve con la traduzione tedesca curata da Goethe nel 1822». Si tratta forse della poesia maggiormente radicata nella memoria scolastica degli italiani, come dimostra la sopravvivenza di singoli lacerti nel linguaggio comune.

A differenza dell’altra “ode civile” pubblicata in vita da Manzoni, Marzo 1821, al centro del Cinque Maggio non c’è il patriottismo, e in fondo non ci sono nemmeno le imprese di Napoleone: c’è, come ideale prosecuzione degli Inni sacri, la glorificazione della fede cristiana, che Manzoni immagina abbia consolato gli ultimi, amari anni dell’esule. L’ode si apre con un audace paragone: il figurato è il cadavere di Napoleone e il figurante è l’intera terra, che, parallelamente, resta immobile, «percossa, attonita» (5) − si potrebbe dire: in rigidità cadaverica − a una tale notizia. Il ritmo è scandito da potenti e concentrate immagini: si tratti di rievocare le campagne militari di Napoleone (25-30), le sue vicende straordinarie (37-48), l’incalzare dei ricordi guerreschi nell’ozio forzato di Sant’Elena (79-84). Il metro non è molto diverso da quello della Pentecoste: strofe di settenari, in cui il primo, il terzo e il quinto verso sono sdruccioli in rima ritmica, il secondo e il quarto sono piani e rimati tra loro, il sesto è tronco e si ripete due o tre volte nelle strofe successive.»

Il 5 Maggio

Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,

[5] così, percossa, attonita
la terra al nunzio sta,

muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile

[10] orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.

Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;

[15] quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sonito
mista la sua non ha:

vergin di servo encomio
[20] e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al subito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.

[25] Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,

[30] dall’uno all’altro mar.

Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui

[35] del creator suo spirito
più vasta orma stampar.

La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile

[40] serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;

tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,

[45] la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere
due volte sull’altar.

Ei si nomò: due secoli,
[50] l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fé silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.

[55] E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio

[60] e d’indomato amor.

Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,

[65] scorrea la vista a scernere
prode remote invan;

tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri

[70] narrar sé stesso imprese
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!

Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,

[75] chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!

E ripensò le mobili
[80] tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio,
e il celere ubbidir.

[85] Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere

[90] pietosa il trasportò;

e l’avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,

[95] dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.

Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;

[100] ché più superba altezza
al disonor del Golgota
giammai non si chinò.

Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:

[105] il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

1 Ei fu: il nome del personaggio evocato non sarà mai fatto in tutta l’ode, conformemente ai canoni dell’antirealismo proprio della poesia elevata
4 di tanto spiro: di un tale spirito; l’ammirazione per la personalità di Napoleone è esplicitamente ribadita ai versi 8 («uom fatale») e 22 («tanto raggio»)
13-14 Lui… tacque: il mio ingegno poetico vide Napoleone in tutto il suo splendore sul trono (solio è il latino solium) e si astenne dal celebrarlo
16 cadde, risorse e giacque: la terna ripercorre, in rapido scorcio, la sconfitta di Lipsia, il breve esilio nell’isola d’Elba con l’effimero ritorno sul trono e infine la definitiva rotta di Waterloo (1815)
23-24 e scioglie… morrà: e, dopo la sua morte, dà libero corso a una poesia che forse sarà immortale. È l’unica volta che Manzoni, solitamente umile, esprime orgogliosamente la coscienza della propria grandezza poetica
25-30 Dall’Alpi… mar: rapida rassegna delle varie campagne militari in Italia, Egitto, Spagna, Germania, Russia. Da notare la designazione dei luoghi attraverso i fiumi che li bagnano: il Manzanarre scorre presso Madrid, il Reno in Germania, il Tanai è il Don, nella forma greco-latina
32 nui: antico sicilianismo, conservatosi in poesia, in posizione di rima, per tutto l’Ottocento.
37 procellosa e trepida: agitata e trepidante
40 serve… regno: ubbidisce, ma ambisce a comandare
41 il: lo; tiene: ottiene
47-48 due… altar: svolge più diffusamente il contenuto del verso 16; l’allusione è alle sconfitte di Lipsia e Waterloo e alla gloria del Primo Impero (1804-14) e dei Cento giorni, dopo il ritorno dall’esilio all’Elba (1814)
49 Ei si nomò: pronunciò il proprio nome
53 arbitro: Napoleone instaurò un regime assoluto, ma fu anche veicolo di molte idee della Rivoluzione francese
56 in sì breve sponda: nei limiti angusti dell’isola di Sant’Elena
62 s’avvolve: turbina (il verbo è la versione latineggiante di avvolge)
63-66 l’onda… invan: quella stessa onda sulla quale lo sguardo dell’infelice scorreva fino a poco prima alla vana ricerca di una terra lontana
71 eterne: destinate all’eternità
75 i rai fulminei: sappiamo che Manzoni, dopo aver visto una volta Napoleone a Milano, era rimasto colpito dall’intensità e vivacità del suo sguardo
80 i percossi valli: le trincee battute dagli assalti nemici
81 il lampo de’ manipoli: il lampeggiare delle armi degli eserciti in lotta
86 anelo: affannato (è il latino anhelus)
94 che… avanza: che va oltre qualsiasi desiderio terreno
101 al disonor del Golgota: espressione paradossale, che allude insieme al supplizio infamante della crocifissione nel mondo antico e all’umiltà di Cristo che lo affronta
107 sulla deserta coltrice: sul letto (coltrice vale ‘coperta’, per metonimia) di morte, abbandonato da tutti

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