A differenza dell’altra “ode civile” pubblicata in vita da Manzoni, Marzo 1821, al centro del Cinque Maggio non c’è il patriottismo, e in fondo non ci sono nemmeno le imprese di Napoleone: c’è, come ideale prosecuzione degli Inni sacri, la glorificazione della fede cristiana, che Manzoni immagina abbia consolato gli ultimi, amari anni dell’esule. L’ode si apre con un audace paragone: il figurato è il cadavere di Napoleone e il figurante è l’intera terra, che, parallelamente, resta immobile, «percossa, attonita» (5) − si potrebbe dire: in rigidità cadaverica − a una tale notizia. Il ritmo è scandito da potenti e concentrate immagini: si tratti di rievocare le campagne militari di Napoleone (25-30), le sue vicende straordinarie (37-48), l’incalzare dei ricordi guerreschi nell’ozio forzato di Sant’Elena (79-84). Il metro non è molto diverso da quello della Pentecoste: strofe di settenari, in cui il primo, il terzo e il quinto verso sono sdruccioli in rima ritmica, il secondo e il quarto sono piani e rimati tra loro, il sesto è tronco e si ripete due o tre volte nelle strofe successive.»
Il 5 Maggio
Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,
[5] così, percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all’ultima
ora dell’uom fatale;
né sa quando una simile
[10] orma di piè mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;
[15] quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sonito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio
[20] e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al subito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all’urna un cantico
che forse non morrà.
[25] Dall’Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,
[30] dall’uno all’altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l’ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
[35] del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d’un gran disegno,
l’ansia d’un cor che indocile
[40] serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch’era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,
[45] la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere
due volte sull’altar.
Ei si nomò: due secoli,
[50] l’un contro l’altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fé silenzio, ed arbitro
s’assise in mezzo a lor.
[55] E sparve, e i dì nell’ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d’immensa invidia
e di pietà profonda,
d’inestinguibil odio
[60] e d’indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l’onda s’avvolve e pesa,
l’onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,
[65] scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell’alma il cumulo
delle memorie scese!
Oh quante volte ai posteri
[70] narrar sé stesso imprese
e sull’eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d’un giorno inerte,
[75] chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l’assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili
[80] tende, e i percossi valli,
e il lampo de’ manipoli,
e l’onda dei cavalli,
e il concitato imperio,
e il celere ubbidir.
[85] Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere
[90] pietosa il trasportò;
e l’avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,
[95] dov’è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
[100] ché più superba altezza
al disonor del Golgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:
[105] il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.
1 Ei fu: il nome del personaggio evocato non sarà mai fatto in tutta l’ode, conformemente ai canoni dell’antirealismo proprio della poesia elevata
4 di tanto spiro: di un tale spirito; l’ammirazione per la personalità di Napoleone è esplicitamente ribadita ai versi 8 («uom fatale») e 22 («tanto raggio»)
13-14 Lui… tacque: il mio ingegno poetico vide Napoleone in tutto il suo splendore sul trono (solio è il latino solium) e si astenne dal celebrarlo
16 cadde, risorse e giacque: la terna ripercorre, in rapido scorcio, la sconfitta di Lipsia, il breve esilio nell’isola d’Elba con l’effimero ritorno sul trono e infine la definitiva rotta di Waterloo (1815)
23-24 e scioglie… morrà: e, dopo la sua morte, dà libero corso a una poesia che forse sarà immortale. È l’unica volta che Manzoni, solitamente umile, esprime orgogliosamente la coscienza della propria grandezza poetica
25-30 Dall’Alpi… mar: rapida rassegna delle varie campagne militari in Italia, Egitto, Spagna, Germania, Russia. Da notare la designazione dei luoghi attraverso i fiumi che li bagnano: il Manzanarre scorre presso Madrid, il Reno in Germania, il Tanai è il Don, nella forma greco-latina
32 nui: antico sicilianismo, conservatosi in poesia, in posizione di rima, per tutto l’Ottocento.
37 procellosa e trepida: agitata e trepidante
40 serve… regno: ubbidisce, ma ambisce a comandare
41 il: lo; tiene: ottiene
47-48 due… altar: svolge più diffusamente il contenuto del verso 16; l’allusione è alle sconfitte di Lipsia e Waterloo e alla gloria del Primo Impero (1804-14) e dei Cento giorni, dopo il ritorno dall’esilio all’Elba (1814)
49 Ei si nomò: pronunciò il proprio nome
53 arbitro: Napoleone instaurò un regime assoluto, ma fu anche veicolo di molte idee della Rivoluzione francese
56 in sì breve sponda: nei limiti angusti dell’isola di Sant’Elena
62 s’avvolve: turbina (il verbo è la versione latineggiante di avvolge)
63-66 l’onda… invan: quella stessa onda sulla quale lo sguardo dell’infelice scorreva fino a poco prima alla vana ricerca di una terra lontana
71 eterne: destinate all’eternità
75 i rai fulminei: sappiamo che Manzoni, dopo aver visto una volta Napoleone a Milano, era rimasto colpito dall’intensità e vivacità del suo sguardo
80 i percossi valli: le trincee battute dagli assalti nemici
81 il lampo de’ manipoli: il lampeggiare delle armi degli eserciti in lotta
86 anelo: affannato (è il latino anhelus)
94 che… avanza: che va oltre qualsiasi desiderio terreno
101 al disonor del Golgota: espressione paradossale, che allude insieme al supplizio infamante della crocifissione nel mondo antico e all’umiltà di Cristo che lo affronta
107 sulla deserta coltrice: sul letto (coltrice vale ‘coperta’, per metonimia) di morte, abbandonato da tutti