“Il «caso Balzac». Storie di diritto e letteratura” di Giuseppe Guizzi

Prof. Giuseppe Guizzi, Lei è autore del libro Il «caso Balzac». Storie di diritto e letteratura edito dal Mulino: di quale interesse sono, per gli studiosi del diritto, i romanzi di Balzac?
Il «caso Balzac». Storie di diritto e letteratura, Giuseppe GuizziL’interesse che la lettura dei romanzi di Balzac suscita nei giuristi è, a mio avviso, enorme. La società francese della prima metà dell’Ottocento – che Balzac mette in scena nella Comédie humaine – è in profonda e rapida trasformazione; una trasformazione che incide sulle sue strutture economiche, che vede la definitiva affermazione dell’individualismo borghese, l’avvento di un sistema di produzione industriale e l’ascesa del capitalismo finanziario. Questi radicali mutamenti interessano anche l’ordinamento giuridico e nei romanzi di Balzac si possono cogliere così le prime criticità degli assetti normativi delineati attraverso la grande riforma legislativa che era iniziata all’indomani della Rivoluzione francese, si era sviluppata nell’ultimo decennio del Settecento, e che era giunta a compimento grazie ai Codici voluti da Napoleone. Codici i quali hanno esercitato una larga influenza in buona parte dell’Europa, e poi soprattutto in Italia, segnando così l’avvento della modernità anche nel campo del diritto e delineando categorie e concetti con cui ancora oggi ci confrontiamo

L’opera di Balzac offre, dunque, al giurista – ma anche, in verità, al comune lettore – un osservatorio privilegiato, perché permette di cogliere come quelli che si è soliti pensare essere problemi dell’età contemporanea siano in realtà problemi che hanno radici lontane, e come gli stessi non abbiano ancora trovato adeguata soluzione.

Quali fondamentali problemi dell’esperienza giuridica mette a fuoco il romanziere francese?
Nei suoi romanzi Balzac tocca moltissimi temi, che non sono limitati peraltro neppure al solo diritto privato e commerciale, su cui mi sono soffermato nel libro. Balzac spazia, infatti, dai problemi del diritto penale – ma questo è, in definitiva un aspetto frequente anche in altri romanzieri dell’Ottocento – a quelli, del tutto nuovi, del diritto amministrativo. Nel romanzo “Gli impiegati” Balzac ci offre, ad esempio, una rappresentazione molto vivida – ed ancora drammaticamente attuale – delle inefficienze e delle disfunzioni della burocrazia.

Nella prospettiva del diritto privato e commerciale, i temi su cui Balzac insiste maggiormente sono quelli legati al contratto e alle successioni per causa di morte – che nell’impianto del Code Civil erano i due fondamentali strumenti di circolazione della ricchezza – e all’esercizio delle attività economiche. Tutti questi temi sono per Balzac l’occasione per mettere in risalto il ruolo dominante del denaro nella società francese del suo tempo – ma lo stesso mi sembra possa dirsi per quella contemporanea – dove tutto può essere scambiato e dove in definitiva si può fare commercio di tutto.

Quali figure nella Comédie humaine incarnano i temi dell’autonomia negoziale e dell’ingiustizia del contratto?
È difficile dare una risposta succinta a questa domanda. Nel mondo descritto da Balzac lo scambio è la forma fondamentale delle relazioni umane, che sono dominate dalla logica dell’homo homini lupus di cui aveva già parlato Hobbes, e che caratterizza anche largamente il pensiero di Schopenhauer – e la critica letteraria più recente ha anzi ben messo in risalto la forte consonanza tra il pessimismo di Balzac e quello del filosofo tedesco.

Tra i tanti esempi di romanzi in cui la relazione contrattuale è caratterizzata dal tentativo di una parte di approfittarsi dell’altra, dettando condizioni inique dello scambio, mi sembra si debbano segnalare almeno: Il curato di Tours, dove è proprio il contratto concluso dal curato François Birotteau con la padrona di casa mademoiselle Gamard che gioca un ruolo fondamentale come meccanismo per lo sviluppo della storia; Gobseck, romanzo dove domina il potere del denaro, ed in cui un ruolo centrale ha la vendita della parure di gioielli da parte della contessa De Restaud, e che dunque ci rappresenta il contratto come strumento attraverso cui si pratica l’usura; Illusioni Perdute, forse il capolavoro di Balzac, nel quale abbiamo almeno due esempi di relazioni contrattuali – il contratto concluso tra papà Sechard e il figlio David, all’inizio della storia, e quello tra David e i suoi concorrenti i fratelli Cointet, con cui il romanzo invece si conclude – entrambe connotate dall’assenza di equilibrio contrattuale, conseguente al diverso potere e forza negoziale dei contraenti.

Come vengono tratteggiati insolvenza e fallimento?
Insolvenza e fallimento sono temi ricorrenti, forse anche perché vi si riflette l’esperienza personale vissuta da Balzac, che al rischio del fallimento fu esposto in conseguenza dell’incapacità di far fronte ai debiti contratti nella sua attività di stampatore ed editore, in cui si lasciò coinvolgere verso la fine degli anni Venti.

L’attenzione al tema del fallimento è l’occasione per Balzac per mettere in luce, da un lato, la diffidenza che la coscienza sociale del tempo manifestava verso il commerciante insolvente – era ancora molto diffusa l’idea che le cause di un fallimento fossero da ricondurre soprattutto a condotte fraudolente ai danni dei creditori – ma anche, dall’altro lato, l’approccio ingiustificatamente repressivo adottato dal legislatore napoleonico, incapace di cogliere che il commerciante fallito è, invece, spesso vittima delle circostanze avverse che possono anche sfuggire al suo controllo, e in cui non si può ravvisare né dolo né frode. In questa rappresentazione ambivalente del fallimento, la lettura di Balzac è ancora estremamente attuale, come del resto testimonia il dibattito giuridico recente, che si svolge in Italia e in Europa, in merito alla necessità di rendere meno gravose le procedure di insolvenza, trattandosi di un fenomeno non necessariamente imputabile a colpa dell’imprenditore.

Quale descrizione ritroviamo, nella Comédie humaine, di iniziativa economica e concorrenza?
Come ho già detto, nei romanzi di Balzac assistiamo ad una rappresentazione molto chiara delle trasformazioni della realtà economica, ed in particolare al progressivo tramonto del modello dell’impresa artigiana e l’affermazione di un modello di impresa industriale, sempre più complessa e organizzata. In questo senso sono molto interessanti, perché permettono di cogliere tale evoluzione, da un lato, il breve romanzo Alla casa del gatto che gioca a palla, e, dall’altro lato, il romanzo Cesar Birotteau. Mentre il primo ci descrive ancora il mondo della piccola bottega, e dunque ci offre la rappresentazione di una economia ancora legata soprattutto al commercio, nel secondo Balzac mette in rilievo, invece, l’emergere del modello dell’impresa di produzione e distribuzione, al dettaglio non meno che all’ingrosso, e dunque un mondo nel quale per lo svolgimento dell’attività economica si rivela fondamentale la disponibilità di capitali e il ricorso alle tecniche pubblicitarie così da poter attrarre il favore del pubblico dei consumatori.

La sempre maggiore rilevanza che assume la libertà di iniziativa economica porta con sé l’accentuarsi anche della dimensione concorrenziale del mercato. Nei romanzi di Balzac assistiamo soprattutto alle espressioni deteriori della concorrenza, e alla perdita di ogni etica professionale. Emblematico in questo senso è quanto accade in Illusioni Perdute, dove Balzac ci offre una vivida rappresentazione della lotta concorrenziale tra la piccola tipografia di David Séchard e la moderna tipografia dei fratelli Cointet, e che vedrà la prima fatalmente soccombere alla seconda sotto la pressione, insostenibile, di comportamenti aggressivi e scorretti.

Come si sviluppava la speculazione finanziaria al tempo della Restaurazione?
Anche in questo caso la lettura di Balzac è di grande interesse, perché ci rivela come nel mondo della Borsa, e più in generale nel mercato finanziario nulla sia cambiato in questi duecento anni. Anche ai tempi della Restaurazione e durante il regno di Luigi Filippo, la c.d. Monarchia di Luglio, assistiamo a repentine crescite e altrettanto repentini crolli di titoli, e la speculazione viene alimentata soprattutto per effetto del fenomeno della manipolazione informativa, vale a dire grazie alla diffusione di false informazioni sul mercato.

Anche nei romanzi di Balzac, così come avvenuto in tempi recenti in casi noti alle cronache, gli effetti delle bolle speculative finiscono per riflettersi drammaticamente sui risparmiatori inconsapevoli. In questo senso la storia dello scoppio della bolla che aveva alimentato i titoli della Banca Claparon – raccontata nel romanzo La Maison Nucingen – che produrrà gravi perdite per molti investitori, arricchendo unicamente il barone Nucingen, ha molte somiglianze con quanto abbiamo visto accadere in questi anni, e la conclusione di Balzac sul fatto che la legge è come una «tela di ragno che trattiene solo le mosche piccole e non anche quelle grandi» è una amara confessione, ieri come oggi, dell’incapacità del diritto di fronteggiare tali fenomeni.

In che modo Balzac interpreta la crisi della giustizia?
Per Balzac la crisi della giustizia dipende da almeno due diversi fattori. Certamente un ruolo importante gioca la struttura delle norme, non sempre adeguate e sufficienti, come abbiamo visto, per disciplinare in maniera ottimale i molteplici conflitti che si presentano nelle relazioni tra gli uomini. Ma la crisi della giustizia dipende anche, e forse soprattutto, dai comportamenti di avvocati e giudici, che non sempre assolvono i propri compiti in maniera corretta, e talora pongono in essere comportamenti non conformi alla deontologia professionale.

La denuncia di Balzac è, sotto questo profilo, molto dura e non manca di mettere in luce – per quanto riguarda le disfunzioni interne alla magistratura – come ciò dipenda anche dalla contiguità di molti giudici con il potere e la politica. In questo senso è emblematica la figura del giudice Camusot, che ritroviamo in romanzi come Il Gabinetto delle Antichità, L’Interdizione, Splendori e Miserie delle Cortigiane, che Balzac ci presenta sempre come pronto ad essere accondiscendente con i potenti, e che proprio e solo grazie a tali qualità è destinato a sopravanzare nella carriera i giudici probi e preparati, il cui simbolo è, invece, il giudice Popinot. Anche sotto questo profilo mi sembra ci sia molto, dunque, di che riflettere, specie se guardiamo a recenti note vicende che sono state alla ribalta delle cronache.

Giuseppe Guizzi, nato a Napoli il 14 ottobre 1967, è professore ordinario di diritto commerciale presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Napoli “Federico II”. Avvocato dal 1994, è componente dell’Arbitrato per le Controversie Finanziarie. È membro della direzione della Rivista del diritto commerciale, du RdS-Rivista del diritto societario, dell’Osservatorio di diritto civile e commerciale e del Corriere giuridico. È autore di più di cento pubblicazioni in tema di società, impresa, titoli di credito, fallimento, concorrenza, banca e mercato finanziario, oltre che di cinque monografie: Gestione rappresentativa e attività di impresa, Padova, 1997; Il titolo azionario come strumento di legittimazione. La circolazione delle azioni tra diritto cartolare, diritto comune e diritto del mercato finanziario, Milano, 2000; Il mercato concorrenziale: problemi e conflitti, Milano 2010; Gestione dell’impresa e interferenze di interessi. Trasparenza, ponderazione e imparzialità nell’amministrazione delle S.p.A., Milano, 2014; Il «caso Balzac». Storie di diritto e letteratura, Bologna, 2020.

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