“Il carattere e la lettera. Tradurre dal cinese all’italiano” di Silvia Pozzi

Il carattere e la lettera. Tradurre dal cinese all’italiano, Silvia PozziIl carattere e la lettera. Tradurre dal cinese all’italiano
di Silvia Pozzi
Hoepli

Il libro tratta della complessità e della specificità della traduzione dal cinese all’italiano. «La traduzione dal cinese è una traduzione estrema, radicale, e merita di essere analizzata e studiata. A tutt’oggi emerge una carenza di studi sul tema, e non solo per quanto riguarda la combinazione cinese-italiano ma anche per quanto concerne la traduzione verso altre lingue occidentali. […]

Nella nostra lingua il discorso procede come una freccia da sinistra a destra. Le parole sono come le tessere di un domino che cadono una dietro l’altra rivelando la loro faccia, svelando il significato. Nel mosaico della lingua cinese si deve invece procedere per messe a fuoco progressive, scorrendo cumuli di determinanti per risalire al soggetto (o al complemento oggetto) della frase e al predicato. Prima di esprimere chi compie l’azione oppure di chi o di cosa si sta parlando, ovvero prima di esplicitare il soggetto, lo si descrive, si illustra com’è, che cosa lo qualifica. Ciò che precede un nome lo trasforma in ciò che è in quel particolare contesto. La stessa accumulazione avviene per l’azione predicata dal verbo: prima sappiamo chi la compie e quando, dove, come, perché ecc. essa ha luogo e, solo a questo punto apprendiamo cosa si agisce, cosa si “predica”. E qualunque effetto l’azione sortisca, ecco che questo segue necessariamente il verbo, è posto dopo il verbo. In fase di lettura (o di ascolto) tutto questo comporta un procedimento di ricostruzione e graduale composizione del senso. Per decifrare e quindi tradurre il cinese serve uno sguardo d’insieme: della frase, delle frasi, delle subordinate e della principale, ma anche dell’intero paragrafo, dato che il punto finale non necessariamente costituisce una cesura logica, così come le virgole possono fungere da pausa logica, ma anche da pausa enfatica. Tant’è che spesso ricorrono tra soggetto e predicato e tra predicato e oggetto. Bisogna dunque considerare ogni frase nel suo complesso e non nel suo progressivo srotolarsi. […]

Si può misurare la distanza tra due lingue? Bellassen fornisce una lista di indicatori linguistici che ci aiutano a tracciare la distanza che separa il cinese dall’italiano. Per il traduttore ciascuno di questi indicatori rappresenta una sfida e considerati nel loro complesso ben esplicitano la natura multifocale del lavoro di riconfigurazione che si opera nel passaggio dal sistema linguistico di partenza a quello d’arrivo. Sotto ciascuno di questi aspetti il cinese e l’italiano sono agli antipodi. Il cinese è una lingua isolante, o analitica, quindi essenzialmente sprovvista di morfologia: non esistono declinazioni, flessioni o coniugazioni. Il senso non emerge pertanto dalla modificazione delle parole ma dalla posizione che esse ricoprono all’interno della frase. […]

Per quanto concerne l’ordine sintattico delle frasi, in astratto le combinazioni possibili per soggetto, verbo e oggetto sono SVO, SOV, VSO, VOS, OSV e OVS. In italiano la varietà nell’uso di queste combinazioni è maggiore, mentre in cinese la struttura più comune è SVO, che può essere al limite sostituita da OSV o da SOV per una maggiore chiarezza della comunicazione o se si vuole dare particolare enfasi al complemento oggetto. […]

Riguardo alla ricchezza morfologica, le parole cinesi hanno in genere una struttura molto semplice e sono tendenzialmente monomorfemiche. Non esistono poi flessioni verbali, né marche di numero o di genere. Questi aspetti del discorso non vengono espressi oppure sono affidati ad altri elementi della frase. Cruciale importanza assume la posizione della parola: è la posizione a circoscriverne e determinarne il significato. […]

Da queste prime considerazioni appare già chiaro che chi traduce dal cinese è obbligato a una riconsiderazione permanente di fattori che in idiomi più vicini offrono minore complessità. La distanza tra i differenti sistemi di scrittura delle due lingue, ideografico e alfabetico, è tanto irriducibile quanto carica di fascino, ma non necessariamente la più problematica. Certo – ed è bene sottolinearlo – l’identità della cultura e della civiltà cinese sono fortemente connotate dal sistema di scrittura attraverso il quale per secoli, anzi per millenni, un popolo, o meglio la sua classe colta, ha codificato e decodificato il mondo. Tradizionalmente i caratteri giocano sulla molteplicità di valenze che ciascuno di essi porta con sé e, proprio in virtù dell’accostamento con altri caratteri, riescono a dispiegare significati in maniera multiforme e poeticamente ambigua. Ciò comporta un alto grado di impermanenza della validità delle scelte del traduttore – in particolare nel caso della poesia – che inevitabilmente produce una riconfigurazione unica e definitiva del testo originale priva del suo “respiro”, dell’apertura, della vaghezza che assurge a rappresentazione ideale e simbolica di un concetto così come di un oggetto.»

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