
Di cosa si occupa il travel coaching?
Il travel coaching è un life coaching associato al viaggio, inizia sempre con un incontro conoscitivo e di ascolto delle esigenze del coachee, una volta individuati i punti sui quali vuole lavorare e cosa ci si aspetta dall’esperienza di passa ad un’analisi pratica del viaggio. Tempo a disposizione, costi, sogni nel cassetto, passioni, curiosità. Sulla base di questi dati io creo un itinerario di massima e costruisco degli esercizi mirati all’interno del viaggio, dei compiti che poi dovrà riportare a me. Solitamente si possono fare degli incontri a distanza anche durante il viaggio, oppure molte persone preferiscono prendere appunti e sentirsi solo alla fine. Una volta ritornati c’è un momento di debriefing dove si analizza il vissuto e si trasforma in apprendimento per la vita di tutti i giorni.
In che modo viaggiando è possibile lavorare su obiettivi concreti e potenziare la propria personalità?
Per fare in modo che il viaggio sia trasformativo si deve fare un ottimo lavoro prima di partire, capire bene in che punto dello sviluppo ci troviamo, quali sono gli elementi che non ci rendono soddisfatti, come vorremmo cambiarli che strumenti abbiamo a disposizione. Una volta individuato il punto per noi cruciale si costruisce un’esperienza di viaggio che vada proprio a lavorare sulle tematiche in cui non ci vediamo carenti, mettendoci alla prova e dandoci nuovi strumenti per superarli. Una volta ritornati si fa un’analisi approfondita capendo quali strumenti interni abbiamo usato per stare bene o per superare un momento di crisi e come questa conoscenza e consapevolezza potrà aiutarci nella vita.
Il viaggio può rappresentare l’occasione per attivare un processo di cambiamento: quali esercizi comportamentali possono essere utili prima di partire?
Gli esercizi sono finalizzati al cambiamento specifico, in psicologia non si fa riscaldamento su tutto il corpo come in palestra. Nel libro illustro molti esercizi da poter agire durante il viaggio a seconda di quello che stiamo cercando. Prima di partire ci potremmo predisporre all’apertura, alla conoscenza, alla sorpresa e al sorriso, se solo facessimo questo ogni giorno nel nostro quartiere, la vita sarebbe sicuramente meno difficile.
Quali suggerimenti offre il libro per definire in modo ottimale i propri obiettivi di viaggio, monitorarli durante il percorso e verificarli al ritorno?
Il travel coaching è un processo che nasce con il supporto di un coach specializzato, che sa come porre le domande e portare il soggetto al cambiamento, avendo creato un manuale che aiuti le persone a fare, almeno in parte, questo percorso da soli, ho messo appunto una serie di griglie con domande in modo tale che le persone possano fare degli esercizi di autoanalisi in modo autonomo e avere una traccia sulla quale lavorare in ogni momento del percorso. Ritengo sia di fondamentale importanza approcciarsi a questo percorso con un taccuino dedicato da portare sempre con sé anche durante il viaggio.
Come si sceglie la meta?
In molti casi la meta la conosciamo già, è solo che non abbiamo il coraggio di dirlo ad alta voce. Nella mia esperienza mi sono accorta che nella maggior parte dei casi le persone sanno già dove vorrebbero andare, ma preferiscono che sia tu a suggerirla, come se aspettare questo passaggio li deresponsabilizzasse e al tempo stesso rafforzasse la loro idea, autorizzandola. Oltre ai luoghi legati ai sogni di viaggio c’è bisogno sempre di un passaggio alla realtà nella scelta della meta, capire quanti giorni la persona ha a disposizione per viaggiare, quale è il budget, quali sono le esperienze pregresse, quali sono le sue paure. Poi la scelta sarà davvero fluida.
Parliamo di sicurezza: come ci si protegge dai rischi del viaggio in solitaria?
Quali sarebbero per lei i rischi del viaggio in solitaria? Divertirsi troppo e poi scegliere di non voler più viaggiare con nessuno?
Se si riferisce al cliché che viaggiare in solitaria sia più rischioso lo sfatiamo subito, se un paese è pericoloso lo è anche se si è in 2 o in 3, se viaggi da solo, fai in modo di non trovarti in situazioni pericolose; non ti droghi, non ti ubriachi, non cammini di notte da solo in un posto che non conosci, cerchi di essere vigile, cosa che tra l’altro credo facciamo ogni giorno se viviamo in un grande città anche in Italia.
Lei è una viaggiatrice solitaria di lungo corso: come si torna da un viaggio in solitaria?
Tendenzialmente si torna felici, con tantissime esperienze nel cuore, tantissimi nuovi amici e racconti che difficilmente condividerai. Ogni viaggio arriva in un momento diverso della propria vita e come tale porta con sé risposte sempre diverse, l’importante è tenerne traccia, registrare le emozioni, le sensazioni e poi rileggerle a distanze di tempo, l’effetto potrebbe stupirvi molto.
Francesca Di Pietro, psicologa e coach, ha lavorato per molti anni nelle risorse umane come formatrice esperienziale e in progetti di outdoor training. Ha condotto studi sulla personalità del viaggiatore, pubblicati presso l’Università di Padova e La Sapienza di Roma. Ha viaggiato in più di settanta paesi e nel 2012 ha fondato Viaggiaredasoli.net, il primo sito italiano dedicato interamente ai viaggiatori solitari. Ha ideato e sviluppato la metodologia del travel coaching.