
Ma chi sono i solitari ai quali è dedicato il saggio? Sono «scrittori e scrittrici che magari hanno pubblicato per grandi editori, ma poi non si sono spesi più di tanto, non hanno sgomitato per uscire dalla tana e sono ancora lì, indefessi, che pubblicano, credono nella letteratura, inventano storie. Qualcuno le legge, altri no. […] Alcuni di loro hanno fatto pochi libri, raggiungendo successi invidiabili. Altri sono rimasti nella nicchia sotterranea di qualità, consapevoli o meno di poter pubblicare per grandi editori ma scegliendo altro.» Bregola ne ha frequentati molti, li ha letti tutti con attenzione, consigliati, riletti ricavandone ritratti pubblicati settimanalmente in una rubrica sulle pagine culturali de “Il Giornale” e ora raccolti in questo volume.
Chi non ricorda Lara Cardella e il suo libro d’esordio Volevo i pantaloni, datato marzo 1989, da cui è anche stato tratto l’omonimo film? La trama è nota a tutti: «una ragazza siciliana, Anna De Domenico detta Annetta, vorrebbe emanciparsi da una famiglia con mentalità retrograda. Conosce vari personaggi che potrebbero aiutarla nel suo intento, ma altrettanti che invece cercano di ostacolarla. Primo tra tutti il padre. Si parla di prostituzione, violenza sessuale e denunce. Annetta, la protagonista, durante la storia conosce Nicola che alla fine la sposerà. Nel romanzo ci sono inserti diaristici della zia che racconta i propri stati d’animo e i propri pensieri.»
Con Volevo i pantaloni, la Cardella ha scritto «il Porci con le ali della “generazione del disimpegno”. Se è vero che Lidia Ravera reinventava in chiave narrativa l’impegno politico e l’amore tra disagio e vitalità della seconda metà degli anni ’70, Lara Cardella ci parla di giovani alle prese col mondo adulto di un profondo sud. La stessa Cardella dice che ha voluto raccontare in forma ironica la storia di una sua amica, ma poi il libro ha assunto un registro drammatico.»
Che fine ha fatto Lara Cardella? Perché non pubblica da anni? Bregola è andata a trovarla a Bergamo, dove vive e insegna in un Istituto Professionale, scoprendo così l’assurdità del fatto che «pur essendo un’autrice acclamata non aveva ancora la cattedra per l’insegnamento e si arrabattava tra supplenze e attese di chiamata.»
O Carmen Covito, autrice de La bruttina stagionata, sparita anche lei: «Ha via via fatto perdere le sue tracce mediatiche, editoriali, s’è fatta eterea come la pittura monocromatica a inchiostro e acqua dell’Estremo Oriente.»
Insomma, «questi solitari l’hanno capito da un pezzo che il vero privilegio, oggi, è agire in solitaria, senza far parte di compagnie di giro. Senza presenziare in ogni dove. […] Scrivere e basta, oppure nemmeno quello.»