“I sette talismani dell’Impero” di Mino Gabriele

Prof. Mino Gabriele, Lei è autore del libro I sette talismani dell’Impero edito da Adelphi: quale importanza aveva, nell’antica Roma, la pratica divinatoria?
I sette talismani dell’Impero, Mino GabrieleEra assai rilevante perché, specialmente quella pubblica, rigorosamente prescrittiva, riguardava la corretta e rituale interpretazione delle volontà divina, ossia la relazione sacra tra il popolo romano e gli dèi, che andava mantenuta benevola e favorevole alle sorti dell’Urbe. Varie furono comunque le pratiche divinatorie in uso allora, anche se i Greci e i Latini le distinsero soprattutto e più in generale secondo due tipologie: la divinazione naturale, ispirata, apollinea e sibillina, e la divinazione artificiale, frutto di esperienza e di savia, umana competenza, di cui furono maestri gli Etruschi, attivi a Roma in tale disciplina.

Cos’erano e quale funzione svolgevano i pignora imperii?
Si trattava di doni divini, di reliquie sacre ed eroiche giunte a Roma attraverso modi e tempi diversi, in un lungo processo in cui si intrecciano episodi e leggende non sempre distinguibili nel comune dipanarsi. Con la loro presenza nella città, dove erano gelosamente custoditi, la proteggevano e ne garantivano l’invincibilità come la prosperità. Una rete di talismani capace di vigilare, potente e numinosa, sull’imperium e sulla sua grandezza.

Quali erano i sette talismani che protessero Roma antica e a quando risale la loro origine?
Il grammatico Servio Onorato elenca i seguenti: l’ago della Madre degli dèi, la quadriga dei Veienti, le ceneri di Oreste, lo scettro di Priamo, il velo di Iliona, il Palladio, gli scudi sacri. I pignora compaiono sia nei primordi della storia e del mito di Roma sia in momenti successivi, secondo una sequenza temporale di lunga durata. Il leggendario prodigio dello scudo si vuole che avesse luogo al tempo di Numa, che regnò dal 715 al 673 a.C., la quadriga dei Veienti si fa risalire a poco prima del 509 a.C., mentre l’ago della Madre degli dèi giunge nell’Urbe nel 204 a.C., per non dire degli altri pignora, per i quali rimane incerto l’arrivo a Roma e le modalità di adozione. Dunque un arco cronologico assai esteso. I più antichi sono quelli portati alla foce del Tevere da Enea sfuggito alla distruzione di Troia: lo scettro di Priamo, il velo di Iliona, il Palladio.

Per quali ragioni il lituus di Romolo non compare nell’elenco serviano dei pignora?
Questione di non facile soluzione mancando fonti in merito. Si può comunque ipotizzare che la sua esclusione nell’elenco serviano sia conseguente al fatto che pur trattandosi di una preziosissima reliquia di Romolo augure (lo strumento rituale del fondatore di Roma), certo un simbolo di primaria importanza, tuttavia non aveva le miracolose proprietà di un dono divino o favoloso.

Di quali straordinarie vicende furono protagonisti i talismani?
Vicende innumerevoli e affascinanti, connesse come sono ad avvenimenti e a leggende, dove credibile e incredibile, ordinario e straordinario convivono congiunti: un caleidoscopio di fatti che si susseguono, sovente in maniera diacronica, creando intrecci fiabeschi e straordinari eppure degni di una vera cronaca, viva come gli accadimenti quotidiani. Nelle pagine del libro cerco di descrivere e commentare con cura tutto ciò, alla luce delle fonti che ne hanno parlato.

Un pignus in particolare, rispetto agli altri, il Palladio, rappresenta un caso speciale, «un fenomeno complesso in cui leggenda e storia si intersecano talmente da rendere ardua ogni nitida distinzione delle sue componenti, delle vicende che vi si intrecciano»: quale errabonda ‘vita’ ebbe questo ambìto oggetto di culto?
Il Palladio attraversa, nel mito e nella storia, l’intera cultura antica del Mediterraneo e la sua geografia: dal tempio sull’acropoli di Troia a Roma fino a Costantinopoli, dove lo trasportò Costantino, per non dire delle altre città che pretendevano di possederlo. Una migrazione, una sorta di processione sacra, dettata dalla necessità di averlo fisicamente tra le mura della città. Statuetta simbolo che coniuga e collega in un ideale aureo filo l’epopea troiana con Roma e poi con la Seconda Roma sul Bosforo. Di notevole interesse a proposito è la questione dell’originale e delle copie che di esso vennero fatte fin dal suo apparire. Da ciò il controverso quesito se in questo o in quel caso in cui fu protagonista fosse veramente l’originale o una sua copia. Problematica che rinvia alla funzione del simulacro quale vivo sostituto della divinità che rappresenta. Proprio da qui, dalla sua autorità vicaria, nasce l’eccezionale potere, il desiderio di trafugarlo se necessario e di non condividerlo con nessuno. La sua presenza a Roma, presso il tempio delle Vestali, è indubbia, come documentano le numerose testimonianze giunteci.

Come furono reinterpretati, nella tradizione artistica successiva, i pignora?
Una nuova interpretazione riguarderà solo il miracolo di Claudia Quinta (connesso all’arrivo a Ostia via mare dell’ago della Madre degli dèi), la quale, per dimostrare la sua innocenza, disincaglia da sola, grazie all’intercessione della dea, la nave con il simulacro di Cibele arenatasi alla foce del Tevere. Prodigio che venne rivisitato nel Medioevo e successivamente, sia in letteratura che nell’iconografia (tra cui il celebre dipinto di Mantegna Introduzione del culto di Cibele a Roma, che spiego basandomi su una inedita lettura delle fonti), ma non più nell’ottica primitiva esaltante l’ardire, la pietà di Claudia e il potere della dea, bensì alla luce di una rilettura cristiana che coglie valenze virtuose e edificanti della donna e del suo gesto.

Mino Gabriele è professore di Iconografia e iconologia e di Scienza e filologia delle immagini (Università di Udine). Autore di numerosi saggi, edizioni di testi inediti e monografie, tra cui: Alchimia. La tradizione in Occidente secondo le fonti manoscritte e a stampa (1986), Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (1998), Corpus iconographicum di Giordano Bruno (2001), Alchimia e iconologia (2008), Sui simulacri di Porfirio (2012), Il libro degli Emblemi di Andrea Alciato (2015), Il primo giorno del mondo (2016), La mossa del diamante (2020), I sette talismani dell’Impero (2021).

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