“I segreti nascosti nelle opere d’arte” di Alessio Atzeni

Dott. Alessio Atzeni, Lei è autore del libro I segreti nascosti nelle opere d’arte, edito da Diarkos: in che modo l’arte si è fatta nella storia veicolo di una conoscenza segreta, riservata a pochi e nascosta ai più?
I segreti nascosti nelle opere d’arte, Alessio AtzeniL’arte ha da sempre rivestito un ruolo magico nella storia, propiziatorio, di buona fortuna. Dalle grotte alle chiese, il passo è breve. Ogni arte è magia e non esiste mezzo più potente dell’arte per ottenere l’apparizione visibile dei veri dei, così la pensavano gli sciamani, i maghi, e i padri della Chiesa. Da sempre i grandi capolavori contengono messaggi segreti rivolti agli iniziati. L’arte è sempre stata l’arma più potente per veicolare i valori delle grandi famiglie, il loro prestigio, la loro storia, attraverso codici ed enigmi con il linguaggio dell’ermetismo e della cabala. L’essere umano si serve da sempre del potere del simbolo, e i dipinti vengono usati come strumento magico per i più svariati motivi. Le immagini sono un vero e proprio incantesimo grafico perché il simbolo resta impresso nell’anima.

Le opere d’arte commissionate ad artisti del calibro di Botticelli, Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, dovevano fornire uno stimolo intellettuale e una fonte di piacere in grado di perdurare nel tempo. Dovevano eccitare la fantasia, l’ingegno e l’intuizione, non solo dei committenti privati, ma anche dei parenti che le avrebbero ereditate. Quando a richiederle era poi una istituzione pubblica, il Comune o la Chiesa, le opere dovevano rappresentare un’espressione eterna dei valori e dei costumi della società del tempo. Il principale compito era quello di istruire il popolo attraverso le immagini. Ma ognuno poteva prendere dall’arte solo in proporzione al suo sapere.

L’arte era l’arma più importante. Impressionava le masse, era la più grande manifestazione dell’autorità, del prestigio e della ricchezza. I maggiori committenti erano i papi, i cardinali e gli alti prelati.

La Chiesa ha promosso una campagna di evangelizzazione delle masse attraverso l’arte religiosa, con l’obiettivo non solo di ispirare, ma soprattutto di istruire una popolazione analfabeta alla “loro” versione della storia. Un’immagine vale più di mille parole, e infiniti libri sono inseriti in queste figure meravigliose e ingannevoli.

Nel Medioevo e nel Rinascimento molti erano analfabeti, ma attratti dal fascino dell’arte. Oggi siamo istruiti, ma allontanati e annoiati dall’arte. I luoghi di culto erano soprattutto posti di incontro, progettati per accogliere le persone venute ad assistere a interminabili messe.

La funzione religiosa era lunga e il momento più emozionante, in genere, era l’ultima frase pronunciata dal prete: La messa è finita, andate in pace. l’intento delle opere d’arte era quello di intrattenere, incuriosire i fedeli allo stesso tempo educarli. spesso si legge nei testi di storia dell’arte della Biblia pauperum, la Bibbia dei poveri (e quindi ignoranti), con l’enorme libro Le cui pagine erano le coloratissime pareti affrescate delle chiese. inizialmente i mosaici, i dipinti erano semplici, apparentemente comprensibili a tutti. La semplicità però non appaga abbastanza la sete di meraviglia di cui l’uomo ha costantemente bisogno. il rischio era quello di addormentarsi durante la messa, dopo infiniti sbadigli e dondolamenti del capo. Si forma così un’espressione artistica gradualmente più complessa, fino ad arrivare al risveglio del Rinascimento. l’arte dei grandi maestri si fa articolata, enigmatica e profonda. Le pareti affrescate sono emozionanti scenografie cinematografiche, a volte vere e propri filmi, come la volta della Cappella Sistina o l’immensa parete del Giudizio Universale, dove non bastano mille sguardi indagatori e centinaia di ripetute e persistenti osservazioni, nemmeno dei più eruditi esperti, per comprendere appieno il significato nascosto e stratificato, neanche dopo 500 anni. Un po’ perché il pittore, era affiancato dai più grandi sapienti della storia, è un po’ perché l’artista quando dipingeva con questo pathos, canalizzava e attingeva all’infinita biblioteca del cielo.

L’enigma della Sfinge si riverbera ovunque: nei preziosi pavimenti, nelle pareti, nei soffitti decorati. Come per i testi sacri, così è per le immagini e le sculture.

Le persone meno esperte d’arte si affidavano alle spiegazioni dei preti, a chi ne sapeva di più. Solo gli spiriti indagatori si avventurano nei tesori nascosti, nei segreti celati, negli strati profondi delle sculture e dei dipinti, ancora oggi non decifrati a pieno. Purtroppo l’arte commentata a parole, si rivela una delusione, perché il linguaggio è ambiguo e ingannatore.

Chi interpreta l’arte è formato al pensiero unico delle istituzioni, che, non interessate a scandagliarne a fondo i segreti, la rendono noiosa e soprattutto fuorviante.

L’arte per essere raccontata ha bisogno di voci libere, indipendenti, e fuori dal coro.

Quale messaggio pittorico segreto contengono le opere caravaggesche?
Le opere caravaggesche sono le più stupefacenti e le più ingannevoli, perché nascondono i messaggi segreti più sconvolgenti. Si è sempre ripetuto che Caravaggio è il pittore del reale e semplifichiamo la sua pittura con un realismo solo apparente. A parte la dimensione teatrale e onirica dei suoi dipinti, esiste un codice segreto per osservare e godere delle opere di Caravaggio.

Ma per vederlo, bisogna conoscere l’ebraico biblico.

Quei piedi sporchi, e i deretani in primo piano si prendono gioco di noi, perché c’è molto di più di quello che si vede a una prima osservazione.

Non tutte le opere nascondono gli stessi segreti, Caravaggio cambia spesso la tecnica, evolve il messaggio pittorico esoterico. Ci sono molti esempi eclatanti, ma vorrebbe dire “spoilerare” il contenuto del libro. Posso farvi un esempio con il Narciso di Caravaggio.

L’opera si trova alla Galleria nazionale d’arte antica di Palazzo Barberini, a Roma. Secondo Rossella Vodret, storica dell’arte, il ragazzo riflesso sarebbe il giovane Caravaggio. Il pittore si ritrae molte volte nei suoi dipinti e mai in ruoli marginali. Quindi questa ipotesi è probabile. Le due figure non sono identiche come molti affermano, non combaciano i volti, nemmeno i dettagli. Caravaggio, se avesse voluto, sarebbe stato perfettamente in grado di ottenere un’immagine identica. Dell’opera non esiste committente. Non è la solita commissione religiosa, appunto per questo il soggetto è particolarmente interessante. Narciso è raccontato da Ovidio, nelle metamorfosi, un tema molto caro all’élite, è un tipo di racconto esoterico molto significativo, lo troviamo ad aprire il viaggio spirituale nel libro L’Alchimista di Paolo Coelho.

È un linguaggio in codice e quando spunta questo tipo di logos, bisogna aguzzare l’ingegno perché è il tipico modo di fare dei massoni: utilizzano il mito, l’inganno, l’imbroglio che solo l’immagine ambigua può generare.

Ma cosa c’entra l’ebraismo con Narciso? Se osserviamo il dipinto in maniera contemplativa, arriva un sussulto di stupore, perché con la chiave di lettura la porta si apre magicamente. La composizione simmetrica in senso verticale della tela rivela l’uso sapiente dello specchio, di cui Caravaggio si serviva sempre.

Dalla strana posa del ragazzo, ci potrebbe sorgere il dubbio che il dipinto celi effettivamente un segreto suggerito dalla profondità dell’abisso e del tema inconsueto. Con grande sorpresa, troviamo la firma dell’artista. Non intendo la cifra stilistica, il modo di dipingere i capelli, i fondi terrosi, le mani e le orecchie di chiaro stampo caravaggesco, ma tutt’altro questa scoperta potrebbe cambiare radicalmente il modo di vedere i dipinti dei grandi maestri.

La posa è piuttosto inconsueta e rivela nel dipinto una forma che non può essere frutto del caso, sto parlando delle iniziali di Michelangelo Merisi: le due emme appaiono letteralmente nella posa del corpo ma non cercatele in italiano, cercatele in ebraico, perché è questa la lingua preferita dall’élite. Quella che emerge è la lettera mem che corrisponde alla nostra emme. Se osserviamo attentamente noteremo la corrispondenza perfetta con la posa del corpo di Narciso. Due emme nel dipinto, una ben visibile e una specchiata, svelano la firma del pittore: Michelangelo Merisi. Incredibilmente, il significato della lettera è legato all’acqua, alla sorgente, all’emozione più profonda. Simboleggia l’inconscio e rappresenta il nascosto e il rivelato. È la lettera della domanda, del guardarsi dentro, del vedere oltre.

Chi si converte all’ebraismo con l’immersione viene trasformato a nuova vita, avviene una metamorfosi, proprio come il brano di Narciso contenuto nelle metamorfosi.

Si inizia a vedere un nuovo livello di lettura, una nuova profondità, che solo l’arte può rivelare In questo modo. Si dice che il simbolo riveli celando e celi rivelando.

Il dipinto è una riflessione, una speculazione cabalistica, parla il linguaggio della pittura usando simboli e immagini che creano l’illusione, un gioco tipicamente ebraico. Ovviamente c’è molto altro, ogni dipinto racconta molte storie.

Quali sono gli esempi più eclatanti di parole nascoste nei dipinti?
Gli esempi più eclatanti si trovano nella Primavera di Botticelli, nei dipinti di Caravaggio, di Leonardo da Vinci, di Giorgione, nella Cappella Sistina e nelle sculture di Michelangelo.

Ma per scoprirli dovete leggere il libro “I segreti nascosti nelle opere d’arte”.

In che modo la Primavera del Botticelli rappresenta un vero e proprio percorso iniziatico?
La potenza magica della Primavera di Botticelli è nella sua energia; quella che scaturisce dopo tanti secoli. Ci sta raccontando molte storie, ci induce a usare, veicolare e trasmettere energie sessuali, le energie creatrici più potenti, l’energia del matrimonio e del patrimonio delle grandi famiglie. Nell’opera c’è un’unione di intenti, i familiari sono citati, dipinti, omaggiati sotto mentite spoglie, con nomi segreti, nascosti, criptati da personaggi mitologici, e questo nasconde una pratica sessuale, un antico rito. La magia sexualis è un rituale basato sull’archetipo. La persona incarna, come fa l’attore, le caratteristiche del personaggio mitologico, canalizzando l’energia e veicolando il potere.

Nel libro abbiamo svelato i nomi dei familiari della stirpe dei Medici, il simbolismo e le lettere ebraiche segrete nascoste, che vanno a formare un nome. Ogni personaggio è una divinità, maggiore o minore con compiti ben precisi.

I personaggi mitologici dipinti aiutano a veicolare le energie, a sentire lo stato d’animo amplificato, come fa l’abito del mago e del sacerdote. La Primavera è un vero e proprio percorso iniziatico, una pratica per l’elevazione spirituale e materiale attraverso una tecnica codificata e conosciuta all’epoca. Parliamo di magia, perché la magia era molto importante per i Medici, anche se era proibita. Per questo servivano gli artisti e le loro creazioni ambigue e ingannevoli.

Le famiglie dell’élite si circondavano d’arte, di sculture, di dipinti, vivevano nel lusso e nella bellezza. Quello sfarzo, quel piacere delle immagini, aumenta il potere delle impressioni, il nutrirsi di cose belle. Chi vive nella bellezza, attira la bellezza. E “I segreti nascosti nelle opere d’arte”, è un bel libro. Ve lo consiglio.

Alessio Atzeni è docente di arte e artista, esperto di tradizioni esoteriche antiche e contemporanee. Conduce la rubrica Arte del Risveglio su Teleromagna TR24 e tiene seminari e conferenze. Insegna i segreti del disegno e delle tecniche pittoriche antiche presso l’Accademia delle Grazie. Ha pubblicato Arte del Risveglio.

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