“I re taumaturghi” di Marc Bloch

I re taumaturghi, Marc BlochI re taumaturghi
di Marc Bloch
Einaudi
 

«Da alcuni anni Marc Bloch, per un numero crescente di studiosi di scienze umane e sociali, è soprattutto l’autore di un libro pionieristico, il suo primo vero libro, Les rois thaumaturges. Etude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance royale, particulièrement en France et en Angleterre (1924), che fa di questo grandissimo storico il fondatore dell’antropologia storica. […]

Carlo Ginzburg ha rivelato e analizzato con molta perspicacia e finezza il modo in cui Les rois thaumaturges sono nati dall’esperienza della guerra del 1914-18. Marc Bloch vi aveva visto la ricostruzione di una società quasi medievale, la regressione a una mentalità “barbara e irrazionale”. […]

L’esperienza della guerra ha rafforzato in Marc Bloch la convinzione che se “l’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato”, non è meno vero che bisogna “comprendere il passato per il presente”, come ricorderà nel Métier d’historien. Nasce da qui per lui l’importanza del “metodo regressivo”. La psicologia dei soldati e degli uomini del 1914-18 chiarisce l’atteggiamento delle popolazioni del medioevo (fino al secolo XVIII) di fronte al miracolo del re. In ogni caso, il progetto della ricerca che doveva sboccare nella stesura dei Rois thaumaturges si è concretizzato nella mente del giovane storico durante la Grande guerra. […]

Quello che Marc Bloch ha voluto fare è, insieme, la storia di un miracolo e della credenza in questo miracolo. D’altra parte, i due temi, in misura maggiore o minore, sono mescolati tra loro. Marc Bloch ha dimostrato che il miracolo esiste a partire dal momento in cui si può (non c’è determinismo in Marc Bloch, ma correlazioni razionali tra i fenomeni storici, senza identificazioni hegeliane tra il razionale e il reale) crederci e tramonta e poi sparisce da quando non ci si può più credere.

«Se non avessi temuto di appesantire ancora un’intestazione già troppo lunga, avrei dato a questo libro un altro sottotitolo: Storia di un miracolo» (p. 8)

E questo miracolo Marc Bloch vuole “spiegarlo nella sua durata e nella sua evoluzione”, all’interno di una “spiegazione totale”. Riconosciamo qui due dei grandi temi della ‘scuola’ delle “Annales”: la storia globale o totale […] e la lunga durata, che Fernand Braudel avrebbe esplicitamente definito nel 1958, in un articolo giustamente famoso, dopo averne dato il più bell’esempio in La Méditerranée et le mond méditerranéen à l’époque de Philippe II (1949). La lunga durata non è necessariamente un lungo periodo cronologico; è la parte della storia, quella delle strutture, che evolve e cambia più lentamente. La lunga durata è un ritmo lento. La si può scoprire e osservare su un periodo di tempo relativamente corto, ma al di sotto della storia evenemenziale e della congiuntura a medio termine. L’errore peggiore sarebbe quello di credere che l’impostazione “dalle origini ai giorni nostri”, raramente compatibile con un’indagine storica scientifica, sia la lunga durata perfetta. Ma quando, come per I re taumaturghi, lo storico ha la fortuna di conoscere l’inizio e la fine di un fenomeno storico, di poterlo studiare in tutta la sua vita storica, dalla sua nascita e genesi al suo declino e alla sua scomparsa, è una fortuna straordinaria. Così Marc Bloch ha potuto affermare che il miracolo del re, il rito del tocco è “nato in Francia intorno all’anno 1000, in Inghilterra circa un secolo più tardi” e che è sparito, in Inghilterra, quando vi si è insediata la dinastia tedesca degli Hannover, nel 1714, e in Francia il 31 maggio 1825, quando Carlo X, dopo la sua consacrazione (29 maggio), fu l’ultimo re di Francia a toccare gli scrofolosi. […]

Nella ricerca delle “origini”, cioè dell’inizio cronologico del miracolo regio, Marc Bloch incontra subito due temi essenziali della sua opera: il legame tra il potere taumaturgico e la consacrazione, più precisamente l’unzione, e la forza politica di tale ricorso al sacro.

Dopo aver studiato le “origini”, Marc Bloch affronta, entrando così nell’argomento che chiaramente lo interessa di più, il problema della “popolarità”. Per lui, questo termine indica due fenomeni che non collimano del tutto. Da una parte c’è la diffusione del miracolo: da qui lo studio della frequenza del rito del tocco, del numero di partecipanti, dell’origine geografica dei malati toccati. […]

Ma “popolarità” è anche il modo in cui il miracolo è “recepito” dal “popolo”. Marc Bloch traccia allora una storia della “ricezione” di un fenomeno storico in una prospettiva socio-psicologica che conosce oggi, come sappiamo, un grande successo, soprattutto nel campo della storia letteraria. Egli pone un problema fondamentale per lo storico: in che modo un fenomeno che, qualunque sia il suo sfondo magico e folclorico, è stato elaborato da ristretti ambienti al vertice della gerarchia culturale sociale – il re e il suo entourage, vescovi, liturgisti e teologi – può raggiungere, e raggiunge, le masse? Simili rapporti tra teorie e pratiche dell’élite da una parte, credenza e mentalità “comuni” dall’altra sono al centro del miracolo regio, come di qualsiasi miracolo. […]

Marc Bloch imbocca poi la strada delle leggende che hanno illustrato la monarchia sacra medievale e più in particolare “il ciclo monarchico francese”. Marc Bloch raccoglie un fascio di leggende unite tra loro dal carattere sovrannaturale attribuito a un certo numero di segni distintivi della regalità che hanno dato luogo a leggende, e vi aggiunge il tocco delle scrofole. […]

A Marc Bloch, razionalista, erede dei Lumi, ebreo ateo che più di chiunque altro ha creduto ai grandi valori laici nati dalla tradizione, non rimane dunque altro che porsi una domanda: “Come mai si è creduto al miracolo del re?” Da storico innovatore che si appoggia all’antropologia e alla sociologia, traccia una spiegazione che si sforza di evitare l’anacronismo e il positivismo riduttivo. […] Soprattutto, Marc Bloch dà – senza svilupparla – una spiegazione che rimane alla base della storia delle mentalità e della psicologia storica: “La fede nel miracolo fu creata dall’idea che doveva esservi un miracolo” (p. 335). […]

Il messaggio di Marc Bloch per il domani è il richiamo al ritorno della storia politica, ma a una storia politica rinnovata, a una antropologia politica storica di cui I re taumaturghi saranno il primo e sempre giovane modello.»

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