
di Luís de Camões
coordinamento, testo e introduzione di Rita Marnoto
traduzione e note di Roberto Gigliucci
Bompiani
«Il modo in cui Luís de Camões riceve la tradizione letteraria, e con questa e attraverso questa crea una nuova poesia, fa di lui uno dei maggiori poeti di sempre. Un fatto di tal genere è tanto più straordinario, in quanto si tratta di uno scrittore inserito nel grande sistema del Classicismo. […]
La sua opera rispecchia una conoscenza stupefacente dei grandi autori della letteratura classica, dei teologi medievali, della letteratura portoghese e di altre letterature iberiche, così come degli umanisti e dei nomi più illustri del Rinascimento italiano. […]
Camões ha vissuto in un tempo di scoperte straordinarie e di cambiamenti cruciali per la storia dell’umanità. L’esplorazione dei meandri dell’uomo moderno, delle sue debolezze e del suo eroismo, che il poeta compie a partire dalle declinazioni del Classicismo, non può essere veramente compresa senza le grandi esplorazioni che rivelarono nuove regioni del globo e popolazioni di cui si ignorava l’esistenza fino ad allora. […]
Un’esperienza eccezionale per il periodo in cui visse lo portò sulle rotte marittime dell’Impero. Percorse la costa africana e visse in Asia per molti anni, trattenendosi in Mozambico al suo ritorno. […] La qualità espressiva del suo discorso ha dato un contributo molto significativo alla costituzione del modello linguistico-letterario di quella che è oggi la sesta lingua più parlata nel mondo. La festa nazionale, in Portogallo, si commemora nel giorno della morte del poeta, il 10 giugno, giorno in cui si celebrano contemporaneamente le comunità di lingua portoghese sparse per il mondo. […]
Il poema della celebrazione portoghese, Os Lusíadas, racconta il viaggio di un popolo talmente forte da riuscire a rifondare la nazione, fuori dall’Europa e fuori dal suo tempo, attraverso il viaggio oceanico. E quando, dopo la Rivoluzione francese, l’Europa fu minacciata dalla reazione assolutista, la famiglia reale partì per il Brasile, nel 1807, sotto la pressione delle truppe francesi e degli avvertimenti britannici, facendo diventare Rio de Janeiro la capitale dell’Impero, ancora una volta fuori dal centro europeo e in reazione ad una direzione lineare del tempo. Le culture atlantiche nutrirono un grande fascino per il futuro, evidente nei cicli cavallereschi medievali, tendenza che secondo alcuni etnografi è legata al sostrato celtico. Tempo non lineare, anche quel tempo è incrociato, nel senso in cui lo è la saudade portoghese, nel collegare un passato perduto al sentimento di un avvenire. […]
Poche realizzazioni culturali saranno emblematiche in modo così folgorante e magnetico, come l’opera di Luís de Camões. Il primo poema epico a celebrare la navigazione oceanica è Os Lusíadas, pubblicato nel 1572. La Gerusalemme liberata di Tasso, che uscirà nel 1581 con un’edizione non autorizzata dall’autore, canterà di una spedizione ancora confinata al Mar Mediterraneo e che risale al tempo della prima crociata […] Reciprocamente, il grande autore epico italiano, Torquato Tasso, non tralasciò di tributare a Camões la propria ammirazione. […]
La confluenza fra quell’humus del Classicismo europeo, il cui fulcro fu italiano, e il pionierismo dell’esperienza portoghese ebbe come piattaforma comune, infatti, la confluenza di potenzialità antropologiche di alterità profondamente radicate. Questo regime non aveva, ovviamente, le condizioni per resistere allo shock con altre forme di contatto coloniale. Fra le sue particolarità si incontrano allo stesso tempo quelle fragilità che faranno dell’impero portoghese un’impresa a tempo determinato.»