
Anche dal punto di vista morale, Putin è colpevole, ma la politica non è la stessa cosa della morale, nonostante il fatto che si cerchi oggi di identificarle, ovviamente per l’interesse di qualcuno. La politica, specialmente la politica internazionale, ha una sua propria logica che si sottrae alle regole della morale. Non si tratta quindi di ‘comprendere’ Putin, ma di spiegare quello che è accaduto e che per le regole della geopolitica ha delle motivazioni sue proprie.
Con il crollo dell’Unione Sovietica e con lo scioglimento del Patto di Varsavia si sono di fatto ricostituiti interessi geopolitici coperti, ma non scomparsi dopo la Rivoluzione d’Ottobre e la Seconda guerra mondiale.
Si dimentica, per esempio, che la Polonia per molto tempo fu un Impero, insieme con la Lituania e l’attuale Ucraina e che l’Europa orientale era una parte fondamentale dell’Europa. La Polonia, oggi, mira a ricostituire il suo impero e per farlo deve sottrarre l’Ucraina e la Bielorussia all’influenza russa. Come ha detto Walesa, la Russia deve essere rimpicciolita dagli attuali 150 milioni di abitanti a non più di 50 e questo è un piano che va avanti da quanto è crollato il Patto di Varsavia.
Insomma, dal punto di vista della geopolitica sono almeno tre decenni che tra Russia da un lato, Polonia e Paesi baltici dall’altro, è in atto una guerra fredda, che mira a indebolire la Russia. Ovviamente, il grande alleato della Polonia è come sempre l’Inghilterra, poi gli Stati Uniti, e non a caso erano anni che in Ucraina si giocava un gioco sporco, tra filorussi e filoamericani, dove gli Ucraini si compravano a suon di dollari e di rubli. Spiegare significa non fermarsi al 24 febbraio 2022, ma andare indietro nel tempo, sia quello storico sia quello politico, per esempio al fatto che l’Ucraina ha per 8 anni bombardato i russofoni del Donbass e cercato di affamarli. Con la consapevolezza che l’Ucraina è un paese in buona parte artificiale, proprio per la sua grandezza. La vera Ucraina, che solo oggi sta formando la sua coscienza nazionale nella guerra contro la Russia, è quella centrale. Ad ovest gli Ucraini avevano come nemici (e per lungo tempo padroni) i Polacchi, ad est ci sono i russofoni ed altre etnie. Buona parte dell’Ucraina occidentale è nient’altro che il bottino di guerra di Stalin e questo andrebbe ogni tanto ricordato.
Inoltre, va sottolineato il fatto che l’Ucraina, nonostante la sua tempra guerriera da sempre, è un paese radicalmente corrotto, fatto di ladri e grassatori, oligarchi miliardari che hanno per anni sfruttato la povera gente. Zelensky è un oligarca e un dittatore, con conti all’estero e villa a Forte dei Marmi.
Quali diverse partite si giocano nella vicenda ucraina?
In Ucraina si gioca fondamentalmente la partita dell’Europa. Mi spiego: gli Stati Uniti, alle prese con la crescita della Cina, oggi considerata come il nemico ‘esistenziale’, devono indebolire il Dragone, innanzitutto dal punto di vista economico. Questo significa che la Germania, che per gli Stati Uniti sono da sempre l’Europa perché gli altri paesi europei non contano, deve essere ricondotta a più miti consigli: basta accordi con la Cina, niente più “via della seta” con capolinea a Duisburg, basta essere il più importante partner economico della Cina. E naturalmente niente più gas russo a poco prezzo (i gasdotti russo-tedeschi non li ha certo fatti saltare Putin). Non a caso oggi la Germania è in recessione economica ed era esattamente questo lo scopo degli Usa. La Germania deve sempre ricordarsi che l’Europa non esiste, che è morta nel 1945 e che i Tedeschi hanno perduto la guerra. Non a caso ad est della Germania il grande alleato degli Americani è la Polonia, che ricostituisce il suo Impero per ridurre a potenza subregionale la Russia, in prospettiva persino suddita della grande Polonia.
Putin si è semplicemente ribellato a questo progetto e per molti aspetti è caduto nella trappola. Non credo che possa perdere la guerra, perché sarebbe veramente la fine della Russia e gli Ucraini con i Polacchi arriverebbero a Mosca, ma il rischio che per non perderla sia costretto a usare l’atomica è un rischio reale. Purtroppo la cosiddetta Unione europea è solo una consorteria di personaggi senza etica e al servizio della finanza mondiale. Come ho detto, l’Europa è morta nel 1945 e non rinascerà mai più.
Il convitato di pietra delle tensioni che pervadono il mondo di oggi è certamente la Cina: come si articola il confronto tra gli Stati Uniti e il loro avversario esistenziale?
La Cina è indubbiamente quel nemico di cui gli Stati Uniti hanno sempre bisogno per praticare l’ideologia della nazione indispensabile, dal destino manifesto, che oltrepassa sempre la frontiera, dal vecchio West alla Germania di Guglielmo II, poi di Hitler, oggi alla Cina.
Nonostante le critiche che vengono portate alla Cina specialmente dal punto di vista dei diritti umani, i Cinesi sono assai più responsabili di quanto appaia e si dica. La Cina ha una storia millenaria e per loro i secoli sono sempre misure temporali limitate. La Cina non vuole la guerra con l’America, ma l’America purtroppo non la esclude, specialmente da quando la sua classe politica, come del resto ovunque, è radicalmente decaduta. Avremmo bisogno di un nuovo Kissinger, e forse anche da parte cinese di un nuovo Ciu En-lai. Al momento mancano entrambi e anche per questo l’orizzonte è oscuro. D’altra parte, le civiltà nascono e muoiono e non si può escludere una fine catastrofica. Basti pensare alle marionette dell’Unione europea, quei grotteschi figurini in tuta mimetica, Borrell, von der Leyen, che invocano la vittoria dell’Ucraina. Gente di second’ordine sbalzata sul proscenio della storia a gestire gli ultimi anni dell’umanità.
In questa prospettiva per lo meno oscura, la Russia credo che sarà il soggetto più penalizzato. È un paese arretrato economicamente e industrialmente, con una classe politica che per anni ha praticato il latrocinio di Stato, da Eltsin in poi. La gioventù russa è attratta dai miti occidentali e manca di conseguenza una struttura intellettuale omogenea. La Russia non è mai stata un paese democratico e non potrà mai esserlo, ma allo stato delle cose soffre ancora dei 70 anni di dominio comunista. Ricordo sempre che mentre Breznev invadeva la Cecoslovacchia, la figlia collezionava diamanti. Il mondo è complesso e la superficie non corrisponde mai alla sostanza. La Russia avrebbe dovuto essere aiutata dai paesi europei. Devo dire che l’unico ad averlo capito (se poi aveva anche altre ragioni questo non lo so) è stato Silvio Berlusconi. La Russia doveva essere riportata in Europa e questo sarebbe stato il ritorno dell’Europa stessa sulla scena mondiale. Direi che come Bettino Craxi non poteva autonomizzare l’Italia dall’Occidente americano, così Berlusconi non poteva riportare europeizzare la Russia. Dobbiamo rassegnarci ad essere una terra desolata, noi in Europa occidentale e così la stessa Russia.
La verità è che dipendiamo tutti dal volere di Washington, che ci piaccia o meno.
Come scrive nel libro, l’Ucraina costituisce oggi la via privilegiata alla frantumazione della Federazione russa: quali prospettive per la Russia?
Come ho detto, il progetto a media distanza dell’America e della Polonia è la frantumazione della Federazione russa e la sostituzione dell’attuale dirigenza in Bielorussia. L’arma più efficace a questo fine è la propaganda ideologica fondata sui diritti individuali. Bisogna che i Russi vengano sempre più avvolti dall’ideologia dell’individualismo assoluto per creare contraddizioni nella compagine storico-intellettuale della coscienza storica della Russia. Putin se la prende con l’Occidente pervaso dall’ideologia cosiddetta gender, che fluidifica persino i corpi, mettendo in dubbio tutto ciò che una volta era certo. Prima o poi anche la Russia, la terza Roma, dovrà arrendersi. Non lo farà finché al potere ci sarà Putin, ma Putin non è eterno e prima o poi dovrà cedere la mano. Avevo sperato, data la tradizionale amicizia franco-russa, che la Francia volesse agire politicamente con una qualche autonomia; forse all’inizio Macron ci ha provato, ma è stato subito riportato all’ovile, per non parlare della Germania.
Quali ambizioni nutre la Polonia?
La Polonia vuole ricostituire il suo Impero, il Granducato polacco-lituano. Avrà presto l’esercito più potente in Europa, sta sfruttando da tempo la manodopera a basso costo ucraina (come gli Americani usano gli Ucraini come carne da macello nella guerra alla Russia). La Polonia sarà prestissimo la nuova Europa, come già veniva chiamata ai tempi di Bush jr., sarà ed è già il grande alleato strategico degli Stati Uniti d’America. Non escludo che possa diventare una potenza atomica, ma spero che Washington si ricordi delle rodomontate dei Polacchi alla vigilia della Seconda guerra mondiale, quando pensavano di conquistare Berlino in poche settimane. Dipendiamo tutti da Washington e dovremmo almeno cercare di orientare in un certo senso più ecumenico la politica americana. In fondo, gli Americani sono di origine europea e ogni tanto dovremmo ricordarglielo, invece di voler fare a tutti i costi noi stessi “l’americano” raccontato in certi film. Per questo le conclusioni del mio libro sono intitolate “Per un nuovo Occidente”.
Quale scenario, a Suo avviso, per l’Unione europea?
L’Unione europea è una grande organizzazione economico-finanziaria al servizio dell’ideologia ecogender. È un baraccone nel quale scorrono fiumi di miliardi di euro, con tutto quel che ne consegue. Non sarà mai un’entità politica. Andrebbe semplicemente sciolta e rifondata su nuove basi, con nuovi Trattati. Questo tipo di organizzazioni hanno però bisogno di un paese-guida. L’unico che potrebbe essere il federatore dell’Europa è anche l’unico che non potrà mai esserlo, almeno allo stato delle cose, ovvero la Germania. Non vedo futuro per l’Europa e questo mi addolora molto.
Agostino Carrino è Professore Ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’Università di Napoli Federico II, dove insegna Diritto costituzionale e Diritto regionale. In passato ha ricoperto le cattedre di Filosofia del diritto, Diritto amministrativo e Dottrina dello Stato. Ha insegnato in varie università straniere, tra cui Parigi e Vienna. Tra le sue più recenti pubblicazioni: Oltre l’Occidente. Critica della Costituzione europea (2005); Stato di diritto e democrazia nella Costituzione del Liechtenstein (2008); La destra e le libertà (2010); Das Recht zwischen Reinheit und Wirklichkeit (2011).