“I diritti del mondo cuneiforme” a cura di Mario Liverani e Clelia Mora

I diritti del mondo cuneiforme, Mario Liverani, Clelia MoraI diritti del mondo cuneiforme (Mesopotamia e regioni adiacenti, ea. 2500-500 a.C.)
a cura di Mario Liverani e Clelia Mora
IUSS Press

«Una parte considerevole della documentazione in scrittura cuneiforme proveniente dalle diverse regioni del Vicino Oriente ha a che fare, in modo più o meno diretto, con temi e questioni di carattere giuridico. Uno dei primi problemi con cui si sono confrontati, e tuttora si confrontano, gli studiosi della materia è quello della corretta definizione e classificazione di questi documenti, non solo per le evidenti difficolta a tradurre in termini nostri i vocaboli antichi (peraltro non sempre chiaramente leggibili o conservati), ma anche per il dubbio se sia legittimo o meno utilizzare categorie nostre per indicare documenti emanati, forse con altri intenti e presupposti rispetto a quelli attuali, da autorità le cui funzioni non risultano sempre evidenti e precisamente definite; oppure per i problemi che crea l’utilizzo, nei testi originali, di definizioni identiche per indicare tipologie di documenti che appaiono ai nostri occhi formalmente (talvolta anche contenutisticamente) diversi e, ancora, per le difficolta di capire se, in quali casi e fino a che punto la redazione scritta del testo fosse necessaria per conferire valore vincolante alla norma/al patto/al contratto oppure se si trattava di semplice registrazione della cerimonia che sanciva un accordo o che accompagnava l’emanazione orale della disposizione. Altri problemi riguardano la corretta interpretazione dei termini giuridici contenuti in documenti di diversa provenienza e di diversa tipologia, l’esistenza o meno di modelli e di forme comuni trasmessi nel tempo, anche in regioni diverse, e ancora la definizione del ruolo e delle funzioni degli ‘addetti ai lavori’, le implicazioni religiose e sacrali, il valore e il ‘peso’ delle consuetudini locali, l’interpretazione di particolari lacune nella documentazione. È stato lasciato per ultimo, perché certo a tutti noto e comunque non risolvibile dalla ricerca moderna, quello che rimane il problema di fondo per chi si accosta agli studi sul diritto cuneiforme: la mancanza cioè di una qualunque opera a carattere teorico, contemporanea ai documenti conservati, che possa informare, chiarire, dare un quadro di riferimento. […]

Le caratteristiche delle raccolte di leggi antico-orientali e il confronto con altre categorie di documenti a carattere normativo, o con testi della pratica giuridica provenienti dagli stessi ambiti, hanno data luogo, dall’inizio del ‘900, ad un dibattito sulla funzione di queste raccolte, sull’applicazione effettiva delle norme in esse contenute, sul loro collegamento (o ‘scollegamento’) con altri tipi di documenti giuridici; in genere non è più adottata per questi testi la definizione di ‘codici’ (oppure viene usata soltanto in senso convenzionale): le raccolte di leggi vengono interpretate piuttosto come raccolte di sentenze relative a casi particolari ed esemplari, ulteriore monumento alla celebrazione del sovrano come garante della giustizia. […]

Il numero totale dei testi giudiziari propriamente detti, sia privati che ufficiali, è difficilmente valutabile. I testi sono concentrati soprattutto nelle epoche neo-sumerica (circa 280 tavolette), paleo-babilonese (quasi 400 tavolette) e neo-babilonese (circa SOO tavolette). L’origine delle tavolette varia: i testi neo-sumerici erano archiviati dalle autorità pubbliche, in canestri etichettati con l’indicazione della data e dei nomi dei giudici; alcuni processi, certamente giudicati lo stesso giorno, o durante la stessa sessione, erano raccolti su una stessa tavoletta collettiva. Inoltre, molti testi neo-babilonesi provengono dai templi di Uruk e di Sippar, dunque da edifici ‘pubblici’, e costituiscono parte della procedura, registrando una parte del processo, ma non la sua interezza. Al contrario, le tavolette paleo-babilonesi provengono da archivi privati.»

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