“I 36 stratagemmi. L’arte segreta della strategia cinese per trionfare in ogni campo della vita quotidiana” di Gianluca Magi

Prof. Gianluca Magi, Lei è autore del libro I 36 stratagemmi. L’arte segreta della strategia cinese per trionfare in ogni campo della vita quotidiana edito da Rizzoli: qual è l’importanza di questo antico trattato militare cinese?
I 36 stratagemmi. L’arte segreta della strategia cinese per trionfare in ogni campo della vita quotidiana, Gianluca MagiHo tradotto dal cinese classico, curato e commentato quest’opera, composta di soli 138 ideogrammi, sia perché I 36 stratagemmi è un testo antico di enorme interesse la cui validità nel tempo è rimasta immutata, sia perché vivere oggi significa: difendersi dalle insidie del nostro tempo. Oggi come ieri, ieri come oggi. Ma oggi è diventato tutto più macroscopico. Il nostro tempo ci tesse tranelli a ogni passo e rischiamo di barcollare tra mille idoli che ci insidiano. Ecco, perché I 36 stratagemmi possono offrirti suggerimenti per fare chiarezza mentale e non lasciarti travolgere dalla marea di cose. Perché la maestria nella strategia non consiste soltanto nell’imporre la propria volontà sugli altri, significa anche avere a propria disposizione un essenziale mezzo difensivo, per evitare di cadere preda di trame altrui, nell’imparare a riconoscerle. Chi possiede una visione distorta vede le persone disoneste come se fossero oneste, e viceversa; non sa individuare chi è un alleato e chi invece è un avversario, e così via.

I suggerimenti dei 36 stratagemmi, basati su un’acuta comprensione della psiche umana, si prefiggono di rendere la mente fluida come l’acqua: la sostanza più arrendevole in natura e debole solo in apparenza è in grado di penetrare la materia più dura al mondo. Con tutta la tua forza sferra un pugno nell’acqua, l’acqua non rimane minimamente scalfita. Prova ad afferrarla, non ti resta tra le mani. L’acqua vince senza combattere.

I 36 stratagemmi è interconnesso con un altro testo antichissimo – che vi funge da ipertesto – e pietra di fondamento del pensiero cinese: Il libro dei mutamenti (易經, Yijing o I Ching o I King). Ho tradotto quel testo remoto per i suoi stessi contemporanei e trasdotto per la comprensione dell’uomo occidentale contemporaneo nel libro I 64 Enigmi, edito da Sperling & Kupfer. Le semplici immagini e figure che popolano I 64 Enigmi trasformano il plurimillenario e misterioso Libro dei mutamenti in 64 password di strategia evolutiva per creare scenari, personali o collettivi, futuribili.
Una loro lettura in parallelo si rivelerà assai vantaggiosa.

Quali insegnamenti per la società attuale contengono?
L’osservazione plurimillenaria della natura fatta dai cinesi ha individuato processi universalmente applicabili, oltre lo spazio della longitudine e della latitudine, oltre il tempo di ieri oggi e domani. Questa osservazione plurimillenaria mostra come riconoscere e tradurre gli eventi della natura in strategie flessibili e ingegnose, in quanto gli antichi strateghi cinesi osservarono e documentarono per millenni le dinamiche della natura e la loro applicazione a ogni aspetto dell’esistenza. 

I 36 stratagemmi sono un condensato di sapienza, uno specchio orientabile in tanti modi, soprattutto a fare chiarezza mentale nel rapporto con gli altri e se stessi. Nel rapporto con gli altri I 36 stratagemmi vengono oggi applicati nei settori più disparati della vita contemporanea da persone consapevoli e pensatori cosmopoliti che si rifiutano di concedere il primato del pensiero semplicemente all’Occidente. È importante capire che la profonda saggezza della Cina non è proprietà esclusiva di questo popolo, ma appartiene all’intera umanità. Le conoscenze rivelate nell’opera si riferiscono ad esperienze comuni a tutti noi e ci permettono di riconoscere l’universalità delle forze che modellano le nostre esperienze. 

Più si fa evidente l’utilità pratica dell’antica sapienza nell’affrontare i problemi attuali, più cresce il bisogno di recuperarne le intuizioni fondamentali, estrapolarne conoscenze utili e indicazioni pratiche, sottraendole ai gravami culturali, agli orpelli e al declino storico. Mentre insistiamo a scrutare il futuro nella speranza che la tecnologia di domani ci aiuti a risolvere i nostri problemi, spesso ci capita di volgere indietro lo sguardo per riconsiderare l’antica saggezza che insegna come comprendere noi stessi e gli altri, gioendo in tale processo. Quindi: un guardare all’indietro che permette di vedere in avanti.

In questo senso mi sentirei di dire che la popolarità che sta vivendo il Taoismo in Occidente (perché l’impalcatura teorica degli stratagemmi è taoista), questa popolarità può, in parte, essere dovuta al fatto che si tratta sia di una disciplina scientifica, ma anche umanistica e spirituale. Voglio dire che il Taoismo possiede una sottile capacità pervasiva, dal momento che può essere compreso e praticato nell’ambito della struttura di altre culture del mondo. Questa adattabilità può essere una delle ragioni per le quali il Taoismo è riuscito a penetrare nelle culture occidentali senza le limitazioni proprie della dottrina teologica o dell’identità religiosa. Alcune delle arti particolari della tradizione taoista, quali le discipline marziali a mani nude, l’agopuntura, la medicina con le erbe e il massaggio terapeutico, vanno diffondendosi sempre più in Occidente. E da qualche tempo, oltre la dimensione culturale, medica e scientifico, anche il pensiero strategico taoista si è dimostrato di grande interesse per diversi aspetti della vita degli occidentali, attirando l’attenzione dei professionisti in diversi settori – politico, militare, marketing, management, psicologico e del business. Sì, anche del business, perché nell’attuale mondo degli affari, il feroce gioco della competizione si è trasformato in una guerra senza spargimento di sangue. Quindi, come dicono i Cinesi, «Shāng chǎng rú zhàn chǎng 商場如戰場», «il mercato è come un campo di battaglia». Benché una simile concezione militaristica del mondo economico possa sembrare piuttosto nuova in Occidente, non lo è affatto per gli Asiatici, i cui capi, per raggiungere e mantenere il potere, si sono ispirati per secoli agli antichi trattati di arte del combattimento. Essi consideravano il successo nel mondo degli affari come una vittoria che permette la sopravvivenza e il benessere delle loro nazioni. E, vedendo che la vera natura della competizione economica è quella della guerra, hanno sempre agito di conseguenza.

Gli Asiatici pensano che la conoscenza delle strategie sia essenziale per ottenere il successo nel campo degli affari. I loro capi, fin dall’antichità, hanno dato grande importanza allo studio dei manuali classici di saggezza e di strategia. Queste opere permettono di raggiungere un grande potere alle persone che siano in grado di applicare i loro metodi al mondo economico. Uno dei più importanti principi del pensiero asiatico è che tutti gli elementi della vita siano interconnessi. C’è una totale interconnessione tra i campi della conoscenza, una forte interconnessione tra le forze che modellano la filosofia, la spiritualità, l’arte della guerra, l’arte dell’acquisizione, l’esercizio del potere, la politica e l’economia. Così i principi che muovono il comandante in battaglia sono gli stessi che guidano l’uomo d’affari nel mondo del business, il politico nell’esercizio del potere, l’uomo comune nella vita sociale. Gli Asiatici trovano normale che si cerchino in un testo di strategia militare i principi che si applicano anche alla famiglia, a motivare i propri figli, al lavoro e alla vita sociale in genere.

Questa consapevolezza nasce dal fatto – come dicevo all’inizio della risposta – che per migliaia di anni, i Cinesi hanno osservato e documentato le dinamiche della vita e della natura; ed hanno scoperto le leggi che sono applicabili ad ogni aspetto dell’esistenza. L’originale filosofia cinese del potere nacque da un’osservazione empatica della natura, della società e della mente. Una saggezza che è l’esercizio costante dell’osservazione intelligente, legge dentro, che esplora interamente la natura. E la sapienza altro non è che questa capacità costante di indagare fino alle radici tutto ciò che si profila all’attenzione.

La natura condensa i sé – se vogliamo vedere la questione da un punto di vista evolutivo – in sé principi che hanno impiegato milioni di anni per perfezionarsi. Contiene una memoria ancestrale. Vibrando sulla stessa lunghezza d’onda, mettendosi in sintonia, così come hanno fatto i saggi taoisti, con questo enorme serbatoio di informazioni, questa sorta di database naturale, si ricavano quei principi utili per vivere al meglio delle nostre possibilità terrestri. Il discorso sarebbe amplissimo, sto necessariamente schematizzando.

A quali campi è possibile applicare gli insegnamenti contenuti nel libro?
Pressoché tutti. La mente tradizionale cinese non suddivideva i campi dello scibile e di applicazione come siamo stati invece abituati noi dalla modernità in poi. Nel pensiero cinese c’è una totale interconnessione tra le forze che modellano la filosofia, la spiritualità, l’arte del combattimento, l’arte del vantaggio nella politica e nell’economia. Così i principi che muovono il comandante in battaglia sono gli stessi che guidano l’uomo d’affari nel mondo del business, il politico nell’esercizio del potere, l’uomo comune nella vita sociale. Ciò consentiva e consente una trasversalità, per non dire una transdisciplinarità, che oggi in Occidente sarebbe salutare riacquistare. Prospettiva oggi per me così cruciale da avervi fondato, in concerto con la prof.ssa Grazia Marchianò (moglie di Elémire Zolla), la Advanced Creativity Mind School, scuola di eccellenza a Pesaro, presso il centro Incognita che dirigo con Franco Battiato (www.incognita.online).

Ne I 36 stratagemmi si riverbera l’antichissima sapienza taoista: quali sono i suoi principi?
Sono costretto a rispondere sempre con un machete in mano, per sfrondare sin troppo il tragitto della risposta, alla quale è dedicata l’Introduzione ai 36 stratagemmi nelle sue molteplici sfaccettature.

Le intuizioni filosofiche, psicologiche e strategiche della tradizione del Taoismo sono l’impalcatura del successo dei 36 stratagemmi, che attrasse condottieri e strateghi del calibro di Mao Zedong, tanto per citare uno dei nomi più noti in Occidente.
Il Taoismo ispirò una lunga tradizione di arte militare. Dall’epoca Tang, il Daodejing, la sorgente primaria del Taoismo, fu letto come una sorta di trattato di filosofia bellica, i cui suggerimenti vennero tesaurizzati e proficuamente applicati nella strategia sul campo di battaglia.
Vari assunti denunciano nell’opera l’influsso di questa corrente del pensiero cinese. Lo stratega ideale è colui che non combatte e che, se costretto a farlo dalle circostanze, terrà un comportamento simile a quello dell’acqua, che ottiene la vittoria senza lottare. Qui si valorizza una convinzione ampiamente caldeggiata nel Daodejing: la “strategia dello sforzo inverso” (爲無爲 wei wu wei), che svuota d’importanza l’aggressività e la forza del guerriero, concepite come ostentazione di potenza e vigore, mentre valorizza la debolezza e l’arrendevolezza come garanzia d’invincibilità e successo.

Secondo il pensiero tradizionale cinese il soffio vitale (qi) permea ogni manifestazione del vivente. Tutto è in costante e continua influenza/interazione, trasformazione dello yin e dello yang, che intrecciano rapporti complementari, alimentandosi scambievolmente senza posa. Tutto s’intreccia, non si può separare una parte dal tutto. L’interdipendenza regge l’ordine del mondo. Yin e yang sono le due categorie complementari dell’uni- verso, presenti in tutte le persone e in tutti gli eventi, ove l’uno si ribalta nell’altro. Yin originariamente caratterizzava il lato del colle ombreggiato o il lato sud del fiume. Più tardi giunse a qualificare l’elemento femminile (rappresentato da una linea spezzata), l’elemento lunare che si manifesta nella terra, nel vento, nell’acqua, associato all’oscurità, all’interiorità, alla flessibilità, alla debolezza, alla quiete, alla passività. Yang originariamente caratterizzava il lato del colle soleggiato o il lato nord del fiume. Più tardi giunse a qualificare l’elemento maschile (rappresentato da una linea intera), l’elemento solare che si manifesta nel cielo, nel tuono, nel fuoco, associa- to alla luminosità, all’esteriorità, alla fermezza, alla forza, al movimento, all’attività.

È interessante la rappresentazione simbolica della interazione dei due principi: due metà d’un cerchio, ove al centro di ciascuna metà figura l’opposta. Dallo svolgersi di questo simbolo, le due opposizioni si ribaltano incessantemente. Dunque, la contrapposizione di yin e yang è soltanto speculativa: nella realtà, i due principi si trovano sempre e soltanto in varia reciproca proporzione, mai allo stato puro. 

Potremmo riassumere la lezione fondamentale del libro nello sconfiggere l’avversario con l’astuzia, senza combattere: come è possibile vincere senza lottare?
I grandi strateghi hanno imparato come identificare ed entrare in sintonia con i principi operanti in natura e sanno come tali principi possono applicarsi a tutto ciò che facciamo nella vita. Per esempio, un filo d’erba o la canna di bambù investita dal vento ondeggia e non si spezza, ma una quercia possente, vecchia di cinquecento anni, è ferma, non cede ma può essere sradicata da quello stesso vento. Oppure l’acqua, intesa come simbolo femminile, è cedevole e non oppone resistenza alla roccia ma, col passare del tempo, erode la roccia. 

Inoltre il flusso dell’acqua si adatta a ogni piega del terreno. E così facendo si garantisce il suo corso. Quindi l’acqua è quell’elemento che in natura vince senza combattere, perché è flessibile, si adatta alle situazioni, si adatta al terreno. Laozi lo aveva sottolineato: l’acqua, l’elemento più arrendevole in natura, è in realtà quello più forte, perché è in grado di erodere la roccia più solida e spazzare via l’ostacolo più resistente che gli sbarra il cammino. Così, dunque, chi vuole andare incontro alla vittoria, dovrà ispirare il proprio comportamento, la propria strategia alla flessibilità dell’acqua, quell’elemento che vince senza combattere.

C’è una grande forza nella capacità di cedere. Con questo atteggiamento, un individuo o una nazione possono diventare invincibili.
I giapponesi adottarono questa regola dell’«essere cedevoli» dopo la seconda guerra mondiale per riuscire a imporsi sull’industria americana dell’elettronica di consumo. Fingendo sottomissione, utilizzando la strategia del «fingere di essere un maiale per poi mangiare la tigre», il Giappone fece sì che gli Stati Uniti sottovalutassero le sue ambizioni e la minaccia che rappresentava per quel settore economico. E sappiamo tutti com’è andata.
Quindi il principio dell’«essere cedevoli», quello che tecnicamente, ripeto, nel Taoismo si chiama wei wu wei, la non-azione, nel senso di non-forzatura, nel senso di andare con la forza della corrente, seguire la venatura, girare con la ruota, nuotare con la corrente, mettere le vele al vento, prendere la corrente così come viene, piegarsi per vincere. Il miglior modo per esemplificarla è forse nelle arti giapponesi dello judo e dell’aikido in cui un avversario viene sconfitto dalla forza del suo stesso attacco, e quest’ultima arte raggiunge tali vette di bravura che ho visto un attaccante gettato al tappeto senza neppure essere stato toccato.

Il principio è illustrato dalla parabola del pino e del salice sotto la neve. Il ramo del pino, essendo rigido, si spezza sotto il peso, ma il ramo del salice si piega sotto il peso e la neve scivola giù. Specifico, comunque, che il salice è elastico, non floscio. Wei wu wei è perciò lo stile di vita di colui che segue il Tao, e va innanzitutto compreso come una forma di intelligenza espansa – cioè conoscere i principi, le strutture, le tendenze delle cose degli uomini e della natura così bene da poter usare il minimo quantitativo di energia nel trattare con esse. Tuttavia, questa intelligenza è non semplicemente intellettuale; essa è anche l’intelligenza ‘inconscia’ dell’organismo tutto, e in particolare, la saggezza innata del sistema nervoso. Wei wu wei è una combinazione di questa saggezza con il seguire la via della minima resistenza in ogni azione. Essa non è il mero allontanamento dello sforzo. Nello judo per esempio, si fa uso dei muscoli – ma soltanto al momento giusto, quando l’avversario è fuori equilibrio o si è sbilanciato troppo. Ma anche questo sforzo possiede una particolare qualità di non-sforzo che viene chiamata qi che equivale più o meno al sanscrito prāṇa: un’energia associata con il respiro.

Proprio come l’acqua segue la forza di gravità e, se imbrigliata, riesce a trovare un nuovo sbocco, così il wei wu wei è il principio secondo il quale la gravità costituisce energia, e i Taoisti trovano nella gravità un flusso costante che può essere usato nello stesso modo del vento o la corrente. Cadere con la gravità costituisce l’immensa energia della terra che ruota nella sua orbita intorno al sole.
Evviva!

Gianluca Magi ha insegnato Storia e religioni in Cina, Storia della filosofia e Sociologia della cultura indiana all’Università di Urbino «Carlo Bò». Considerato uno dei più brillanti e accreditati studiosi di filosofie e psicologie orientali, è autore di bestseller: la sua opera, tradotta in 33 Paesi, ha inaugurato diverse tendenze ed è fonte d’ispirazione in vari campi del pensiero.
Dal 2012 si dedica al Gioco dell’Eroe, un grande progetto di percorso evolutivo in numerose città italiane (www.giocodelleroe.it).
Ha fondato a Pesaro «Incognita • Advanced Creativity», centro d’eccellenza transdisciplinare d’Immaginazione, Filosofie e Arti, che dirige con Franco Battiato (www.incognita.online).

Tra i suoi titoli: il longseller I 36 stratagemmi, Rizzoli BestBUR e il bestseller Il Gioco dell’Eroe, Il Punto d’Incontro (entrambi con Presentazione di Franco Battiato); I 64 Enigmi, Sperling & Kupfer; Il tesoro nascosto, Sperling & Kupfer; La Via dell’Umorismo, Il Punto d’Incontro (Presentazione di Alejandro Jodorowsky); La nobile arte dell’insulto (prefazione di Michele Serra, Einaudi); e Lo stato intermedio (Arte di essere) scritto con Franco Battiato, libro che abbraccia gli ambiti cari agli autori: filosofia occidentale, filosofia indiana, filosofia cinese, buddhismo, sufismo, mistica, psicologia transpersonale, esperienze ai confini della morte). Per l’Enciclopedia filosofica (Bompiani, e Corriere della Sera, 12 volumi) ha curato le voci primarie e secondarie indologiche. – www.gianlucamagi.it

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