
a cura di Nicola Labanca e Carlo Spagnolo
Unicopli
«Questo volume intende contribuire alla diffusione della conoscenza e al dibattito storiografico positivamente oggi in corso attorno alla storia di quel complesso fenomeno storico sociale, politico, culturale e militare che va sotto il nome di grande brigantaggio. Mira a farlo offrendo una rassegna storiografica di quanto, da ormai più di un secolo e mezzo, è andato scrivendosi sul brigantaggio, nei suoi caratteri unitari e nelle sue articolazioni e differenziazioni territoriali.
Il “grande brigantaggio” fu un fenomeno complesso e sanguinoso, che si manifestò in coincidenza con il processo di unificazione e ne segnò la percezione. Sebbene esso si manifestasse in forme molto vaste soltanto dalla fine del 1860, in coda alla spedizione dei Mille, e fino all’incirca al 1866, le sue radici erano radicate nei decenni precedenti, e neanche i Borbone erano riusciti a sradicarlo, quando ci provarono, a partire dagli anni Venti dell’Ottocento, dopo averlo sfruttato nel 1799 per le variegate truppe sanfediste del Cardinale Ruffo. Tuttavia dall’autunno 1860 fino al 1864 e oltre le bande dei briganti si moltiplicano e crescono periodicamente, dimostrando capacità militari sorprendenti, sciogliendosi e ricomponendosi rapidamente. Attorno ad un nucleo fisso di capi, o di soldati retribuiti inizialmente dai sostenitori di Francesco II, erano molti briganti occasionali, come per un secondo o terzo lavoro, il che rendeva e rende difficile una seria contabilità storica. Sulle dimensioni numeriche delle bande e sui caduti disponiamo di stime, più che di cifre precise, nel tempo rivalutate dalle 5.500 tra 1861 e 1864 secondo le prime ricerche di Molfese, le 8.500 secondo Ciconte, e le 15.000 vittime circa secondo le stime successive di Ciocca. Si tratta di cifre molto lontane dalle centinaia di migliaia di recente pompate dalla pubblicistica neoborbonica, e tuttavia, come scrive Pescosolido «pur sempre di un sacrificio di sangue superiore a quello di tutte le guerre di indipendenza risorgimentali». Un fenomeno intricato, sulle cui cause gli storici non hanno mai cessato di interrogarsi, eppure soltanto in età repubblicana la ricerca ha provato seriamente a misurarvisi, e tuttora continua a farlo, con le cautele dovute a fonti frammentarie e parziali.
I curatori e gli autori sperano con queste pagine di poter offrire alcune delle principali coordinate necessarie ad orientarsi in questa storia, e in questa storiografia, affinché insegnanti, studenti e una nuova generazione di studiosi dispongano finalmente di un repertorio da cui muovere per le proprie riflessioni e ricerche.»