
Cosa ha ancora da dire, agli uomini e alle donne di oggi, la fede cristiana?
Moltissimo. Naturalmente, molte ragioni e parecchi argomenti potrebbero essere portati a suffragio di questa mia risposta, ma uno su tutti mi pare particolarmente convincente: la speranza. La religione in generale e la fede cristiana danno, ancora oggi, grande speranza. Una speranza che il benessere, parliamoci chiaro, sembrava davvero aver reso ormai superflua; eppure sono bastati due eventi molto ravvicinati se non sovrapposti – la pandemia prima e la guerra in Ucraina poi – per far riscoprire che, senza fede e senza preghiere, l’uomo iper tecnologico del presente è smarrito e senza meta. Viceversa, in queste fasi di grande prova per tutti, proprio quel cristianesimo che tanti davano per superato – se non per spacciato, guardandolo come fosse un fossile – ha ancora molto da dire e da dare, al contrario di una cultura laica e secolarizzata che funziona benissimo quanto tutto gira per il verso giusto, ma quanto poi le cose si mettono male, non ha alcuna vera risposta da dare all’uomo.
In che modo la fede promuove la civiltà e il progresso?
In molti modi. Si può però brevemente ricordare, qui, come uno dei capisaldi su cui si basa tutta l’impalcatura valoriale occidentale sui diritti umani – il concetto di persona umana – sia di stretta derivazione teologica. Tolto il cristianesimo, il valore della persona umana tutt’ora diventa quasi un puro enunciato, il che crea delle serie difficoltà, dato che un grande pensatore tedesco ha osservato come la società laica e secolarizzata si basa su premesse normative che, però, da sola non può garantire. Questo è talmente vero che nelle società antiche, quando cioè il concetto di persona umana era assente com’era assente – o comunque ancora marginale – il cristianesimo -, erano consentite e regolate tutta una serie di pratiche, dalla schiavitù all’infanticidio, che oggi condanniamo proprio in ragione del nostro progresso e della nostra civiltà. Va poi ricordato come l’affermazione del cristianesimo – e nel libro ne parlo diffusamente – ha contribuito in modo non marginale, bensì decisivo all’affermazione della donna e della sua dignità. E questo, contrariamente a quanto molti pensano, è avvenuto anche se non soprattutto nel Medioevo, epoca che tutto fu fuorché buia, anzi, fu allora che si fecero per la prima strada i diritti femminili, come per esempio quello di voto. Fa fede, in proposito, quanto scritto da Régine Pernoud, storica francese nonché grande specialista del Medioevo, appunto, la quale che rileva che, se si vuole osservare la condizione di “donne che non erano né alte dame né badesse né monache, ma contadine, o cittadine, madri di famiglia, o donne che esercitavano un mestiere” non esiste alternativa che rifarsi alle “raccolte consuetudinarie o gli statuti delle città, ma anche l’enorme massa degli atti notarili, soprattutto nel Mezzogiorno della Francia, dei cartulari, dei documenti giudiziari, o ancora, delle inchieste”. Ebbene, continua la storica, “dall’insieme di simili documenti balza fuori un quadro che per noi presenta più d’un tratto sorprendente, dato che, per esempio, vediamo le donne votare alla pari degli uomini nelle assemblee cittadine o in quelle dei comuni rurali”. E questa è solo una delle tante sorprese che, approfondendo i testi di storici e storiche di primo livello, ho messo in luce in “Grazie a Dio”, a proposito del contributo del cristianesimo alla civiltà e al progresso che proprio nel Medioevo fu lampante. Le stesse invenzioni, per dire, non mancarono; pensiamo all’aratro meccanico, agli occhiali, alla ferratura dei cavalli, al verricello, alla carrucola, alle staffe lunghe, all’arco rampante, alla volta a crociera, all’aggiogatura a spalla, al sapone, alla vite elicoidale, al bottone, al martinetto, allo specchio e tanto altro. Quanto alla leggenda della terra creduta piatta, nel Medioevo circolava ampiamente – in latino – il Timeo di Platone, dove si parla di un “mondo in forma di globo, tondo come fatto da un tornio, con i suoi estremi in ogni direzione equidistanti dal centro, la più perfetta e la più simile a se stesso di tutte le figure”. Su centinaia di autori medievali cristiani quelli che credevano la terra piatta erano pochissimi e senza seguito. Curioso, no?
Quali sono i benefici per la famiglia e la salute di una fede salda?
Più che “quali sono” i benefici della fede per la famiglia e per la salute, si farebbe prima a dire “quali non sono” questi benefici. Non è una battuta, ma una considerazione di realtà. Iniziando con la famiglia, possiamo segnalare come la religiosità – intesa come pratica frequente ad un luogo di culto – risulti un formidabile collante le relazionale: le famiglie devote sono quelle dove si alzano meno le mani, dove si litiga anche meno, dove ci si parla di più, dove insomma si sta meglio. Questo non vuol dire che le famiglie devote siano quelle della Mulino Bianco, ma certamente sono nuclei che beneficiano del contributo etico e valoriale della religione, in particolare di quella cristiana. Per quanto riguarda invece il tema della salute, mi limito a ricordare quanto hanno recentemente detto Tyler J. VanderWeele e Brendan Case – non sono due giornalisti né due esperti della domenica, ma lavorano ad Harvard e specialisti di livello internazionale -, i quali hanno sollevato l’allarme che lo svuotamento delle chiese possa essere un problema di salute pubblica. “L’abbandono della religione”, hanno per la precisione scritto questi studiosi, “sta danneggiando anche il benessere di coloro che hanno smesso di frequentare le chiese”. E questo perché “la partecipazione religiosa promuove fortemente la salute e il benessere”, con il risultato che gli effetti negativi della disaffezione religiosa “sono destinati ad aumentare nei prossimi anni”. Questo perché si è scoperto che la frequenza al servizio religioso è associata a una maggiore longevità, meno depressione, meno suicidi, meno fumo, meno abuso di sostanze, migliore sopravvivenza al cancro e alle malattie cardiovascolari, meno divorzi, maggiore sostegno sociale, maggiore significato nella vita, maggiore soddisfazione esistenziale, più volontariato e maggiore impegno civico.
Cosa possono trovare nella fede i giovani di oggi?
I giovani – che non sono affatto così atei come spesso vengono immaginati – possono trovare oggi nella fede un riferimento prezioso sotto il profilo valoriale e utile per la loro formazione. Sentiamo spesso associare, per la verità ormai da tempo, l’educazione religiosa ai casi di pedofili preti, il che è senza dubbio una grandissima piaga nella Chiesa, dove però è meno diffusa, anche se non lo si dice, rispetto ad altri ambienti laici o scolastici. Ma al di là di questo, ricevere un’educazione religiosa o formarsi in un istituto dove i valori della fede vengono trasmessi significa respirare un clima sano e fare propri quei valori indispensabili al proprio futuro. Non le supposizioni ma le evidenze sociologiche ci dicono che i bambini che ricevono un’educazione religiosa e sono assidui alla messa sono quelli meno violenti, più solidali, che saltano meno la scuola e che ottengono risultati migliori, che fanno meno uso di alcol e droghe, che hanno una vita più sana e che, da adulti, avranno lavori più soddisfacenti. La faccenda è talmente seria che, come riporto nel mio libro – che si trova o è ordinabile in qualunque libreria, oltre che naturalmente sui distributori on line – una stimata psicologa, intervenendo su un celebre quotidiano americano, è arrivata a dire ai genitori non credenti: “Non credete in Dio? Mentite ai vostri figli”. Come dire: meglio che non diciate neppure, cari mamma e papà, che siete atei, perché questo potrebbe avere conseguenze negative nello sviluppo e nella crescita dei vostri ragazzi. Mi pare un ammonimento che fa pensare.
Giuliano Guzzo, classe 1984, vicentino di nascita e trentino d’adozione, si è laureato a punteggio pieno in Sociologia e Ricerca Sociale, con una tesi di filosofia del diritto. E giornalista e scrive per il quotidiano nazionale La Verità, fondato e diretto da Maurizio Belpietro, per i mensili Il Timone e Notizie ProVita, per i siti La Nuova Bussola Quotidiana, Libertaepersona.org, Campariedemaistre.com e Secolo-trentino.com. Appassionato di bioetica, fa parte dell’Equipe Nazionale Giovani del Movimento per la Vita italiano. Il suo blog, giulianoguzzo.com, ha dieci anni di vita ed ha totalizzato milioni di visite. “Grazie a Dio” – esito di anni di ricerche – è il suo quinto libro.