
Dal punto di vista psicologico, questo sistema si basa sulla definizione di oltre settanta segni grafologici, visti come indici di qualità individuali psicofisiche, e sull’enunciazione delle regole che consentono di organizzare queste qualità al fine di risalire a quell’insieme unico e strutturato che è la personalità umana. Il fatto che si usi come test proiettivo la scrittura rende, inoltre, il metodo applicabile trasversalmente, sia dal punto di vista storico che geografico. E da qui nascono le applicazioni e le deduzioni di natura sociologica e culturale, che ci permettono anche di capire meglio un’epoca o una generazione. Questo è reso possibile dal fatto che la scrittura non è solo il prodotto di una singola personalità, ma di un individuo che appartiene a una data società che ritiene normali alcuni comportamenti mentre altri vengono scoraggiati.
Uno degli esempi più comuni che di solito faccio per rendere l’idea è dato dall’inclinazione della scrittura: nell’ottocento dominava il segno Pendente, indicativo di una disposizione del sentimento all’assimilazione. La tendenza, ancora piuttosto diffusa fino alla prima metà del Novecento, ha subito una netta variazione nella generazione del dopoguerra, tanto che oggi è dominante la scrittura Dritta, vale a dire più o meno perpendicolare rispetto al rigo di base.
È chiaro che osservazioni di questo tipo non sono più materia di riflessione riferibile solo al singolo individuo che vuole conoscere se stesso, ma investono la collettività, i sistemi educativi, anche il senso di maggiore solitudine che possono sperimentare le masse. Infatti, il segno Dritta indica – molto sinteticamente – la capacità dell’individuo di reggersi con le sue gambe, il bisogno di autonomia, di mantenere degli spazi decisionali inviolati; e questo favorisce l’indipendenza, che è un valore coltivato nella nostra società giacché anche i bambini sono autorizzati a esprimere liberamente ciò che pensano; la stessa caratteristica, però, richiede la capacità di reggere la solitudine. Mentre il segno Pendente indica il bisogno dell’individuo di fondersi non solo sul piano relazionale ma anche sociale e religioso. Questa differenza rende regione del fatto che oggi sempre più difficilmente gli individui accettano codici comportamentali in modo acritico. Quindi c’è una ricaduta che investe molte dimensioni individuali e collettive.
Un’altra applicazione molto interessante della grafologia riguarda lo studio della creatività, che è una caratteristica individuale che si esplica, però, all’interno di un contesto sociale e culturale ben preciso, per cui diventa interessante cercare di capire – tramite l’analisi della scrittura – quali caratteristiche di personalità hanno permesso a certi individui, come Darwin, Marx e Freud, di rivoluzionare l’immagine del mondo conosciuto in quella data epoca storica, esprimendo concetti fortemente osteggiati dai loro contemporanei.
Proprio perché la scrittura evidenzia le caratteristiche condivise all’interno di una data generazione o epoca storica, consente anche di approfondire il concetto di normalità/anormalità.
Leggevo recentemente uno studio su Emily Dickinson e sull’ipotesi che questa scrittrice soffrisse in qualche modo, della sindrome di Asperger. In effetti, la sua scrittura – rispetto al modello vigente nell’Ottocento – brilla per la sua stranezza: in un’epoca dominata dal segno Pendente, lei scriveva con la scrittura Rovesciata (inclinata a sinistra), un segno piuttosto diffuso nelle adolescenti di oggi, ma non certo all’epoca della Dickinson. Inoltre, mente l’Ottocento mostra scritture fortemente segnate dalla continuità grafica (segno Attaccata), la Dickinson scrive le lettere tutte staccate, anticipando anche in questo una caratteristica delle scritture moderne. Venendo alla sindrome di Asperger, l’idea non è così lontana dal vero considerato il suo forte bisogno di contraddizione (Rovesciata) e di analisi esasperata, molto mentale, con relativa forte memoria materiale. Caratteristiche rarissime nell’ottocento, più che normali nella nostra epoca.
Quali diverse spinte sessuali è possibile distinguere attraverso l’analisi grafologica?
Il libro è impostato su una verifica psicologica di alcune tendenze comportamentali deducibili dalla presenza di specifici indicatori segnici che hanno un notevole impatto sul comportamento sessuale, utilizzando documentazione biografica e – se disponibile – anche autobiografica,
Al primo posto, abbiamo il segno Slanciata, indice di passionalità affettiva e fisica. È un segno molto particolare in quanto indica una forma di unità psicofisica, in cui il forte aggancio sul piano del sentimento è il motore primo del comportamento, che unifica però anche gli aspetti mentali e fisici. Corrisponde alla capacità di provare forti innamoramenti, comprensivi del colpo di fulmine, dell’idea ossessiva che ruota intorno alla persona amata, e anche dell’audacia che questa spinta passionale determina. L’amante più celebre segnato dal segno Slanciata è Napoleone che mentre conduceva le sue brillanti campagne militari in Italia, scriveva a Giuseppina: “Tu sei l’unica ragione della mia vita”.
Essendo il sistema segnico morettiano molto articolato, consente di distinguere la varietà delle modalità di aggancio sessuale. Il segno Pendente, ad esempio, anche se oggi è in via di estinzione, corrisponde a una forma di passione languida che ha segnato i romanzi del’Ottocento.
Abbiamo poi il segno Apertura a capo delle A e delle O, indicativo di una forma di intenerimento psicofisico non spinto dall’urgenza di soddisfazione, com’è invece il segno Slanciata, ma più predisposto all’erotismo, che è un approccio graduale in grado di assaporare, sul piano fisico, i passaggi intermedi.
Il testo si sviluppa analizzando anche la disposizione alla materialità del sentimento (Marcata), all’interesse per il mondo delle forme (segno Accurata), rivolto maggiormente ad apprezzare la bellezza fisica esteriore, e il radicamento istintuale deducibile dagli allunghi inferiori.
Nel Suo testo Lei analizza scritture appartenute a personaggi famosi: quali inaspettate evidenze e curiosità storiche ne ha tratto?
Questo, come dicevo prima, è uno degli aspetti più interessanti della ricerca svolta in quanto l’analisi della scrittura consente di andare oltre alcune ovvietà. Ad esempio, l’amore passionale è un vissuto che comporta una forma di perdita di sé e del controllo mentale che si sono autorizzati nel passato solo gli uomini. Mentre le donne, quando si sono avventurate nel campo della sperimentazione sessuale ‘libera’, mostrano nella scrittura i segni di un forte controllo razionale, indicativo del fatto che il cuore (il depositario dei loro sentimenti reali), era tenuto ben protetto e distante dal vissuto. Questo è il caso, ad esempio, della scrittrice Anais Nin. Oppure la scrittrice Colette, riconosciuta all’epoca molto maliziosa e seduttiva, ha una scrittura curva-rotonda, tipica di molte personalità femminili e della loro capacità di adattarsi ai sentimenti e ai desideri del compagno. Non mi ha stupito, pertanto, scoprire che l’idea della collegiale desiderosa di sperimentare sessualmente era una fantasia del suo primo marito, cui lei ha aderito per accontentarlo. Ancora: il molto discusso (e a mio avviso rivoltante) romanzo Histoire d’O, anche questo fu scritto da una donna per compiacere l’immaginario maschile. In questo caso l’uomo era un ammiratore del Marchese de Sade.
Queste sono solo piccoli spunti rispetto alla varietà dei temi trattati nel libro giacché quando si parla di sessualità si entra in un territorio molto, molto complesso; e la grafologia aiuta a capire l’enorme differenzazione che questa spinta può assumere.
Lei si professa allieva di Girolamo Moretti: qual è l’eredita scientifica del grande grafologo marchigiano?
La sua eredità è costituita dal suo sistema segnico, che comprende la descrizione di più di settanta segni grafologici e del loro significato, frutto del suo genio intuitivo e della sua enorme sensibilità per tutto ciò che costituisce interpretazione del comportamento espressivo, compresa la scrittura.
Questo costituisce senz’altro l’apporto teorico più originale del Moretti. Tuttavia – proprio perché il suo era un approccio soprattutto legato all’intelligenza emotiva – i suoi testi mancano di sistematicità, cosa che non favorisce l’apprendimento del metodo da parte dei suoi discepoli. Ad esempio, i segni hanno un’esposizione sommaria nel suo manuale, il celebre Trattato di Grafologia; mentre moltissime osservazioni ed esplicitazioni di questi segni sono sparse negli altri suoi volumi. Una delle mie pubblicazioni (Il segno grafologico come sintesi psicologica) è rivolta proprio a colmare questa lacuna: ho raccolto ed esposto in forma antologica tutto ciò che Moretti ha scritto rispetto a ogni singolo segno in tutte le sue pubblicazioni.
Per lungo tempo, la psicologia ufficiale ha snobbato la grafologia, facendo di ogni erba un fascio: è vero che spesso questa disciplina si presenta sconfortante nella sua banalità, tuttavia non c’è test psicologico che possa competere con il sistema grafologico morettiano per capacità diagnostica e predittiva, grazie al considerevole numero di tratti di personalità presi in considerazione. Lo stesso consente di risalire alle strutture portanti della psiche individuale vista nelle sue componenti basilari date da sentimento e intelligenza.
Al momento mi sto concentrando su una ricerca che riguarda i segnali d’allarme visibili nella scrittura, con la collaborazione di due centri di psichiatria, perché il metodo morettiano è in grado di registrare eventuali cadute del tono vitale o stati di progressiva frammentazione psichica collegabili a forme di depressione, come pure l’eventuale presenza di schemi irrigiditi e pervasivi al punto tale da compromettere le relazioni interpersonali, siano esse familiari, scolastiche o lavorative. Questa potenzialità del metodo fa sì che sempre più psicologi siano interessati all’argomento.
L’unico difetto è che non è di facile e immediato apprendimento, a causa anche della complessità dello specifico oggetto d’indagine: la personalità umana individuale.