“Gli orizzonti dell’ecdotica. Autori, testi, lettori” a cura di Francisco Rico

Gli orizzonti dell'ecdotica. Autori, testi, lettori, Francisco RicoGli orizzonti dell’ecdotica. Autori, testi, lettori
a cura di Francisco Rico
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«Nell’editoriale che apriva il primo numero della rivista “Ecdotica” – fondata a Bologna, nel 2004, con Gian Mario Anselmi, Emilio Pasquini, e nel vivace clima che sempre si creava intorno a quel “mostro della natura” che era Umberto Eco – l’ecdotica veniva definita con le parole usate nel 1975 da un grande maestro di filologia, Aurelio Roncaglia, come il termine «adoperato spesso come semplice sinonimo di critica testuale, quando con tale sintagma s’intenda più generalmente la disciplina che presiede all’edizione di testi, sia antichi sia moderni, vagliandone i problemi tecnici ed elaborandone le norme metodologiche». Sempre con Roncaglia, tuttavia, la nozione di ecdotica veniva considerata «più estesa della critica testuale, includendo in sé tutti gli aspetti della tecnica editoriale: anche quelli meno essenziali, concernenti, di là dall’assetto interno del testo, anche l’assetto esterno dell’edizione (modi di messa in pagina, disposizione, titolazione, uso differenziato dei caratteri grafici, corredo d’illustrazioni e d’indici, ecc.)». E ciò era tanto più vero se si adottava, come la rivista avrebbe fatto nei quasi vent’anni della sua storia, non solo la prospettiva dell’autore, ma anche quella del lettore, per cui, in qualsiasi edizione, l’“assetto esterno” può determinare, in massimo grado, la fruibilità, la ricezione e la comprensione del testo.

La ricchezza semantica e la flessibilità del sostantivo ecdotica e dell’aggettivo ecdotica avevano quasi naturalmente portato a un’estensione del termine, fino a comprendere in esso – come scrivevamo nell’editoriale di fondazione della rivista – «tutti gli elementi che segnano l’intero cammino di un testo dall’autore ai lettori (o fruitori), sempre che tali elementi vengano contemplati nella prospettiva di un’edizione, antica o moderna, destinata allo studio o alla lettura, tipografica, informatica o sotto l’aspetto di un qualsiasi tertium quid» (“Ecdotica”, 1, 2004, p. 5).

Nei quasi vent’anni di pubblicazione, la rivista ha rappresentato un fertile terreno di riflessione per tutte le discipline umanistiche basate sull’edizione dei testi, ripensando criteri e questioni fra tradizione e innovazione, anche alla luce della rivoluzione digitale che era già presentata come un elemento ineludibile, di cui non potevano essere ignorate le conseguenze nella produzione e trasmissione dei testi. Mutamenti resi ora ancora più evidenti da una molteplicità di fenomeni: dallo svanire progressivo della scrittura a mano e dell’epistolografia alla smaterializzazione del documento e la sua ricomparsa, in nuovo formato, nelle biblioteche e gli archivi digitali, nelle collezioni immateriali di manoscritti e libri: fenomeni che cambiano radicalmente il concetto di testo (rendendo necessaria anche una riflessione teorica, sull’ontological status of the text) e mutano le prassi ecdotiche, introducendo nuove prassi per i testi nativi digitali.

L’approccio interdisciplinare, molto più evocato che praticato, ha trovato nell’ecdotica un terreno naturalmente fecondo, proprio perché i problemi che scaturiscono dall’edizione dei testi coinvolgono tutto il sistema culturale in cui i testi sono stati progettati, trasmessi, pubblicati e letti, e richiedono una riflessione costante sugli attori del “quadrato magico” autore/lettore, testo/edizione di cui, proprio in “Ecdotica” (7, 2010), ha parlato Giorgio Inglese, e che è sempre stato al centro delle riflessioni della rivista: come rispettare la volontà (o piuttosto “le volontà”) dell’autore senza perdere di vista le esigenze del lettore e come curare i testi (e studiare la loro tradizione e trasmissione nel tempo) in edizioni che li rendano contemporaneamente oggetti di studio e occasioni di lettura.

In questa prospettiva, la presente antologia […] presenta, in ordine di pubblicazione, in una sorta di breve storia della rivista, la pluralità di voci che hanno animato il mondo degli studi testuali, mettendo in dialogo le diverse filologie (classica, germanica, ispanica, italiana e non solo) e gli studi, anche teorici, scaturiti dalla tradizione europea e da quella anglo-americana, in particolare nel campo della bibliografia testuale (quasi sconosciuta prima della raccolta di saggi curata da Pasquale Stoppelli, Filologia dei testi a stampa, significativamente pubblicata a Bologna, nel 1987, che introduceva nel dibattito italiano i nomi di Bowers, Fahy, Greg e Tanselle), qui aggiornata da un illuminante saggio di Jerome McGann (I monaci e i giganti. Gli studi filologici e bibliografici e l’interpretazione della letteratura, cap. 5), con i casi editoriali portati da Susanna Villari (Tra bibliografia e critica del testo: un esempio dell’editoria cinquecentesca, cap. 4), e ampliata in una riflessione a tutto campo sul concetto di libro (con il contributo di uno specialista come Roger Chartier: Che cos’è un libro?, cap. 7) e di testo (Peter Robinson con Il concetto di opera nell’era digitale, cap. 9), con uno stimolante intervento sui rapporti tra bibliografia testuale e mondo digitale di Neil Harris (La sopravvivenza del libro, ossia appunti per una lista della lavandaia, cap. 3).

Gli orizzonti dell’ecdotica vengono così presentati nei contributi più significativi di tutte queste prospettive, dalla vitalità della tradizione neo-lachmanniana, con i testi di Castaldi, Chiesa e Gorni, che presentano una Teoria e storia del lachmannismo (cap. 1), al ruolo della Filologia (romanza) al tempo della crisi degli studi umanistici, su cui interviene Massimo Bonafin (cap. 11); dal concetto di autore, messo in crisi nel XX secolo, ma testimone di una molteplice volontà sul testo (su cui riflettono Claudio Giunta e Paola Italia, rispettivamente nei capp. 8 e 6) e riportato in auge nel XXI secolo, tra disintermediazione dell’opera e centralità del lettore, oggetto del saggio di Hans Gabler: Oltre la centralità dell’autore nell’edizione scientifica (cap. 13).

Arricchiscono il quadro l’impegnativo contributo di Paul Eggert, che, recensendo (nel 2005) il volume di Greetham del 2000, Theories of the Text – una pratica, quella della recensione, che è stata sempre presente in “Ecdotica”, come momento di scambio e di trasmissione di idee –, riflette sulle prospettive attuali della filologia (cap. 2), la trattazione di Anna Scannapieco sulla filologia teatrale (cap. 12), fino alla filologia editoriale, con un’intervista a Roberto Calasso, svolta nel 2013 nella suggestiva cornice dell’Archiginnasio di Bologna, la cui “impronta” di editore si coniuga perfettamente con la ricostruzione, svolta dall’ecdotica, dell’«intero cammino di un testo dall’autore ai lettori» (cap. 10).»

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