“Gli Ordini Cavallereschi Italiani. I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana” di Alessio Varisco

Cav. Prof. Alessio Varisco, Lei è autore del libro Gli Ordini Cavallereschi Italiani. I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana edito da Effigi: innanzitutto, cosa sono gli Ordini Cavallereschi Italiani e quando si sono determinati?
Gli Ordini Cavallereschi Italiani. I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana, Alessio VariscoNon è semplice descrivere il volume “Gli Ordini Cavallereschi Italiani. I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana” edito da Effigi che analizza l’evolversi del fenomeno cavalleresco, nonché delle istituzioni cavalleresche repubblicane, quelle pontificie, preunitarie con una sezione diplomatica (in cui vengono trascritti tutti i diplomi degli ordini descritti) ed una sezione faleristica (con le tavole dei vari gradi degli ordini). Un libro che rappresenta una piccola enciclopedia perché raccoglie le diverse istituzioni cavalleresche presenti sul territorio italiano con descrizione storica (ed ampia bibliografia e l’inserimento dei Regolamenti e Statuti) dei 6 repubblicani (Ordine Militare d’Italia, l’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana -oggi quiescente-, l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, l’Ordine al Merito del Lavoro, l’Ordine di Vittorio Veneto –quiescente-, l’Ordine della Stella d’Italia), dei 5 pontifici (l’Ordine Supremo di Cristo, l’Ordine dello Speron d’Oro -detto anche della “Milizia Aurata”-, l’Ordine Piano, l’Ordine di San Gregorio Magno, l’Ordine di San Silvestro Papa) oltre alle Medaglie Pontificie (Croce Pro Ecclesia et Pontifice e la Medaglia Benemeriti), di subcollazione pontificia (l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme con le sue distinzioni onorifiche e la Croce del Merito del Santo Sepolcro), del Sovrano Militare Ordine di Malta con l’Ordine Cavalleresco pro Merito Melitensi (che quest’anno festeggia il suo centennale), dei 6 preunitari e dei 2 sammarinesi (l’Ordine al Merito Civile e Militare di San Marino e l’Ordine di Sant’Agata).

Devo essere, però, sincero questa vostra intervista avviene in un momento di profondo sconcerto: in Lombardia ed in altre regioni circonvicine tutte le attività didattiche -dalle scuole primarie all’università- sono sospese da lunedì 24 febbraio 2020, i negozi chiudono alle 18,00 e tanti servizi si sono interrotti. Oggi la città di Milano sembrava davvero surreale, completamente svuotata di traffico, di persone, i treni senza pendolari, molte corse soppresse. La “locomotiva lombarda” appariva sonnecchiante, quasi in un sogno, in un incubo raccapricciante dove la più parte di coloro che stazionavano alle fermate, per lo più anziani milanesi ed extracomunitari, avevano la mascherina. Certamente le polveri sottili si abbasseranno, ma l’incertezza e la profonda frustrazione per essere inermi contro un nemico silenzioso ci dimostra la nostra precarietà; questo famigerato Covid19 ci ha dichiarato la nostra assoluta pochezza, l’inconsistenza, a volte l’inadeguatezza di chi dovrebbe anche dare il buon esempio. Ed inizio riflettendo «memento, homo, quia pulvis es, et in pulverem reverteris» preparandomi a questa Santa Quaresima 2020 con uno spirito di svuotato affidamento al Padre che è nei cieli. Spero di svegliarmi presto da questa assurda vicenda che, a tratti, appare quasi come un’inquieta novella del Decamerone di boccacesca memoria.

Dunque che cosa sono gli Ordini Cavallereschi?
Una domanda che in questo momento mi aiuta ancora di più a riflettere sul significato autentico della Cavalleria e dell’essere Cavaliere.
Quale docente e studioso di antropologia -e dei fenomeni cavallereschi- tutto ciò mi porta a considerare la storia della Chiesa da cui si determinarono i cosiddetti “Ordini Militari” (così come li definisce il “Dizionario degli Istituti di Perfezione”) che servirono per la custodia dei Loca Sancta. Quella che conosciamo con il termine determinatosi da ambienti storiografici francesi di fine XIII secolo con il termine di “Crociata”, in realtà è una “Peregrinatio Armata” ovvero un pellegrinaggio accompagnato con le armi.
Orbene, se dovessi rispondervi da quando si sono determinati gli Ordini Cavallereschi direi, brevemente, a partire dall’XI secolo (anche se milites esistevano già precedentemente a tale periodo). Peraltro, entrambe le Sacrae Militiae (“giovanniti” e “templari”) sorsero grazie a due monaci italiani: i primi furono gli “Ospitalieri di San Giovanni di Gerusalemme” -la fraternita maschile con una chiesa nell’Hospitium dedicata a San Giovanni (Battista) e quella femminile la cui chiesa era dedicata a Santa Maria Maddalena- un sodalizio ospedaliero dedito all’assistenza dei pellegrini giunti nella Città Santa, sorto intorno all’anno 1070. Il 15 febbraio 1113 il Sommo Pontefice Pasquale II riconobbe canonicamente l’Ordo Fratrum Hospitalis Sancti Ioannis

Hierosolymitani con ben 8 “Domui” e 6 presenti anche in Italia: Asti, Pisa, Bari, Otranto, Taranto, Messina. Nella “bulla approbationis et confirmationis” leggiamo: «in aggiunta a tutto ciò decretiamo che a nessuno sia lecito avventatamente disturbare lo stesso Ospedale, o togliergli le sue proprietà, o quelle tolte trattenerle, diminuirle, o molestarlo con temerarie richieste. Ma che tutti i beni vengano integralmente conservati per giovare alla cura di tutti coloro per il cui sostentamento e per il cui governo furono concessi. E per vero, stabiliamo che restino perpetuamente nella subordinazione ed a disposizione tua e dei tuoi successori, come lo sono oggi, gli ospizi dei pellegrini e i ricoveri dei poveri nelle regioni d’Occidente presso il Borgo di Sant’Edigio, Asti, Pisa, Bari, Otranto, Taranto, Messina e che ora sono celebri sotto il nome gerosolimitano». Dalla “pie postulatio voluntatis” del Sommo Pontefice Pasquale II e sulle 7 case dell’Ospedale in Cismare ben 6 (una “Domus hospitalis” nell’Italia Settentrionale, una in Toscana, 3 in “Apulia” ed una in Sicilia) sono in territorio italiano, proprio perché la nostra penisola era area di transito delle diverse vie di fede che giungendo da varie parti transalpine consentivano di partire alla volta dei Loca Sancta assicurando nella, diremmo, “casa madre” gerosolimitana l’assistenza ai pellegrini.

Il “Constitutor” è il Beato Gherardo de’ Saxo, monaco benedettino che ottenne dall’abate di Montecassino il permesso di poter riconvertire a Gerusalemme l’antico monastero benedettino che fu fondato nel VII secolo e impreziosito dall’imperatore Carlo Magno che donò una preziosissima biblioteca. Il giovanissimo monaco benedettino divenne il Prior dell’Hospitium sanctis Joannis che assicurava ai pellegrini giungenti a Gerusalemme. Questa fraternitas maschile accoglieva dunque chi perfezionava la pia peregrinazione, a questa si aggiunse quella femminile; se il flusso di pellegrini era intenso, aumentando il servizio presso l’Ospedale si rese indispensabile la sostituzione degli Uffici della Liturgia delle Ore con la semplice recita di Pater Ave Gloria nel servire i poveri e gli ammalati. Grazie ai Giovanniti si costituì un nuovo modo di essere monaci trasformandosi in “religiosi” che emettono i tre voti (Castità, Povertà e Obbedienza) a cui aggiunsero quello della difesa armata soltanto a partire dal secondo quarto del XII secolo, emulando l’Ordine del Tempio.

I Pauperes Commilitones Christi Templique Salomonis, i cosiddetti “Templari”, sono i secondi Milites che si strutturarono da subito “monaci in arme”, mentre gli Ospitalieri soltanto intorno al 1140 sotto il secondo gran maestro fra’ Raymond du Puy, e diedero un notevole impulso alla cavalleria moderna. Secondo gran parte della storiografia l’ordine templare nacque da 8 Cavalieri che si aggregarono con il loro “Magister” su mandato del Patriarca e del sovrano gerosolimitano presso l’antica Spianata del Tempio ove sorgevano le due moschee e il Santuario di Omar (il luogo da cui il grande profeta Maometto ascese al cielo) nella città che divenne -a partire dal secondo quarto del VII secolo- “al-Quds” che in arabo significa “La Santa”. Difatti, Gerusalemme divenne musulmana sino al 15 luglio 1099 quando fu espugnata dai Crociati. L’emergenza del flusso dei pellegrini rese necessario una task force per consentire l’arrivo, in totale sicurezza (molteplici gli assalti con conseguente uccisione dei cristiani durante tutto l’XI secolo), alla città dove Cristo morì per crocifissione, fu sepolto e risorse. I cosiddetti “Tempieri” erano i Milites Templi, ma la definizione più calzante, in questi giorni dove l’incertezza e l’inquietudine albergano, ritengo sia “Cavalieri del Silenzio”. Essi in silenzio hanno saputo difendere i poveri sulle vie polverose della Terra Santa, sotto il sole cocente consentire afflusso di pellegrini verso la Città Santa. Si deve a San Bernardo, monaco cistercense ed abate di Chiaravalle, la scrittura della Regula contenuta nel “De laude novae militiae ad Milites Templi” che fu composta tra il 1128 ed il 1136, anno della morte di fra’ Hugues de Payns –per taluni storici un monaco in arme di Pagani, in Italia-, primo “Magister” dell’Ordo Templi, cui fu dedicata l’opera, come «exhortatorius sermo ad Milites Templi», riprendendo l’espressione del Santo nel prologo dell’opera. I Templari vengono anche detti “Militia Sancti Bernardi” presentandoli durante il Concilio di Troyes e a seguito del quale riuscì nel 1130 a farli riconoscere canonicamente il 13 gennaio (Sant’Ilario, Vescovo di Poitiers).

L’origine della Cavalleria, dunque, risale in Italia anche a Cavalieri di Lingua d’Italia Giovanniti e soprattutto Templari: il primo “Minister Templi di Lingua italiana” era fra’ Dalmazio da Verzario, giovane rampollo di una nobile casata milanese che presidiò la scorta militare dell’abate di Chiaravalle durante il suo soggiorno a Milano. Questi divenne il Priore della Domus Templi di “Sancta Maria de’ Templo” e successivamente fece costruire, molto probabilmente nelle sue terre, il Castri Negrini ad Aicurzio (in Brianza) con una caserma convento nei pressi del Rio Vallone sulla strada, unico esempio di architettura templare a doppio chiostro, e la villa La Commenda, il castrum che si trovava al di sopra della strada che conduce a Verderio.

A partire dal XVI secolo, invece, si iniziò a classificare gli Ordini Cavallereschi diversamente e, in particolare, a scindere grazie all’opera Dell’origine dei Cavalieri, pubblicata nel 1566 dal Sansovino, in cui si distinguono tre diverse categorie cavalleresche allora esistenti: A) “Cavalieri di Croce”, B) “Cavalieri di Collana” e C) “Cavalieri di Sperone”.

A) Questa primigenia suddivisione, non comprensiva di quelli di Merito che sorgeranno a partire dal XIX secolo, vede gli Ordini crucesignati -tra i quali l’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Cipro, di Rodi e infine di Malta-, l’Ordine Teutonico, l’Ordine dei Cavalieri del Tempio di Gerusalemme (sospeso nel 1312 dal Sommo Pontefice Clemente V), quelli iberici – Ordine Militare di Alcántara, l’Orden de Caballería de Nuestra Señora de Montesa (antico Ordine Militare iberico, nel 1587 reso dinastico), l’Ordo Militaris Sancti Iacobi de la Spatha (antico Ordine Militare che sorse nel XII secolo nel Regno di León e nel 1482 reso dinastico) e l’Ordine Militare di Calatrava (antico OM spagnolo, il Sommo Pontefice Alessandro III approvò l’ordine nel 1164 e nel 1482 -insieme a quelli di Alcántara e Santiago- venne annesso agli ordini della corona di Ferdinando II d’Aragona che ne divenne Gran Maestro, con licenza del Sommo Pontefice Alessandro VI che rese tale carica ereditaria; nel 1931 soppresso dal governo repubblicano e venne poi restaurato). Gli ordini cosiddetti “di croce” sono riconoscibili dall’insegna che portavano sull’abito.

B) Gli appartenenti ai cosiddetti “Cavalieri di Collana” sono, invece, pochissimi insigniti, appartenenti alle maggiori Casate, direttamente cugini del Monarca. Questa tipologia rappresenta il “gotha” degli Ordini Dinastici, sono certamente i massimi, creati dalle maggiori Case regnanti d’Europa. I più autorevoli : il Supremo Ordine della Santissima Annunziata, The Most Noble Order of the Garter (ovvero l’Ordine della Giarrettiera), l’Ordre de Saint-Michel (l’Ordine di San Michele, intitolato così in nome dell’Arcangelo Michele, analoga intitolazione a quello lusitano dell’Ala però di San Michele) ed, in ultimo, quello del Toson d’Oro (ramo austriaco e spagnolo).

C) Alla terza categoria appartenevano i Cavalieri, la cui nomina faceva parte del complesso delle investiture create dai Regnanti Pontefici e dai Sovrani e poi delegate a feudatari e Cavalieri anziani. Nei decenni successivi iniziarono anche altri storici ad approntare ricerche e studi inquadrando e classificando i cosiddetti “Ordini Cavallereschi”, sotto vari profili costituendo una bibliografia che è abbastanza rada, ma presente. Iniziano ad essere inquadrati gli Ordini Ereditari (che li definiremmo “Dinastici”, in cui prevale la trasmissibilità al primogenito maschio del titolo cavalleresco nobiliare) e si affermò una nuova tipologia, quelli di Merito: Militare, al fine di ricompensare particolari opere di valore belliche, Onorari – per benemerenze verso la nazione e quindi detti “per Meriti Civili” – in ultimo quelli Religiosi – che si appoggiano a regole monastiche e a dedicazioni a Santi -.

Per quanto riguarda, invece, la classificazione degli Ordini Cavallereschi, la maggior parte degli studiosi, ai giorni nostri la intende così:
1) Ordini Statuali che vengono anche definiti “di merito”; essi formano il cosiddetto “patrimonio araldico di uno Stato”. Questi per lo più sorsero nel corso del XIX secolo allo scopo di remunerare le particolari benemerenze -civili e militari- dei cittadini (per la prima volta anche a soggetti “non nobili” e quindi elevando l’insignito ad un rango onorifico e non più nobiliare); ovviamente il loro fons honorum appartiene allo Stato che li ha creati, non già alla Corona.
Se il tracciato costituzionale fosse monarchico questi Ordini Cavallereschi vengono definiti “Statuali” -da taluni storici inquadrati come “Ordini di Corona”-; queste istituzioni cavalleresche non rientrano nel patrimonio araldico della sua Dinastia, ma in caso di passaggio da Monarchia a Repubblica -nel caso italiano riguarda due ordini (quello “Militare” e “Lavoro”)- risultano trasmessi alla nazione, il gran magistero resta trasmesso al Capo di Stato.

2) Gli Ordini Equestri Pontifici che si intendono quelli conferiti direttamente dal Sommo Pontefice regnante, per tramite di Lettere Apostoliche; ad oggi ve ne sono cinque, di cui solo gli ultimi tre attivi. Essi si dividono in “Ordini di collazione diretta”, ovvero direttamente conferiti dal Sommo Pontefice -l’Ordine Supremo del Cristo, l’Ordine della Milizia Aurata, l’Ordine Piano, l’Ordine di San Gregorio Magno e l’Ordine di San Silvestro Papa- e “Ordini di subcollazione” -che sono pertanto semindipendenti- quali l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme e l’Ordine di Santa Maria Teutonica (Cavalieri Teutonici), in quanto concessi da un Membro -Gran Maestro, per il primo, Hochmeister, per il secondo- che rappresenta la Sede Apostolica e quindi sono direttamente posti sotto la protezione pontificia. Quest’ultimo ha perduto la sua veste cavalleresca verso la fine degli anni Venti dello scorso secolo divenendo ordine canonicale -i “Familiaren” o “Marianen” sono Membri dell’Ordine al pari del Terz’Ordine Francescano, pertanto non più Cavalieri (ecco perché non sono riconosciuti dal Ministero della Difesa)-.

Tra gli Ordini Pontifici ve ne era uno nobiliare attivo o nobilitante, poiché conferiva la nobiltà ereditaria ai Cavalieri di Gran Croce e la nobiltà personale ai Commendatori (l’Ordine Pontificio Piano) sino alla sua riforma tramite nuovi Statuti. Tutti gli Ordini Pontifici possiamo però inquadrarli nell’alveo degli “Ordini di Merito”, poiché sono sistemi premiali volti a remunerare benemerenze acquisite per servizi fatti direttamente alla Sede Apostolica, alle opere cattoliche o alla Santa Romana Chiesa.

3) Agli Ordini Sovrani appartiene solamente il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Cipro, detto di Rodi, infine di Malta che mantiene la sua natura di ente sovrano poiché riconosciuto dall’Autorità Apostolica che lo ha istituito (ecco la crisi generatasi negli anni scorsi). Dal punto di vista del diritto internazionale gode di una “territorialità” e dunque è soggetto davvero atipico, soprattutto quella che potremmo intendere come “posizione giuridica” che determina una dicotomia: esso è Religione -ovvero con una sua Regula religiosa, essendo ordine religioso a tutti gli effetti con membri (Cavalieri del Primo Ceto) che emettono i tre voti di Castità, Povertà ed Obbedienza- e, invece, l’ordine cavalleresco che non può essere disgiunto dalla prima istituzione. L‘Ordine Gerosolimitano è retto da Sua Altezza Eminentissima l’80° Principe e Gran Maestro che è il Capo della Religione -è Religioso, appartenendo al Primo Ceto– ed è altresì il Capo Supremo dell’Ordine Cavalleresco, unitamente al Sovrano Consiglio che è l’organo portatore della Sovranità. Attualmente il Sovrano Militare Ordine di Malta intrattiene rapporti diplomatici con oltre settanta Stati ed ha un Ambasciatore presso la Repubblica Italiana, lo Stato Città del Vaticano e presso la Repubblica di San Marino.

4) Gli Ordini Dinastici si intendono tutti quelli che appartengono al patrimonio araldico di una Real Casa, già Sovrana. Ovviamente se la Dinastia è ancora regnante tali Ordini si chiameranno semplicemente “Dinastici Statuali” poiché messi a disposizione dello Stato per poter conferire Onori o sistemi premiali atti a conferire benemerenze a coloro che si sono distinti verso quella nazione. Gli Ordini si chiameranno dinastici non nazionali, invece, se la Dinastia non è più regnante, in quel caso la persona che è il Capo della Real Casa conserva il cosiddetto jus collationis su tutti i suoi Ordini Cavallereschi -la gran parte di questi Ordini traggono origine da Bolle Apostoliche di Approvazione (il Costantiniano per il Regno delle due Sicilie ed anche quello dei Borbone Parma, così come gli Stefaniani per granducato di Toscana)-. Inoltre, vi è una sottospecie detta “Ordine familiare” che riguarda, invece, quell’istituzione cavalleresca che appartiene al patrimonio araldico di una Real Casa -sovrana o già sovrana-, senza essere mai stato messo a disposizione dello Stato.
In ultimo, abbiamo i cosiddetti “Ordini estinti” ovvero quelli in cui non sono più avvenuti conferimenti e che sono trascorsi oltre un secolo dal decesso dell’ultimo cavaliere.
Un Ordine può, invece, considerarsi “soppresso” se l’autorità dal quale dipende decide di non procedere più a conferimenti, oppure per causa di mutamenti costituzionali della nazione.

Orbene, gli Ordini cavallereschi nazionali, in ordine cronologico crescente dalla data della loro istituzione -o di rinnovazione repubblicana dei singoli- sono:

  1. l’Ordine Militare d’Italia;
  2. l’Ordine della “Stella della Solidarietà d’Italia” (primigenio sistema premiale repubblicano per coloro che contribuirono a far rinascere l’Italia) riformato nel 2011 nell’Ordine della “Stella d’Italia”;
  3. l’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” (1951)
  4. l’Ordine Cavalleresco “Al Merito del lavoro” (revisionato il 27 marzo 1952 e con successive modifiche ancora più restrittive);
  5. l’Ordine “di Vittorio Veneto” oggi quiescente che premiava chi avesse partecipato al Primo Conflitto Mondiale, o altre campagne di guerra, per oltre 6 mesi al fronte.

L’esistenza degli Ordini Cavallereschi non contrasta forse con la XIV delle Disposizioni transitorie e finali della nostra Costituzione che abolisce i titoli nobiliari?
Assolutamente no, perché il grado Cavalleresco non è un cosiddetto “Titolo Nobiliare”, bensì una “Dignitas” che consiste in una vera “premialità” che la Repubblica Italiana conferisce per benemerenze verso la nazione a soggetti italiani e esteri per le loro particolari benemerenze; vero è che, come asseriva il filosofo Aristotele, «la dignità non consiste nel possedere onori, ma nella coscienza di meritarli». Pertanto, la Repubblica Italiana nel quadro della revisione costituzionale, alla luce dell’avvento della “libertà” -ritrovata dopo il ventennio fascista-, a seguito di una travagliata guerra mondiale che durò a lungo falcidiando la popolazione nel Paese, decise di convertire alcuni “Ordini Statuali” che in iure appartenevano alla storia dell’Italia (Ordine Militare di Savoia convertito in “Ordine Militare d’Italia”; oltre al ) e successivamente scelse l’adozione di nuovi Sistemi Premiali che de facto premiano coloro che si sono resi benemeriti verso la Nazione (ecco l’importanza dei cosiddetti “Ordini di Merito”).

Come si ottengono le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana (OMRI)?
Il conferimento dell’onorificenza dell’Ordine cavalleresco statale “al Merito della Repubblica Italiana”, stando alla vigente disciplina normata dalla Legge 178 del 3 marzo 1951, ha la finalità di «ricompensare benemerenze acquisite verso la Nazione nel campo delle lettere, delle arti, dell’economia e nell’impegno di pubbliche cariche e di attività svolte a fini sociali, filantropici e umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari».
Di norma il candidato al conferimento dell’onorificenza viene proposto e nominato con apposito decreto in due date simbolo repubblicane: il 27 dicembre (anniversario della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della “Costituzione Italiana” nell’anno 1947 ed entrata in vigore il 1 gennaio successivo) e il 2 giugno (Festa della Repubblica) ; talvolta per casi di urgenza -come il sottoscritto- capita che la data del decreto -e di conseguenza la data di nomina di conferimento dell’onorificenza riportata sul diploma- possa essere differente. I requisiti sono abbastanza astringenti e con il “Napolitano bis” si è assistito ad un contingentamento degli Insigniti dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” annuali, comprese anche eventuali promozioni, inoltre è vietato il conferimento di onorificenze, decorazioni e distinzioni cavalleresche, con qualsiasi forma e denominazione, da parte di enti, associazioni e privati.

I requisiti per poter essere insigniti di una onorificenza dell’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” sono l’aver acquisito benemerenze verso la Nazione nel campo delle scienze, delle lettere, delle arti, dell’economia e nel disimpegno di pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e militari. Inoltre, non si possono conferire onorificenze in favore di cittadini italiani che non abbiano compiuto il 35o anno di età, con l’eccezione di particolari motivi che ne giustifichino la concessione. Tra una onorificenza e l’altra di grado superiore occorre, di norma, una permanenza di almeno tre anni nella qualifica inferiore. Le onorificenze non possono essere conferite ai deputati e ai senatori durante il loro mandato parlamentare.

Quali sono i gradi onorifici dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana?
Come dicevo, le norme che regolano l’Ordine “Al Merito della Repubblica Italiana” sono la Legge 3 marzo 1951, n. 178, il successivo Decreto del Presidente della Repubblica n. 458, 3 maggio 1952, e il Decreto del Presidente della Repubblica del 31 ottobre 1952; questo il profilo normativo da cui si evincono i cosiddetti “gradi onorifici”, in ordine crescente, che sono i seguenti: Cavaliere, Ufficiale, Commendatore, Grande Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce. Per altissime benemerenze può essere eccezionalmente conferita la classe speciale dei Cavalieri di Gran Croce decorato di Gran Cordone, di norma concesso ai Capi di Stato esteri.

Quali doveri e prerogative comporta l’appartenenza all’Ordine?
Il maggior dovere è di amare il proprio Stato, essere un buon Cittadino e soprattutto essere Testimone della correttezza delle leggi della propria nazione; un compito arduo, cavalleresco e quasi militare.
Occorre precisare, invece, che non esistono particolari prerogative, né tanto meno emolumenti se non per i Militari che ricevono l’Onorificenza del Merito Militare cui è abbinata, oltre al grado cavalleresco, una piccola prebenda annuale (una sorta di “stipendium dignitatis”, così come prevede l’istituto commendale). Orbene, la partecipazione a manifestazioni solenni impone un Cerimoniale nel quale l’insignito dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana gode un diritto di prevalenza su altri Ordini -e sistemi premiali-, essendo per lo Stato italiano il primario. Questa gerarchia viene indicata agli articoli 29 e 30 delle “Disposizioni generali in materia di cerimoniale e disciplina delle precedenze tra le cariche pubbliche” (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 aprile 2006) da cui si evince che gli Ordini della Repubblica; questa determinata successione, solo in via inferenziale, potrebbe essere forse letta come enumerazione in ordine decrescente di importanza di tutti i sistemi premiali italiani.

Nel testo, dopo aver ribadito come la Repubblica Italiana premia «le benemerenze individuali e collettive con distinzioni cavalleresche e con distinzioni onorifiche», indicando così anche eventuali medaglie dei vari Ministeri per coloro che per ragioni di servizio si fossero particolarmente distinti. Da quest’elenco si evince l’importanza dei sistemi premiali italiani: in primis vengono collocati gli ordini cavallereschi nazionali ed in secundis le decorazioni partendo da quelle al Valore Militare, la “Stella al merito del lavoro” e per terminare le diverse ricompense al Valore civile e al Merito Civile, in ultimo quelle ministeriali. Il cosiddetto “ordine di precedenza” dei sistemi premiali nazionali: l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana; l’Ordine Militare d’Italia; l’Ordine della Stella d’Italia (gli insigniti precedentemente dal 2011 l’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana); l’Ordine al Merito del Lavoro; l’Ordine di Vittorio Veneto (oggi quiescente dal 2008 e definitivamente abolito nel 2010). Dal testo si evince che tali onorificenze, decorazioni e benemerenze non attribuiscono all’insignito precedenza nelle cerimonie, fatto salvo, invece, «quanto previsto dagli articoli 5 e 9 per le Medaglie d’oro al Valore militare e al Valore civile». Il testo indica comunque la gerarchia: «per la determinazione della precedenza tra i gradi e le classi delle distinzioni cavalleresche e onorifiche, nonché per l’uso e le fogge delle relative insegne, vale quanto fissato dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 30 ottobre 2001, DCE 12.3/24, come integrata dalla circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 15 febbraio 2005, DCS 24/12.3.23».

Come detto, uno dei momenti topici della vita repubblicana sono le feste nazionali civili e si specifica che «gli insigniti debbono indossare la più elevata in grado tra le insegne degli ordini cavallereschi nazionali, ovvero delle altre decorazioni e distinzioni onorifiche nazionali a loro attribuite, nelle forme previste». Quindi vige, in Italia, la portabilità dell’insegna cavalleresca maggiore -in diversi stati si indossano sull’uniforme tutti i gradi conferiti- e non tutte quelle ricevute.

Se dovessi indicare le prerogative degli ordini cavallereschi vorrei escludere particolari privilegi, le potestà, le qualità d’animo. La letteratura al riguardo è vastissima, così come la consolidata dottrina, interprete della tradizione cavalleresca, nonché l’apparato delle normative giuridiche degli ordinamenti statuali o nobiliari che hanno avuto o hanno tuttora vigore, consentono di affermare che possono essere propriamente definiti “Ordini Cavallereschi” quelli creati dal Sommo Pontefice – vedasi ad esempio il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (313) o da Sovrani cattolici con l’autorizzazione o la protezione del Pontefice -è il caso del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire (1562) il cui gran magistero fu dato in perpetuum dal Sommo Pontefice Pio IV a Cosimo I de’ Medici.

Nel mio testo ho citato grandi storici ed autori che si sono occupati della “Cavalleria” con ampie citazioni di Luigi Cibrario, Licurgo Cappelletti, Giacomo Carlo Bascapè, oltre al grandissimo abate di Santa Maria; il volume raccoglie, inoltre, tavole faleristiche e la sezione diplomatica (in cui sono trascritti tutti i diplomi).

Come si articola la vita associativa dell’Ordine?
L’Ordine al Merito della Repubblica Italiana non è un sodalizio cavalleresco come potrebbero essere il Sovrano Militare Ordine di Malta che consta di Membri, Insigniti e Decorati, oppure l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme la cui attività vertono al mantenimento di Opere Caritative: il primo si dedica alla costruzione e al mantenimento di Ospedali, nonché all’assistenza dei “Signori Ammalati”, mentre il secondo sovvenziona le istituzioni cattoliche in Terra Santa (Patriarcato di Gerusalemme dei Latini, Custodia Terrae Sanctae). Peraltro, non si assiste ad una vita associativa come potrebbe essere quella di altre organizzazioni cavalleresche, quali gli Ordini preunitari dinastici le cui Real Case (Borbone delle Due Sicilie, Borbone Parma ed Asburgo Lorena di Toscana), le cui finalità sono filantropiche e caritative similmente ad organizzazioni di servizio quali Lions e Rotary connotate dalla “convivialità” periodica -ovvero le cene in uno sporting, yachting club o in ristoranti storici sedi dei singoli Clubs- che serve a creare gruppo, ma soprattutto per raccogliere fondi a favore delle rispettive fondazioni, di enti di ricerca, istituzioni o strutture nosocomiali.

Le finalità di un “Cavaliere della Repubblica” constano nel servire il proprio Stato, rispettare le leggi della Repubblica Italiana e sforzarsi di promuovere la Legalità; dal canto mio ho fondato l’Unione Nazionale Cavalieri d’Italia sezione di Monza e della Brianza, riconosciuta il 24 febbraio 2018 dall’Assemblea Nazionale dell’U.N.C.I., di cui sono stato eletto all’unanimità Presidente provinciale e Delegato Nazionale. L’U.N.C.I. briantea è stata ufficialmente presentata il 2 giugno 2018 presso il Teatrino della Villa Imperiale di Monza alla presenza del Sindaco di Monza ed Autorità Civili, Militari e Religiose. Dal punto di vista culturale abbiamo realizzato anche delle attività in interclub con il Lions Club Carate Brianza Cavalieri consegnando diverse migliaia di Costituzioni Italiane alle ragazze e ai ragazzi delle quinte superiori, di terza media e persino, nel comune più piccolo della Brianza, ai ragazzini di quinta elementare. Inoltre, caritativamente abbiamo prodotto ben due Premi Bontà: il primo nel 2018 è stato conferito alla Custodia Terrae Sanctae –per tramite del Commissario di Terra Santa per l’Italia Settentrionale, Reverendissimo Padre Francesco Ielpo-, il secondo, invece, al Centro Ascolto Caritas di Besana in Brianza presso la Biblioteca Civica “Mons. Galbiati” durante una lectio magistralis tenuta dal decano dello Studium Biblicum Franciscanum tenuto sulla figura del compianto Monsignore Enrico Rodolfo Galbiati, già Prefetto della Veneranda Biblioteca e Pinacoteca Ambrosiana di Milano, insigne biblista e vero “ponte” tra Oriente ed Occidente. Numerose le pubblicazioni sostenute dalla nostra sezione, sempre in interclub con Lions Club Carate Brianza Cavalieri di cui sono Centennial Charter President e Melvin Jones Fellow, fra cui: 1) “La Costituzione Italiana. A 70 anni dalla sua emanazione” delle Edizioni Effigi di Arcidosso (2018); 2) la pregevole opera “Porrona e la sua Commenda” delle Edizioni Effigi di Arcidosso (2019) -della Dr.ssa Chiara Benedetta R. Varisco, Giurista e Segretario provinciale- sull’istituto della Commenda del Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire (un ordine emulo di quello Melitense e che ne recuperò gli “Statuti”, oggi riconosciuto dal Ministero degli Affari Esteri e a cui capo c’è Sua Altezza Imperiale e Reale Sigismondo d’Asburgo Lorena, granduca Titolare di Toscana) con prefazione del Cavaliere di Gran Croce Dr. Umberto Ascani Menicucci, Presidente dell’Istituzione dei Cavalieri di Santo Stefano; 3) “Gli Ordini Cavallereschi Italiani. I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana” delle Edizioni Effigi di Arcidosso (finito di stampare nel dicembre 2019).

Non ultimo l’aiuto della sezione briantea ai Monasteri: delle Adoratrici di Ischia di Castro -per tramite del Banco Alimentari del Distretto LION 108 L-; delle Romite di Sant’Ambrogio ad Nemus della Bernaga; di San Giuseppe delle Monache Romite di Agra (sopra Luino, sul Lago Maggiore, al confine di stato con la Repubblica Elvetica).

Quali altri ordini cavallereschi sono attivi nel nostro Paese e con quale organizzazione?
Questo volume intende mettere in luce gli Ordini Cavallereschi Italiani sia repubblicani, che pontifici e preunitari, ovvero quelli presenti all’Unità d’Italia operata dalla Real Casa di Savoia.
Per quanto riguarda gli altri ordini cavallereschi attivi nel nostro Paese mi corre l’obbligo di evidenziare le attività svolte da quelli preunitari che sono riconosciuti dalla Repubblica Italiana; gli insigniti dei seguenti ordini: di San Gennaro e Costantiniano di San Giorgio (ex Regno delle Due Sicilie); Sacro Angelico Ordine Costantiniano e San Lodovico (ex Ducato di Parma e Piacenza); Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire e Ordine del Merito Civile e Militare sotto il Titolo di San Giuseppe (ex Granducato di Toscana). Per il porto delle onorificenze e del titolo occorre leggere l’articolo 7 della legge 178 (3 marzo 1951) che ha introdotto nel nostro ordinamento un regime autorizzativo teso a limitare e regolamentare l’uso delle onorificenze di Stati Esteri ed Ordini cavallereschi non nazionali nel nostro Paese. In particolare, l’articolo 7 della suddetta Legge dispone che i cittadini italiani non possano usare nel territorio nazionale onorificenze straniere o non nazionali se non sono autorizzate con decreto del Ministero degli Affari Esteri.

Nella società contemporanea, quali sono e come si vivono gli ideali cavallereschi?
Gli ideali cavallereschi oggi esistono nel cuore, ma soprattutto nelle prassi. In questo volume ho cercato di raccogliere la storia dell’evoluzione della Cavalleria da cui si determinarono gli Ordini Repubblicani, ex novo (Ordine della Stella della Solidarietà Italiana – poi “della Stella d’Italia”- e l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, oltre a quello “di Vittorio Veneto” oggi quiescente) o proseguimento di quelli “statuali” già esistenti in epoca monarchica (Militare e del Lavoro). Gli ideali cavallereschi dell’aiutare i bisognosi e i poveri, sostenere la propria società credo siano la molla che sospinge l’essere oggi “Cavaliere”. Mi sovviene il grande scrittore Hermann Hesse che in una sua opera, assai poco conosciuta sul Poverello d’Assisi (patrono d’Italia per avere inventato -ed osato- scrivere in lingua volgare, inventando così l’idioma italico), così si esprime sul vero significato cavalleresco:

“«Mamma, vorrei diventare un cavaliere».
«Un cavaliere? Se vuoi puoi provarci… Ma questo cosa c’entra?»

«C’entra! C’entra eccome! Ma tu non puoi capirmi! Vedi, io voglio diventare un cavaliere, ma non ne sono capace! Continuo a fare sciocchezze. Diventare cavaliere è così difficile, così difficile… un vero cavaliere non si comporta come uno sciocco, e anch’io lo vorrei, anch’io voglio essere così, e invece non riesco! Oggi all’improvviso mi sono messo a correre insieme ai bambini e ho ballato con loro! Come se fossi anch’io un bambino».

La mamma lo fece sdraiare nuovamente.
«Non essere sciocco, Francesco! Ballare non è un peccato. Anche a un cavaliere è permesso danzare qualche volta, quando è contento o vuol dare gioia agli altri. Vedi, tu ti tormenti con cose che non sono veramente come te le immagini. Non si può certo essere capaci di fare quasi subito tutto quello che si vuole.
Anche i cavalieri una volta sono stati ragazzi e hanno giocato e ballato.
Piuttosto dimmi: perché mai, vorresti diventare un cavaliere?
Perché sono persone tanto devote e coraggiose?»
«Si, certo. E anche perché potrò diventare principe o duca e tutti parleranno di me»
«Capisco. È dunque così importante che la gente parli di te?»
«Oh, si, mi piacerebbe tanto»
«E allora fai in modo che si possa dire di te solo cose buone! Altrimenti è una brutta cosa essere sulla bocca di tutti».
La mamma dovette rimanergli ancora un po’ vicina e tenergli la mano.
Se paragonava l’innocenza dei desideri e dei propositi di Francesco con la passione e il sofferto ardore che questi provocano in lui, provava una strana sensazione.
Questo ragazzo avrebbe avuto tanto amore nella vita, era sicura, ma anche tante, ma tante delusioni. Non sarebbe diventato cavaliere, quelli erano solo sogni.
Eppure era destinato a qualcosa di non comune, nel bene e nel male.
Al buio della stanza gli fece il segno della Croce e in cuor suo lo chiamò come più tardi si sarebbe chiamato lui stesso: poverello” [H. HESSE, Francesco d’Assisi, Prato, Piano B Edizioni, 2012, pp. 89-90].
Ritengo utile sottolineare l’esempio di San Francesco d’Assisi –lui stesso cavaliere- che è foriero della “dimensione cavalleresca”, quasi una preghiera laica, e della vocazionalità che ciascun Miles dovrebbe vivere nella propria esperienza quotidiana.

Alessio Varisco è Maestro d’Arte all’Accademia di Belle Arti di Brera in Decorazione. Laureato in Magistero Teologico presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Milano, Istituto Superiore di Scienze Religiose di Milano, consegue la Laurea Specialistica in Antropologia dell’Arte Sacra presso il Dipartimento di Arti e Antropologia del Sacro dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Ha ricevuto le seguenti Onorificenze:

  • Cavaliere Al Merito dell’Ordine della Repubblica Italiana su proposta del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana;
  • Ufficiale dell’Ordine Cavalleresco pro Merito Melitensi per volontà di Sua Altezza Eminentissima il Principe e Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta e del Sovrano Consiglio;
  • Cavaliere di Merito del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (Decreto Ministro degli Affari Esteri per l’autorizzazione a fregiarsi dell’Onorificenza di Cavaliere di Merito del SMOC);

Preside dell’Accademia “Domus Templi”, Art Director di Técne Art Studio e fondatore del progetto “La Via dei Cavalieri”; Storico dell’arte e degli Ordini Cavallereschi ed autore di testi sulla storia dell’arte sacra, ha pubblicato: Gli Ordini Cavallereschi Italiani. I sistemi premiali conferiti e riconosciuti dalla Repubblica Italiana (2019); La Costituzione Italiana a 70 anni dalla sua emanazione (2018); I Templari nell’Alta Lombardia (2017); Custodes Sancti Sepulchri (2017); Santo Stefano I e il suo Ordine. Montemurlo e la sua Rocca (2017); Devozionalità alla Madre di Dio del Monte Phileremo, patrona del Sovrano Militare Ordine di Malta (2016); Il Sovrano Militare Ordine di Malta. Cenni storici (Tuitio Fidei 1 – Quaderni del Corso di Formazione per Volontari della Delegazione di Benevento del Sovrano Militare Ordine di Malta, 2016); San Giorgio, i Costantiniani, i Borbone Due Sicilie e i loro Ordini Dinastici (2015); Nel Mio Nome. Piccola Enciclopedia degli Ordini Dinastici toscani (2015); Stefano I: un Santo Papa martire e il suo ordine (2015); I segni dei Cavalieri. Giovanniti, Templari e Cavalieri di Stefano in Alta Maremma (2014); Ordini Dinastici Toscani (2014); San Rainaldo e la soluzione dei Templari (2012); Borgo Sansepolcro. Città di cavalieri e pellegrini (2011); Maremma terra di cavalieri. Giovanniti, Templari e Cavalieri di Santo Stefano (2010). Oltre 170 le conferenze e la partecipazione a convegni.

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