
Quali erano le finalità della scuola di Mistica fascista?
Le finalità della scuola di mistica fascista erano tutte dirette alla formazione di una nuova classe dirigente fascista che fosse consapevole dei propri doveri e in grado di assolvere ai propri compiti. Fascisti convinti, quindi, non certo degli opportunisti o dei cacciatori di prebende e cadreghini. Sicuramente nelle intenzioni di Giani essa avrebbe dovuto partorire i quadri dirigenti del regime.
Chi erano e quali motivazioni spingevano i giovani intellettuali che credettero, obbedirono e combatterono fino alla morte in nome di Mussolini?
Erano giovani né migliori né peggiori di tanti altri con, in più, l’entusiasmo e la fiducia nelle parole e nella figura di Mussolini. Erano cresciuti nel mito del duce, avevano frequentato le organizzazioni giovanili del fascismo e avevano vissuto la propria esistenza all’interno di una cornice oltre la quale non avevano potuto andare. I miti del regime avevano avuto facile presa su di loro. Amavano quella sorta di clima da rivoluzione permanente che il duce era riuscito a trasmettere, la sensazione di essere protagonisti di un movimento che stava permeando di sé il mondo circostante. Credettero, obbedirono e combatterono, in molti, perdendo la vita pur di mantenersi coerenti con la loro fede. Qualcuno fece in tempo a rendersene conto, altri scelsero di non accorgersene mai, altri ancora non poterono nemmeno scegliere perché non ne ebbero il tempo. Di sicuro tutti sbatterono contro l’evidente difformità tra un’Italia fascista e guerrafondaia a parole che, tuttavia, nei fatti, mostrò tutta la sua impreparazione.
Il libro contiene documenti inediti, fra i quali il diario dal fronte di Giani e le lettere dalla guerra dei giovani volontari di Mistica: quali aspetti rivelano di quella generazione che combatté una guerra senza nemmeno sapere perché?
Le lettere degli allievi della scuola di Mistica Fascista spedite al direttore della scuola stessa dai vari fronti d’Europa sono tutte state inviate prima della disfatta e conservano ancora la fiducia e la convinzione di una vittoria finale. Non emergono da esse dubbi o crisi di coscienza. Semmai l’amarezza e il dolore per la scomparsa di Niccolò Giani. Ecco, erano, questi giovani, i puri del fascismo, che credevano realmente in quello che diceva Mussolini e in quello che dicevano e scrivevano anche loro. In realtà la guerra la combatterono sapendo benissimo il motivo: le giovani nazioni operaie contro le vecchie demo-pluto-giudaico-massoniche nazioni della vecchia Europa. Le cose stavano ben diversamente, ma ormai era troppo tardi per porvi rimedio.
Aldo Grandi, giornalista professionista, vive e lavora a Lucca dove è editore e direttore responsabile di quattro quotidiani online («La Gazzetta di Lucca», «La Gazzetta di Viareggio», «La Gazzetta del Serchio», «La Gazzetta di Massa e Carrara»). Storico e saggista, tra le sue opere si segnalano Autoritratto di una generazione (1990); Giangiacomo Feltrinelli. La dinastia, il rivoluzionario (2000); I giovani di Mussolini (2001); La generazione degli anni perduti. Storie di Potere Operaio (2003); Insurrezione armata (2005); L’ultimo brigatista (2007); Il gerarca col sorriso (2010).