“Giovanni XXIII. L’antipapa che salvò la Chiesa” di Mario Prignano

Giovanni XXIII. L'antipapa che salvò la Chiesa, Mario PrignanoDott. Mario Prignano, Lei è autore del libro Giovanni XXIII. L’antipapa che salvò la Chiesa, edito da Morcelliana: nel sentire comune Giovanni XXIII è il papa buono, Angelo Roncalli.
Vista la straordinaria popolarità di papa Roncalli, canonizzato cinque anni fa da papa Francesco e venerato in tutto il mondo come il Papa Buono, il mio libro avrebbe anche potuto chiamarsi “L’altro Giovanni XXIII”: pochi infatti sanno che nella storia della Chiesa già un altro pontefice aveva assunto quel nome. E pochissimi sanno che per cinquecento anni quel pontefice è stato considerato, da molti studiosi e perfino dall’Annuario pontificio, un pontefice legittimo anche se contestato. Fu Roncalli che, con un gesto che nessun suo predecessore aveva avuto il coraggio di compiere, decise di assumere quel nome e fare chiarezza una volta per tutte. “L’altro Giovanni XXIII”, infatti, era stato deposto dal concilio di Costanza nel 1415, dunque qualcosa che non andava doveva pur averla…

Perché si può affermare che Baldassarre Cossa fu ‘l’antipapa che salvò la Chiesa’?
Sembra un ossimoro: può un antipapa fare qualcosa di buono per la Chiesa? Eppure nel caso di Baldassarre Cossa fu così. Perché nel 1414, quando la cristianità era divisa nell’obbedienza a ben tre papi (uno dei quali lui stesso), indisse un concilio a Costanza con l’idea di risolvere una volta per tutte lo scisma, e decise di recarvisi nonostante gli inequivocabili segnali che gli stessi padri conciliari da lui convocati avrebbero potuto deporlo, come di fatto avvenne. Compì dunque un gesto meritorio e coraggioso. Molti secoli dopo, secondo una testimonianza inedita che cito nel mio libro, lo stesso Roncalli avrebbe affermato: “Cossa fu un antipapa… ma convocando il concilio di Costanza ebbe il merito di riportare l’unità nella Chiesa”. Dopo avere deposto Cossa, infatti, Il concilio depose anche Benedetto XIII e convinse il terzo papa, Gregorio XII, a cedere spontaneamente la tiara, per arrivare, nel 1417, all’elezione del nuovo pontefice universalmente riconosciuto: Martino V.

Quali vicende segnarono la vita di Baldassarre Cossa-Giovanni XXIII?
Cossa proveniva da una famiglia di Ischia da secoli dedita alla pirateria e, come figlio non primogenito, fu ben presto avviato alla carriera ecclesiastica sotto la protezione del pontefice allora regnante a Roma, Bonifacio IX, come lui di famiglia napoletana. Era il tempo dello Scisma d’Occidente, con un papa a Roma e uno ad Avignone. Di carattere energico e senza scrupoli, divenuto cardinale, Cossa si schierò con chi riteneva che, in mancanza di un accordo tra i due pretesi pontefici, per risolvere la questione bisognasse eleggerne un terzo. Fu così che nel 1409 venne eletto a Pisa Alessandro V, e alla sua morte, l’anno successivo, lo stesso Cossa. Nel 1410 la Chiesa si ritrovava così con ben tre papi, ognuno dei quali convinto di essere l’unico legittimo successore di Pietro. Grazie anche alla conquista del Vaticano e la conseguente cacciata del “romano” Gregorio XII, che trovò rifugio a Rimini, Giovanni XXIII riuscì a conquistare il consenso dei regni più potenti: Francia, Inghilterra, Ungheria, Boemia, Polonia… ma certo non a debellare lo scisma. Fu così che su impulso di Sigismondo, re d’Ungheria e futuro imperatore del Sacro romano impero, decise di convocare a Costanza quel concilio grazie al quale sperava di ottenere la consacrazione finale e cacciare gli altri due pretendenti definitivamente nell’ombra.

Come si articolò il Concilio di Costanza?
Come detto, Cossa vi si recò nonostante i segnali che lì avrebbero potuto estrometterlo dal papato. E in effetti, subito l’avvio delle sedute, alla fine del 1414, divenne subito chiaro che l’intenzione dei padri conciliari era quella di ottenere la rinuncia da tutti e tre i pretendenti al trono di Pietro. Cossa-Giovanni XXIII promise per ben tre volte che avrebbe rinunciato alla tiara come gli veniva chiesto dal concilio, se anche gli altri due avessero fatto altrettanto. Poi fu preso dal panico. Si convinse (a mio giudizio, non a torto) che dopo la rinuncia sarebbe stato imprigionato e forse addirittura ucciso, come era successo a Celestino V, e fuggì. La sua diserzione lo fece passare dalla parte del torto. Fu riacciuffato, processato e deposto “per indegnità” dal concilio, che lo trovò colpevole di accuse abominevoli e inverosimili che andavano dall’adesione all’islam alla tirannia, dalla simonia alla corruzione allo stupro e alla sodomia. Il concilio sarebbe durato ancora tre anni, fino alla primavera 1418, avviando effettivamente a soluzione lo Scisma d’Occidente con l’elezione di Martino V.

Baldassarre Cossa fu accusato dai suoi contemporanei di incredibili nefandezze e dipinto come un campione di avidità, violenza, depravazione: qual è la verità storica?
La verità storica non è facile da appurare. Quello che si può affermare con certezza è che nelle accuse rivolte a Cossa vi furono moltissime esagerazioni. Come si poteva credere che durante il periodo in cui fu legato pontificio a Bologna avesse abusato di numerosi giovani e addirittura di centinaia di vergini e suore? Che disprezzasse chi credeva nell’immortalità dell’anima? Che avesse avvelenato tutti i suoi nemici cominciando dagli ultimi due papi che lo avevano preceduto? Eppure questo e molto altro confluì, descritto nei minimi dettagli, negli atti del processo imbastito contro di lui a Costanza. Probabilmente, come affermò uno storico tedesco di fine Ottocento, la verità è che Giovanni XXIII non fu “nè migliore nè peggiore dei papi suoi contemporanei”. Da parte nostra possiamo aggiungere che certamente Cossa rimase vittima di una campagna di fake news ante litteram, che ora merita di essere smascherata.

Cosa fu di Baldassarre Cossa dopo la sua deposizione?
Dopo la deposizione Cossa rimase per quattro anni prigioniero del conte Palatino del Reno, che lo rinchiuse in un castello nei dintorni di Heidelberg. Solo nel 1419, grazie al riscatto pagato da Giovanni de’ Medici, capostipite dei famosi banchieri e amico di Cossa, che durante il suo pontificato lo aveva reso immensamente ricco, l’ex papa potè tornare un uomo libero. Intraprese un avventurosissimo viaggio dal cuore dell’Impero fino a Firenze, dove allora risiedeva Martino V, si prostrò ai piedi del papa professandogli obbedienza e ricevendo in cambio, lui che era stato deposto tanto ignominiosamente, la nomina a cardinale.

Qual è l’eredità di Baldassarre Cossa?
Dopo la sua morte, Cossa rimase vittima di una singolare damnatio memoriae: considerato come un ricettacolo di vizi, indegno del papato e per questo deposto dal pontificato, per molti secoli fu tuttavia considerato legittimo successore di Pietro. Fino a quando Angelo Roncalli, fin da giovane incuriosito e attratto da quella oscura figura tardomedievale, scelse di chiamarsi Giovanni XXIII, relegando una volta per tutte e senza possibilità di appello Cossa nel limbo degli antipapi.

Mario Prignano, giornalista, è caporedattore centrale del Tg1. È autore di Il giornalismo politico (Rubbettino, 2007) e Urbano VI, il papa che non doveva essere eletto (Marietti, 2010).

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