La mia passione per i libri rientra nel più ampio interesse per le storie e ogni forma di narrazione. Oltre all’escapismo tipico della narrativa, c’è anche una fame di conoscenza che non si è mai placata: il desiderio di apprendere il più possibile di un argomento, l’impellenza di continuare a scavare tra le pagine dei libri, affamata di sapere.
La mia passione per i libri è necessità.
Quando è nato il Tuo amore per i libri?
Non ricordo un momento preciso, ho sempre letto. Mia madre mi indicava le parole scritte su qualsiasi oggetto ci circondasse, me ne spiegava il significato e alimentava la mia curiosità. Sono stata una bambina fortunata, perché i miei genitori mi leggevano ogni sera le favole della buonanotte: non ricordo un momento prima di quel rituale, la lettura ha sempre fatto parte della mia vita. Non appena imparai a leggere in maniera autonoma alle scuole elementari iniziai anche a minacciare il portafogli dei miei genitori con continue richieste di nuovi libri (che divoravo)… poi mi fecero scoprire la biblioteca e presi a razziarne tutto il reparto per bambini!
Da piccola tra l’altro ero molto competitiva, la biblioteca del paese ogni anno indiva una sfida di lettura (il “Super L”) che invitava i bambini a leggere quanti più libri possibile e a valutarli in base al gradimento con degli sticker adorabili: venivano premiati i libri più apprezzati e i bambini che avevano letto di più. Io vincevo metodicamente ogni anno.
Viene prima la passione per la lettura o quella per la scrittura?
Uno scrittore non può definirsi tale se non è un lettore, sarebbe un controsenso! Dunque per forza di cose viene prima l’amore per le storie e i libri, solo successivamente l’esigenza di mettere per iscritto qualcosa di personale che giunga tra le mani dei futuri lettori. Inoltre, per poter scrivere è fondamentale studiare tanto… inutile dire che, a questo fine, la lettura dei manuali di scrittura creativa è la conditio sine qua non.
Ho capito di voler scrivere quando mi sono resa conto che non potevo fare a meno dei romanzi che leggevo, quando ho realizzato di voler regalare una mia storia affinché altre persone provassero quel che sentivo io leggendo un libro.
TI capita mai di fare tsundoku, acquistare cioè compulsivamente libri senza però poi trovare il tempo o la voglia di leggerli?
In passato sì, anche se poche volte. Ora non più: i miei acquisti sono sempre ponderati, compro nuove uscite solo se sono sicura di leggerle nell’immediato e altrimenti ripiego verso l’usato, oppure aspetto i regali di compleanno o delle varie festività. Ho così tanti libri non letti – complice anche le collaborazioni con le case editrici – che probabilmente se smettessi di acquistarne sarei comunque a posto per anni!
Un altro metodo utilissimo per procurarsi libri è, ovviamente, leggerli tramite la biblioteca. A volte se ne sottovaluta l’utilità e l’importanza a livello territoriale, presi come si è ad accumulare in maniera compulsiva libri nuovi.
I dati Istat evidenziano come oltre il 60% degli italiani non legga: quali a Tuo avviso le cause e quali le possibili soluzioni?
L’editoria è un settore molto arretrato, non riesce a stare al passo con le innovazioni del mercato e non promuove a dovere i suoi stessi prodotti. Secondo i dati AIE, tra le cause maggiori c’è un disinteresse per i libri che deve essere ricercato a monte: a parità di tempo speso le persone preferiscono dedicarsi ad altre attività. Inoltre, il prezzo dei libri è in aumento e ciò rappresenta un ostacolo anche per i lettori forti. Se, come me, si leggono circa settanta titoli all’anno, il prezzo può divenire un problema.
La lettura rimane una passione elitaria e fin troppo legata alla cultura alta: si finisce spesso per demonizzare la lettura per intrattenimento e ricondurre la vera letteratura ai soli classici. Atteggiamenti del genere vanno sradicati e cambiati a favore di una visione più inclusiva.
Inoltre la lettura deve competere con mezzi decisamente più immediati, che si avvicinano maggiormente alle necessità della contemporaneità: serie tv e videogiochi sono forme di narrazione nuove ed efficaci, che possono anche essere affiancate alla lettura se, come me, si è appassionati allo storytelling in tutte le sue forme. Serve maggiore immersione nelle storie per far fronte ai cambiamenti della società, i nuovi scrittori devono studiare la narratologia per capire come creare un’esperienza coinvolgente per i nuovi lettori affamati di storie d’impatto.
Puoi dare a chi non legge una ragione per farlo?
Sono dell’idea che non si debba obbligare nessuno a fare qualcosa controvoglia: questo rappresenta anche il problema alla base della lettura forzata a scuola, che fa scappare numerosi ragazzi dai libri non appena gli viene data facoltà di scegliere. A volte però ci si dimentica della potenza evocativa che hanno delle semplici parole messe in fila una dopo l’altra, senza ausilio di immagini, suoni e odori: tutto questo può comparire per magia nella vostra mente, se deciderete di aprire per sbaglio un romanzo. E ricordatevi che si può leggere di qualsiasi argomento, perché nessuna lettura è più giusta di altre: è giusto leggere ciò che ci piace, senza vincoli né pregiudizi.
È possibile educare alla lettura? Se sì, come?
Non sono un’educatrice, quindi non sono certa di quali siano gli approcci migliori per trasmettere il giusto approccio alla lettura. Forse sarebbe utile partire dai genitori, con un loro coinvolgimento attivo nella lettura condivisa con i figli. Spesso però è lo stesso sistema scolastico ad allontanare i più giovani tramite letture obbligate, con un approccio sempre nozionistico e poco attento alle dinamiche delle storie.
Chi, come me, si occupa di parlare di letteratura sui social media ha il “compito” di generare un dibattito tra pari, di stimolare le nuove idee e di mostrare quanto possa essere affascinante la narrazione. In che modo? Coinvolgendo, creando contenuti di valore per gli utenti che sappiano generare esperienze condivise per valorizzare la lettura.
La tecnologia fatta di tablet ed e-book reader insidia il libro cartaceo: quale futuro per i libri?
Non penso ci sia nessuna minaccia all’orizzonte, anzi: digitale e cartaceo rappresentano due mezzi assolutamente complementari. Gli e-book permettono di acquistare a prezzi ridotti (ogni tanto, perché alcune case editrici non sono ancora in grado di equilibrare a dovere i prezzi dei libri digitali) e di ovviare alla mancanza di spazio che l’acquisto compulsivo del cartaceo può generare. La comodità degli e-reader è impagabile: sono sottili e leggeri, perfetti per trasportare tanti libri quando ci si sposta da casa; il libro più classico lo prediligo per motivi di studio perché ho necessità di sottolineare e sfogliare più volte le pagine, oppure per mero collezionismo.
Quali provvedimenti andrebbero a Tuo avviso adottati per favorire la diffusione dei libri e della lettura?
L’editoria dovrebbe in primis aprirsi alla comunicazione e al marketing. Ciò che si fa ora non è nemmeno sufficiente, non si hanno le competenze né i mezzi per intercettare i bisogni dell’esiguo pubblico di lettori. Lettori che sono, perlopiù, giovani. Bisogna essere in grado di parlare ai ragazzi, di interfacciarsi tramite i canali che questi utilizzano.
È fondamentale ricordare che il libro è un prodotto, e che come tale va venduto. Non è più il momento dell’elitarismo culturale editoriale, è tempo di uscire dalla campana di vetro e di mettersi nuovamente in gioco per arrivare ai pochi lettori rimasti.
Giorgia D’Aversa nasce nel 1997 a Vimercate, nel cuore della Brianza. Sin da piccola passa intere giornate con il naso nei libri e con le mani sui videogiochi. Frequenta il Liceo Classico, grazie a cui sedimenta l’interesse per il mito greco, e dove passa le ore di matematica a scrivere poesie. Nel 2016 decide di aprire un canale YouTube chiamato “Passione Retorica”, dove parla di libri (perlopiù fantasy), mitologia greca, scrittura e poesia. È laureata in “Comunicazione e società” presso l’Università Statale di Milano ed è laureanda in “Digital Marketing” alla IULM.