“Giasone del Maino (1435-1519). Diritto, politica, letteratura nell’esperienza di un giurista rinascimentale” a cura di Ettore Dezza e Stefano Colloca

Prof. Ettore Dezza, Lei ha curato con Stefano Colloca l’edizione del libro Giasone del Maino (1435-1519). Diritto, politica, letteratura nell’esperienza di un giurista rinascimentale edito dal Mulino: quale importanza riveste, per la storia del pensiero giuridico europeo, la figura di Giasone del Maino?
Giasone del Maino (1435-1519). Diritto, politica, letteratura nell'esperienza di un giurista rinascimentale, Ettore Dezza, Stefano CollocaGiurista di fama europea, Giasone del Maino (1435-1519) vive e opera in un’epoca di rapida evoluzione culturale e nel contempo di profonde trasformazioni politiche, sociali e istituzionali. Egli fu significativo interprete di tale temperie non solo come giurista ma anche come letterato, come diplomatico e, più in generale, come prezioso testimone dello spirito rinascimentale che pervade progressivamente l’intero continente durante il XV secolo. Il ruolo di Giasone è dunque quello di un traghettatore tra due epoche della cultura non solo giuridica, un traghettatore che opera nel momento in cui gli ultimi bagliori della scienza medievale lasciano progressivamente il campo al radicale mutamento di prospettive culturali innescato dal pensiero umanistico. Per quanto riguarda più in particolare gli ambiti della dottrina giuridica, Giasone è, a livello continentale, tra i massimi esponenti di questo periodo di transizione, e proprio per questo occupa una posizione di assoluta rilevanza nella storia del diritto in Europa. Tra i giuristi più citati dei secoli di Antico Regime, Giasone occupa in effetti il terzo posto, dopo Bartolo da Sassoferrato e Baldo degli Ubaldi (altra gloria dell’ateneo pavese).

In che modo Giasone del Maino si colloca nella prestigiosa tradizione giuridica dell’Università di Pavia?
Giasone è in effetti concordemente considerato uno dei massimi rappresentanti della lunga e prestigiosa tradizione che l’Ateneo pavese vanta nel campo degli studi di diritto. È ben vero che la sua monumentale produzione scientifica aderisce nelle forme alle tradizionali metodologie della scienza giuridica (forme ereditate in particolare dalla Scuola dei Commentatori tre-quattrocenteschi), ma rispetto a queste essa è ravvivata, come testé accennato, da una profonda cultura classica di ispirazione umanistica. Da questo punto di vista Giasone è dunque un perfetto interprete, nel contesto accademico pavese, delle nuove sensibilità culturali che verso la metà del XV secolo si manifestano anche nel mondo del diritto, e che porteranno a un rinnovamento metodologico e contenutistico di respiro internazionale grazie in particolare – e il dato non è casuale – al più importante allievo di Giasone all’Università di Pavia, Andrea Alciato. Le opere di Giasone, nel cui ambito, accanto a consilia, repetitiones, quaestiones, singularia, spiccano i poderosi Commentaria al Corpus Iuris Civilis giustinianeo, rappresentano un obbligato punto di riferimento per il pensiero giuridico dell’intero continente europeo, i cui esponenti – mentre il giurista era ancora in vita – guardavano a Giasone, «princeps iurisconsultorum», come a una indiscussa autorità.

Come si articolò la sua carriera di giurista?
Giasone appartiene a una famiglia di banchieri e mercanti che emerge sulla scena pubblica milanese del Quattrocento grazie alla prossimità ai centri del potere e, in particolare, agli stretti rapporti anche personali intrattenuti con gli esponenti delle dinastie viscontea e sforzesca. Il giurista consolida ulteriormente il potere familiare arricchendolo peraltro di quel prestigio culturale e professionale che fino ad allora gli era mancato. Giasone non fu, a dire il vero, uno studente particolarmente brillante. Il periodo dei suoi studi accademici fu singolarmente lungo, e si svolse per lo più a Pavia ma con frequenti soggiorni anche a Bologna. Nel 1467, quando ha 32 anni, Giasone viene registrato per la prima volta a Pavia tra i professori straordinari di ius civile, ma sarà necessario attendere il 1472 per vederlo conseguire il dottorato. Ed è da quel momento che si avvia la sua prestigiosa carriera accademica. Una carriera che lo porta a insegnare non solo nel suo ateneo di origine ma anche in alcune altre tra le più famose università italiane della sua epoca, come Padova (dal 1485 al 1488) e Pisa (nell’anno accademico 1488/1489). Ritornato definitivamente a Pavia nel 1489 per volontà di Ludovico il Moro, Giasone non abbandonerà più l’ateneo e la città, ove trascorrerà gli ultimi trent’anni della sua esistenza. Da sottolineare il fatto che Giasone affiancò alla produzione scientifica e alla carriera accademica anche una intensa e ricercatissima attività pratica e professionale di consulenza, destinata a riflettersi nelle centinaia di consilia e responsa dati alle stampe postumi dai suoi eredi.

Quale rilevanza assume la produzione letteraria di Giasone del Maino?
Come letterato e uomo di cultura Giasone si distingue in primo luogo nel campo dell’attività oratoria. Date alle stampe, le sue numerose, levigate ed efficaci orationes, illuminate da un evidente e diretto rapporto con gli autori classici, divennero un modello per questa specifica tipologia letteraria, e travalicando l’originario e consueto contesto delle ricorrenze accademiche si ricollegarono in più occasioni alla sua attività diplomatica. Giasone non disdegnò peraltro di muoversi con grande versatilità anche su differenti registri, e seppe coltivare, anche per diletto personale, una pluralità di forme di scrittura, dimostrando quella molteplicità di visioni e di interessi tipica del clima intellettuale di stampo umanistico che segna il maturo Quattrocento. Merita di essere segnalata, al proposito, quella che può essere considerata la più rilevante testimonianza documentaria della cultura letteraria di Giasone, e cioè il manoscritto G.I.10 della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino. Composto da Giasone nel corso di molti anni, esso rappresenta il più ampio tra gli zibaldoni umanistici a tutt’oggi conosciuti ed è ricchissimo di schede di lettura di opere per lo più dell’antichità classica e di estratti dalle stesse. Il manoscritto conserva anche l’abbozzo di un’opera squisitamente letteraria, il Liber facetiarum, che si riallaccia pienamente alla produzione di gusto satirico dell’epoca.

Quali incarichi diplomatici svolse il giurista rinascimentale?
Come diplomatico Giasone fu incaricato di importanti e delicate missioni, svolte per lo più al servizio dei duchi di Milano negli anni Novanta del Quattrocento. In tale veste, egli si mosse anche al di là dei confini della penisola ed ebbe modo di entrare in rapporto diretto con alcuni tra i protagonisti delle vicende politiche europee del suo tempo. Rammento in particolare il viaggio a Roma del 1492 per prendere contatto a nome degli Sforza con il nuovo Papa, Alessandro VI, la missione a Innsbruck del 1494 per il matrimonio tra Massimiliano I d’Asburgo e Bianca Maria Sforza, e il ruolo svolto da Giasone nel 1495 in occasione dell’arrivo a Milano di una delegazione di sedici rappresentanti genovesi inviati a prestare giuramento a Ludovico il Moro, che a sua volta progettava di inimicare la città ligure a Piero de’ Medici. Di singolare interesse furono in seguito gli incontri di Giasone con il re di Francia Luigi XII, che nel 1499 lo sollecitò personalmente a continuare l’insegnamento accademico, nel 1501 lo nominò senatore e alcuni anni più tardi, nel 1507, volle presenziare a Pavia a una sua lezione accademica (l’episodio è narrato con dovizia di particolari da Paolo Giovio e da Bernardo Sacco).

Qual è l’eredità di Giasone del Maino?
Sul punto, degno di memoria è il fatto che Giasone non solo occupò una posizione di eccellenza tra i continuatori della grande tradizione giuridica pavese, ma a sua volta creò una vera e propria scuola attraverso uno stuolo di brillanti discepoli italiani e stranieri (per lo più francofoni, come Aymar de Rivail), punte di diamante di una rinnovata compagine studentesca – mobile e inquieta – di respiro europeo, ormai pienamente consapevole delle nuove sensibilità culturali. Tra i tanti allievi di vaglia spicca il nome, già citato, di Andrea Alciato, che nella prima metà del Cinquecento avrebbe portato a compimento a livello continentale quella vera e propria rivoluzione umanistica nel campo degli studi giuridici le cui solide basi erano state gettate, come accennato, dal suo maestro Giasone. Merita infine di essere segnalato il fatto che Giasone, nel suo testamento, stabilì un cospicuo lascito inteso alla creazione nella sua abitazione pavese di un collegio universitario. La sua volontà non fu in realtà mai attuata, ma non è privo di valenze anche ideali il fatto che nell’anno 2000 sia stato istituito a Pavia un nuovo Collegio Universitario intitolato proprio a Giasone del Maino, ultimo tassello di un articolato sistema di collegi accademici assolutamente unico in Italia.

Ettore Dezza ha insegnato materie storico-giuridiche presso le università di Padova, Milano Statale, Milano Cattolica (sede di Piacenza) e Sassari. Dal 1998 è professore ordinario di Storia del Diritto Medievale e Moderno presso la Facoltà (ora Dipartimento) di Giurisprudenza dell’Università di Pavia, di cui è stato preside e poi direttore dal 2008 al 2018. Dal 1994 al 2002 è stato professeur invité presso la Faculté de Droit dell’Université de Paris-Val-de-Marne (Paris XII). Nell’attività di ricerca si è occupato in particolare di diritto statutario, di giustizia penale, di codificazioni moderne.

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