“Geni nell’ombra. Storie di grandi menti alle quali è stata soffiata l’idea” di Milly Barba e Debora Serra

Dott.ssa Milly Barba, Lei è autrice con Debora Serra del libro Geni nell’ombra. Storie di grandi menti alle quali è stata soffiata l’idea edito da Codice, le storie di diciotto scienziati ai quali sono stati negati i meriti delle loro scoperte: per quali ragioni?
Geni nell'ombra. Storie di grandi menti alle quali è stata soffiata l'idea, Milly Barba, Debora SerraGeni nell’ombra raccoglie diciotto narrazioni e altrettante storie di scienziati ai quali sono stati sottratti i meriti per importanti traguardi raggiunti in differenti campi scientifici. Il libro – una vera e propria serie antologica – colleziona e dettaglia le vite e le scoperte dei protagonisti, con lo scopo di ricollocarli al giusto posto nella storia e di portare a conoscenza dei lettori vicende inedite e fatti eclatanti legati ai personaggi. I motivi per i quali i nostri scienziati sono caduti nell’ombra sono vari: in alcuni casi si tratta di veri e propri furti, in altri si sommano questioni legate al gender gap, vicende storiche epocali, mancanza di etica professionale e persino ingiustificati moti di umiltà da parte di alcune delle nostre grandi menti. Attraverso i secoli, Geni nell’ombra ripercorre il vissuto personale e le ricerche dei nostri scienziati, ricomponendo come in un puzzle trame e intrecci, e raccontando pagine di storie, spesso inedite, che meritano – e devono – essere conosciute.

La vicenda di Antonio Meucci è particolarmente rappresentativa di come ci si possa veder “soffiare” idee geniali e scoperte: come si svolsero i fatti?
Spesso, si conosce poco del geniale Antonio Meucci, che nella sua vita contribuì in più modi al progresso scientifico e tecnologico, con intuizioni davvero straordinarie. Nato a Firenze nel 1808, dove fin dai primi anni manifestò un’intelligenza fuori dal comune, per motivi di varia natura approdò a L’Avana (Cuba) e, tra i vari impieghi, si occupò anche di elettricità a scopi terapeutici, pratica diffusa nell’Ottocento. Proprio durante una “seduta di elettroterapia” con un congegno che egli stesso aveva progettato, in modo inaspettato comprese come fosse possibile trasmettere il suono. Molti anni e circa 30 prototipi dopo, a Staten Island (New York), e più precisamente a Clifton, raggiunse una versione soddisfacente di quello che chiamò “Telettrofono” o “Speaking Telegraph”, il telegrafo parlante. Per motivi economici depositò temporaneamente un caveat, una sorta di brevetto provvisorio rinnovabile a basso costo, mentre si rivolse all’American District Telegraph & Co. per testare su larga scala lo strumento, come richiesto dallo stesso ufficio brevetti. Meucci consegnò i disegni del suo prototipo alla compagnia del telegrafo ma, dopo incessanti richieste, a due anni di distanza, non ottenne riscontro. Inoltre, gli venne riferito che il suo carteggio era andato perduto. In quegli anni, all’American District Telegraph & Co. lavorò come consulente anche l’inglese Alexander Graham Bell. Ciò che accadde nel frattempo si può solo supporre. Quello che è noto, invece, è che il 14 febbraio 1876, quattro anni dopo, Alexander G. Bell, alle ore quattordici, entrò nell’ufficio brevetti di Washington e presentò la domanda per brevettare la “sua” invenzione: il telefono. Il resto è storia. Bell accumulerà fama e gloria, mentre il genio italiano, per anni e invano, cercherà di rivendicare la paternità della propria idea. Oltre ad aver cambiato definitivamente il nostro modo di comunicare, a Meucci dobbiamo ancora molto: l’invenzione di una lampada a cherosene, senza fumo e senza tubo; un metodo per ottenere bevande effervescenti alla frutta; una tecnica di produzione industriale del ragù alla bolognese, con specifiche per la conservazione e l’aggiunta di gelatina, e tanto altro. Quello che spesso si ignora, insieme alla storia di Meucci, è che anche un altro genio italiano, negli stessi anni, approdò a un prototipo del telefono molto simile a quello del nostro Antonio: il valdostano Innocenzo Manzetti, con il quale l’inventore fiorentino fu pronto a condividere idee e spunti ma, come sappiamo, le cose andarono in modo differente.

A chi va il merito della scoperta della penicillina?
La storia attribuisce i meriti al medico inglese Alexander Fleming. Tuttavia, uno dei nostri geni ha anticipato di oltre 30 anni gli studi sulla penicillina. Si tratta dello scienziato molisano Vincenzo Tiberio, originario di Sepino. Tiberio all’epoca era uno studente presso la Facoltà di Medicina dell’Università di Napoli. Ospite di alcuni zii ad Arzano, nella dimora di famiglia in via Zanardelli, notò che ogni qual volta veniva ripulito il pozzo dalla muffa depositata sulle pareti, la famiglia che ne beveva l’acqua accusava problemi intestinali. Con un’intuizione non da poco, capì che nella muffa si celava un “fattore di protezione”: il penicillium glaucum, che presentava un vero e proprio “potere battericida”. Per una serie di sfortunati eventi, tra i quali un amore difficile con la cugina Teresa Amalia Graniero, poi coronato da un matrimonio dapprima creduto impossibile, l’arruolamento in Marina come medico militare e una vita fin troppo breve – morì a 46 anni – Tiberio prese le distanze dal mondo della ricerca. Non ci è dato di sapere, però, se i suoi studi sulla penicillina siano mai arrivati tra le mani di Fleming…

A Lise Meitner si debbono le prime, rivoluzionarie intuizioni sulla fissione nucleare: in che modo la scienziata austriaca fu vittima delle discriminazioni razziali?
La scienza non è immune dalle grandi vicende della storia. Lise Meitner, austriaca di origine ebraica, visse a cavallo tra i due conflitti mondiali, e dedicò con passione la sua intera esistenza al mondo della ricerca, approdando per prima alla teorizzazione della fissione nucleare. Ebbe impareggiabili mentori, fonti di inesauribile ispirazione. Prima l’incontro con Ludwig Boltzmann, poi quello con Max Planck che la fece approdare a Berlino. Ancora, il rapporto di lavoro quasi simbiotico con Otto Hahn e l’amicizia con Niels Bohr. Geniale e dedita al duro lavoro, seppur sempre un passo indietro rispetto ad Hahn nella carriera esclusivamente per motivi di genere, fu conosciuta persino da Albert Einstein come “The German Marie Curie” e costretta alla fuga a causa della persecuzione razziale. Nel 1938, cacciata via dall’Istituto di ricerca di Berlino Dahlem in cui lavorava, riparò in Svezia aiutata, tra tutti, dallo stesso Otto Hahn, che le diede un anello con diamante da usare come moneta di scambio in caso di pericolo. Fu proprio in Svezia che ebbe l’intuizione geniale che le valse l’appellativo di “madre della bomba atomica”. Pacifista convinta, con grande rammarico, per tutta la vita prenderà le distanze dall’uso sconsiderato a cui portarono i suoi traguardi scientifici.

Quali, tra le storie da Voi raccontate, ritiene più tristemente significativa?
Una tra tutte, quella della fisica Mileva Marić, prima moglie di Albert Einstein, vissuta completamente all’ombra del marito, della quale non sapremo mai con certezza in che misura abbia contribuito alle scoperte del geniale scienziato. Più in generale, molte delle nostre protagoniste, subiscono quello che è tristemente noto come effetto Matilda. Restano sempre un passo indietro rispetto ai colleghi uomini, spesso esclusivamente per questioni di genere. Oltre a faticare di più nella carriera accademica, le donne di scienza sono retribuite con compensi inferiori, rivestono ruoli minori e si vedono, non di rado, soffiare il premio Nobel. Tra le protagoniste di questo libro, l’astronoma britannica Williamina Paton Fleming sottolinea più volte questa difficoltà mentre la stessa Lise Meitner vedrà conferire il Premio Nobel per la chimica per la scoperta della fissione dei nuclei pesanti all’amico e collega Otto Hahn, di fatto privata del riconoscimento che le sarebbe spettato di diritto.

Milly Barba, laureata in Letteratura Italiana e Linguistica, è specializzata in Comunicazione della Scienza. È Science Writer e Marketing Communications Director in ambito Informatico e tech nonché Copywriter ed event planner, con oltre dieci anni di esperienza nell’organizzazione e promozione di festival ed eventi quali il Festival della Scienza di Genova.

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