
di Emilia Palladino
Edizioni Studium
«Leggendo i titoli dell’indice della Gaudium et spes, la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, la prima impressione, quella più immediata, riguarda la constatazione della grande varietà di temi, sia teorici, sia pratici, che i Padri conciliari hanno voluto trattare e inserire nella redazione finale del documento. Si rimane quasi sconcertati dalla sua ampiezza e, soprattutto in quanti si accostano alla costituzione per la prima volta, si sperimenta un sentimento quasi ambivalente di ammirazione da un lato, per lo straordinario impegno e per il lavoro di cui il Concilio si è fatto carico per offrire al mondo un documento che fosse adeguato alle esigenti attese della vigilia, e di un certo disagio dall’altro, nell’intuire come non tutti quegli argomenti abbiano potuto essere affrontati come avrebbero richiesto, e perciò quasi presagendo quelle incompletezze e mancanza di specificità che effettivamente si riscontrano in alcuni punti del testo della Gaudium et spes.
In realtà la costituzione pastorale è inserita in un disegno molto più ampio, riguardante tutto il concilio Vaticano II in quanto evento fondamentale per la Chiesa e per il mondo, sia dal punto di vista storico, sia dai punti di vista teologico, pastorale e spirituale. Tanto è vero che nei riguardi del Concilio e della sua produzione documentale è improbabile che i credenti – non appena vi si accostino per interesse personale o per motivi di studio – possano assumere posizioni di indifferenza e/o noncuranza, come accade puntualmente quando si abbia a che fare con quei momenti fondamentali intorno ai quali si modifica la mentalità corrente, attraversata da un vero e proprio spartiacque semantico, un “prima-dopo” rispetto al quale si percepisce e riconosce che “le cose non saranno più come prima”. […]
In generale, si può affermare che la Gaudium et spes è un documento profondamente onesto e rispettoso dei tempi storici e degli uomini e delle donne, per cui è stato pensato e scritto. Soffre – è vero – di alcune incompletezze, di certa mancanza di chiarezza, ma è – nonostante, ma anche a causa dei suoi cinquant’anni – un documento ricco di suggestioni, che sa ancora invitare a profonda riflessione e verifica i credenti di oggi, sia in termini di adesione al Vangelo e di conversione personale, sia in termini di correttezza etica dei propri stili di vita, sia in termini di tenore della vita morale e materiale delle società e delle istituzioni di questo tempo. A motivo di questo importante valore riconoscibile in ogni riga del testo conciliare, il presente commento alla Gaudium et spes è concepito soprattutto in modo da far emergere la caratteristica appena descritta, cioè quella di saper ancora invitare i suoi lettori all’esame personale e comunitario della rispondenza fra il proprio stile di vita, nell’accezione più generale possibile del termine – quindi non solo religiosa –, e le indicazioni etiche contenute nel documento. […]
Schematicamente, quest’opera è divisa in tre sezioni. La prima racconta la storia della redazione della Gaudium et spes, che in realtà getta una luce significativa anche sui contenuti del documento; le sue vicende redazionali infatti sono state tra le più lunghe, complesse e tormentate dell’intera produzione conciliare. Dal dato oggettivo dell’assenza di uno schema preparatorio per una costituzione “pastorale” al fatto che di schemi se ne conteranno alla fine almeno dodici lungo le varie fasi del processo redazionale, si percepisce chiaramente quale immane lavoro abbia costituito produrre un documento che in effetti non ha precedenti nel Magistero della Chiesa. […]
La seconda sezione è costituita dal commento vero e proprio del testo della costituzione. Dopo averne descritto molto brevemente la composizione generale e riportato l’indice completo, si procederà al commento dei contenuti, organizzato a sua volta in due parti. Nella prima saranno commentati in modo più dettagliato i primi quattro capitoli dottrinali della Gaudium et spes; nella seconda parte, saranno commentati i capitoli del documento dedicati ad “alcuni problemi più urgenti” – famiglia e matrimonio, cultura, vita economico-sociale, comunità politica, pace e comunità internazionale –, accennando però molto brevemente al loro contenuto generale ed eventualmente approfondendo alcuni passaggi del testo che paiono significativi attualmente, cioè in “questo” mondo contemporaneo.
La terza e ultima sezione di questo lavoro è dedicata alla recezione della Gaudium et spes, inserita nel quadro più generale della recezione del Concilio e dell’ermeneutica del post-Concilio di cui già si è detto e che riguarda in modo eminente il rapporto Chiesa-mondo. Il paragrafo, però, approfondisce due direzioni distinte nelle quali si può intendere una particolare declinazione del dialogo fra la Chiesa e il mondo contemporaneo. Da una parte l’inserimento della costituzione conciliare nel corpo della dottrina sociale della Chiesa, dall’altra una breve analisi di alcuni elementi-chiave ritenuti particolarmente importanti anche nell’odierna riflessione all’interno e all’esterno della Chiesa: il primato della persona umana, il discernimento realistico e il costante riferimento alla trascendenza.»