
di Claudio Landi
Passigli Editori
Angela Merkel «solca la scena mondiale ed europea dal 2005. Ha conosciuto e attraversato ben tre presidenze degli Stati Uniti: quelle di George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump. E ancora oggi, nonostante l’addio alla presidenza del suo partito, la CDU, appare molto attiva nel panorama politico globale. […] La Cancelliera tedesca, in questo ventennio di presenza sulla scena mondiale, ha attuato una costruzione geopolitica decisamente innovativa che merita di essere studiata e analizzata con molta attenzione. L’approccio merkeliano è il nucleo di una strategia che consente all’Europa di affrontare, alla pari con le grandi nazioni del mondo – la Cina, l’India, il Giappone, e ovviamente gli Usa – le grandi, terribili e affascinanti sfide del XXI secolo, dell’era dell’intelligenza artificiale, della robotica diffusa, dell’ingegneria genetica.
In questo libro ho cercato di dar conto della sua costruzione di politica internazionale partendo da un’altra personalità tedesca molto importante: Alfred Herrhausen, Presidente di Deutsche Bank, ucciso dalla Rote Armee Fraktion nel 1989, pochi giorni dopo la caduta del Muro di Berlino. Il grande banchiere tedesco, tipico leader del capitalismo manifatturiero avanzato renano, aveva un’impostazione di economia politica mondiale particolarmente interessante. La sua impostazione metteva insieme la fortissima adesione ai valori liberali, l’integrazione economica e monetaria europea, la cooperazione della Germania con i paesi dell’Europa orientale che stavano uscendo dal comunismo di marca sovietica, l’apertura all’Est con un approccio riformatore ardito, la moratoria del debito e la creazione di istituti per la ricostruzione economica industriale. Questo schema (Europa ‘a più cerchi’, con la Germania al centro; apertura all’Est, alla Russia e ancora più lontano; fortissimo legame con il mondo anglosassone) è, per molti aspetti, il medesimo approccio politico e geopolitico di Angela Merkel.
Cerco di dimostrare tutto questo nella prima parte del libro, esaminando prima il forte fondamento liberale della visione della Cancelliera, poi le caratteristiche tedesche e merkeliane del governo dell’eurozona, infine la struttura della relazione fra Germania e paesi dell’Est, attraverso il prisma dei paesi di Visegrad.
Dopo l’Europa a più cerchi, c’è il mondo globalizzato. Ci sono, cioè, la relazione bilanciata fra Germania e Russia – alla luce dell’alleanza tedesco-americana – e c’è l’integrazione con l’Asia (Cina e Giappone).
Ciò che è più innovativo, nell’approccio della Cancelliera in politica internazionale, è la sua ‘logica’. La Germania di Angela Merkel propone una nuova filosofia di fondo dell’ordine mondiale: in essa, la ‘minaccia della guerra’ viene sostituita dalla ‘logica del rischio globale’ come strumento per innovare e per cambiare la gerarchia del potere. La strategia di fondo tedesca non è un approccio di confronto o di contenimento più o meno assertivo, bensì una politica, un ‘bilanciamento’ continuo e dinamico delle relazioni che coinvolge, a vario titolo, tutti gli altri paesi, tutte le grandi nazioni del mondo; ciò rende possibile avere rapporti positivi con tutti, senza farsi però ingabbiare da qualcuno di essi.
La Germania, dicono i politologi, è una ‘potenza civile’, ovvero una nazione che privilegia i fattori economici su quelli militari e che predilige il multilateralismo della legge all’unilateralismo della forza. Con Angela Merkel, la Germania propone un ordine mondiale non solo dominato da ‘potenze civili’, ma anche governato da una logica di innovazione diversa da quella della guerra e della minaccia della guerra, che fin dai tempi della pace di Westfalia ha caratterizzato l’Europa e, con essa, il mondo. Grazie a questa nuova logica geopolitica, la politica di ‘bilanciamento’ della Cancelliera si può arricchire di nuove istituzioni e regole per la governance globale. Tutto ciò fa dell’approccio merkeliano una potenziale rivoluzione geopolitica democratica, decisiva per il ruolo e il peso dell’Europa nell’arena globale.
Nel libro, quindi, dopo aver dato conto dei legami e delle regole dell’Europa a più cerchi, e delle relazioni della Germania con Russia, Usa e Cina, ho cercato di comprendere e spiegare questo approccio innovativo.
In questa operazione di grande innovazione ci sono, tuttavia, anche molte debolezze e alcune rilevanti contraddizioni. Alcune debolezze sono state drammaticamente disvelate dalla crisi dei migranti del 2014-2015 in Europa e dalle difficoltà di Angela Merkel con le amministrazioni americane di Obama e Trump.
La Germania merkeliana non pare semplicemente l’‘egemone vulnerabile’ di cui hanno parlato autorevolissimi germanisti; né è la potenza matrigna che vuole un’Europa germanizzata che vedono i contestatori della Cancelliera; né è, tanto meno, la nazione che implementa politiche ingenue nei confronti della Russia, come affermano alcuni politologi classici. La Germania di Angela Merkel, piuttosto, è una nazione leader di tipo diverso dall’‘egemone’ classico: è una potenza molto prudente, e che per questo può apparire vulnerabile; è una nazione europeizzata in senso social-liberale, di tipo renano, che ha imparato molto dalle durissime lezioni che le ha inflitto la storia; è una grande democrazia costituzionale che tenta oggi di costruire un’Europa più efficiente, l’Europa social-liberale, per l’arena globale del XXI secolo. La Germania fa ciò seguendo, nel bene e nel male, la propria ideologia nazionale e la propria storia civile, dalla Riforma luterana all’economia sociale di mercato. Agendo, operando e pensando in questo modo, la Germania di Angela Merkel, anche quando sbaglia (e lo fa spesso), dà un contributo decisivo all’Occidente. E, cosa più importante, la Germania e la costruzione geopolitica della Cancelliera innovano, e quindi cambiano impostazioni in modo dinamico. Ella ha cercato di rispondere alle diverse crisi a cui è stata sottoposta: l’‘alleanza dei multilateralisti’ è una di queste risposte alle difficoltà nei rapporti con gli Stati Uniti.
Le capacità di innovazione e di adattamento dell’approccio geopolitico della Cancelliera, i suoi caratteri decisamente interessanti nelle relazioni internazionali, non possono farci dimenticare come quell’approccio sia strettamente legato all’evoluzione dell’Europa. L’Europa ha tantissimi difetti e la costruzione europea deve affrontare sfide pericolose per la sua stessa esistenza. Molti osservatori scommettono da tempo su una fine dell’Unione Europea affine al crollo dell’Unione Sovietica. Molti suoi cittadini, anche autorevoli, non hanno molta fiducia sul suo successo. I conflitti globali sono tanti, e nessuno può essere minimamente sicuro sulla capacità di resistenza dell’Europa e della Germania di Angela Merkel. I prossimi mesi e i prossimi anni saranno cruciali per il futuro dell’Unione […]. Ma soprattutto è in gioco l’equilibrio politico prossimo venturo a Berlino: il ‘dopo-Merkel’, che potrebbe coniugarsi con un importante incarico europeo per la Cancelliera e con un’ordinata successione alla guida del Governo della Repubblica Federale da parte della sua erede, l’attuale Presidente della CDU, e con la definizione di una nuova risposta dell’Europa alle sfide globali. La Presidente della CDU (e forse prossima Cancelliera della Repubblica Federale) e il Presidente della Repubblica francese non hanno, per ora, le medesime idee per il futuro dell’Unione. Questo costituisce un fattore positivo, perché fra Germania e Francia da un lato c’è dibattito, e dall’altro lato c’è un processo di convergenza e di unità. Una cooperazione rafforzata fra Stati europei che si prendono tutte le loro responsabilità appare essere la via più adatta ai tempi, con una particolare attenzione all’ambito della sicurezza, delle frontiere, della difesa e delle nuove tecnologie.
Parlando del ‘dopo-Merkel’ a Berlino, ritorniamo alla Cancelliera. Questo libro, infatti, vuole essere anche un augurio per Angela Merkel, che in questi lunghi anni ha governato i processi europei e ha cercato di affermare il ruolo dell’Europa con capacità innovative, opinabili ma comunque importanti. L’augurio è che possa ancora mettere al servizio dell’Europa il suo enorme capitale di conoscenze e di relazioni globali. Lo farà come Cancelliera della Repubblica Federale per qualche anno ancora? O preferirà lasciare lo scranno del Governo di Berlino alla sua erede designata e assumere un importante incarico europeo, come Presidente del Consiglio europeo, o come Presidente della Commissione UE – come sembra volere anche il Presidente francese Macron – o, chissà, come Alta Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza? Non lo sappiamo, ora, ma ci auguriamo che, in un modo o nell’altro, ciò accada. Tutto l’Occidente ne ha bisogno.