
di Gaetano Berruto
Laterza
«Il senso generale del presente volume vorrebbe configurarsi come una presentazione e rimeditazione critica dei temi, dei metodi e dei risultati della sociolinguistica, a quasi un trentennio dal suo ingresso fra le scienze del linguaggio. Da qualche tempo questa disciplina non è più sulla cresta dell’onda: gran parte degli entusiasmi coi quali ci si era avvicinati negli anni Settanta alle ricerche sociolinguistiche sono stati ridimensionati, e la sociolinguistica sembra figurare sempre più come un parente povero nella grande famiglia delle scienze linguistiche. È sembrato quindi il momento per introdurre e discutere nel quadro di un bilancio d’insieme l’impostazione, i concetti e i metodi principali di questo ramo disciplinare, che conta peraltro su un ampio e disparato corpo di idee, ricerche ed esperienze; e per riflettere criticamente sui suoi fondamenti e la sua validità. Particolare attenzione è pertanto stata prestata ai problemi concettuali e alla riflessione sull’apporto dell’approccio sociolinguistico alla comprensione della natura e del funzionamento delle lingue.
Un fine per così dire sotterraneo del volume, forse troppo ambizioso ma comunque sempre presente nelle intenzioni di chi scrive e che quindi va esplicitato, sta conseguentemente nel cercare di chiarire che cosa fa il sociolinguista e perché lo fa. Le domande centrali suonano pertanto in questi termini: che cosa significa occuparsi di sociolinguistica? con quali concetti opera il sociolinguista e qual è il loro valore? quale guadagno di conoscenze ci portano l’impostazione e i metodi sociolinguistici?
Fra le questioni che verranno più dibattute, al di là dei vari contenuti specifici trattati più o meno estesamente, sta anzitutto quella del ruolo e del significato della sociolinguistica, del suo apparato concettuale e dei suoi risultati, all’interno delle scienze del linguaggio. La posizione che viene qui assunta a tal riguardo è programmaticamente intermedia, contraria da un lato ad una certa mitizzazione della sociolinguistica come disciplina tuttofare e impegnata, e dal lato opposto alla sua riduzione a collazione di chiacchiere di poco conto, ad una ‘linguistica dell’inquilino della porta accanto’ (come è stata pur bollata da qualcuno). Riteniamo infatti che il raggio d’azione della sociolinguistica divenga tanto più efficace ed incisivo, quanto più il suo campo di applicazione viene ben definito; anche nei suoi limiti.
Esplicitando più da vicino la visione personale della disciplina che orienta queste pagine, che certo potrà risultare discutibile (anzi, che va discussa), si impongono alcune dichiarazioni di principio. Anzitutto, chi scrive vede la sociolinguistica come, ci si passi il bisticcio, una ‘linguistica sociolinguistica’: la componente sociologica in queste pagine è molto scarsa e gioca un ruolo non più che secondario. Poi, la sociolinguistica che si cerca di praticare qui è una sociolinguistica per quanto possibile non ideologica, ma al contrario asettica; ‘fredda’ e non ‘calda’; si vuole infatti rifuggire dall’afflato ideologico e militante che molti temi sociolinguistici possono sollecitare, e che è certo commendevole sul piano della partecipazione del cittadino alla vita della società, ma che è spesso nocivo ad un pacato accostamento scientifico, almeno nelle intenzioni, ai problemi trattati dalla disciplina. Un altro dei filoni rintracciabili nel volume è il rilievo dato alla ‘specificità’ della prospettiva sociolinguistica, che si vorrebbe non riducibile a un mero accostamento di fatti di lingua e di società.
Anche se c’è uno sforzo, o almeno l’intento, di fornire un quadro per quanto possibile completo della sociolinguistica, si è allo stesso tempo cercato di sceverare (inevitabilmente, anche in base a meri gusti personali e a giudizi soggettivi) ciò che è importante, valido e utile nella disciplina da ciò che è marginale, inconcludente o inutile: quello che qui si propone ai lettori non è pertanto da considerare propriamente un manuale, ma piuttosto un trattato. Del resto, la sociolinguistica si presta in sé ancor più della linguistica ad essere affrontata da angolature particolari, dato che il corpo condiviso di nozioni e metodi è in essa ancora minore. Un aspetto che certo potrà colpire il lettore è l’evidente parsimonia di esempi concreti, di materiali linguistici specifici che illustrino l’esposizione: tale scarsità è peraltro voluta, e si spiega sia con la ragione che si intende produrre un volume di sociolinguistica generale e non un panorama sociolinguistico di una determinata lingua e società (anche se, per ovvi motivi, quando è il caso si farà soprattutto riferimento alla situazione italiana), sia col fatto che l’argomentazione vorrebbe tenersi ad un certo livello di astrazione e si sviluppa fondamentalmente sul piano concettuale e definitorio, relativo a problemi e proprietà generali più che a fatti e fenomeni particolari.»