“Filosofi all’Inferno. Il lato oscuro della saggezza” di Stefano Scrima

Dott. Stefano Scrima, Lei è autore del libro Filosofi all’Inferno. Il lato oscuro della saggezza edito dal Nuovo Melangolo in cui immagina Dante, guidato ancora una volta da Virgilio, visitare un Inferno popolato soltanto dai filosofi di tutti i tempi: quali sono i loro peccati e i relativi contrappassi?
Filosofi all'Inferno. Il lato oscuro della saggezza, Stefano ScrimaL’imperdonabile peccato che accomuna tutti i filosofi è ovviamente quello di pensare. Dedicare la propria vita alla curiosità nei confronti del mondo e dell’uomo, nella consapevolezza che senza conoscerli non potremmo mai capirli, invece che adagiarsi su verità precostituite figlie di ignoranza e complessi di superiorità – eccolo il peccato. Almeno per come ce l’hanno insegnato da piccoli a catechismo, o per come inconsciamente viviamo le nostre vite in questa parte di mondo che non si è mai voluta emancipare davvero da religioni o superstizioni.

E poi, se ci pensate, la rivoluzione digitale ha fatto il resto: viviamo nell’acriticità più totale fomentata dai ritmi disumani della rete in cui ci illudiamo di essere in contatto col cosmo stesso, quando in realtà disimpariamo ogni giorno di più a conoscerci, lusingati dalle vetrine virtuali che il web ci mette gratuitamente a disposizione. “Partecipare” online – prendiamo l’esempio più calzante e dirompente, quello dei social network – significa nella maggior parte dei casi lanciare nel campo di battaglia la propria opinione, sviluppata sull’onda dell’emotività e senza riflessione (perché non c’è tempo!), eretta a verità inconfutabile.

Filosofare – praticamente un pensare al quadrato – è un peccato anche per la nostra società, cosiddetta capitalistico-consumista, che attribuisce alla figura improduttiva del filosofo perennemente fra le nuvole (o in questo caso fra le fiamme dell’Inferno) tutti i mali del mondo (di questo tipo di mondo): pigrizia, critica, dissidenza. Molto meglio iscriversi a ingegneria elettronica o puntare direttamente a qualche poltrona prestigiosa (va bene pure quella di professore ordinario di filosofia, intendiamoci).

Ecco perché i filosofi non possono che ritrovarsi tutti insieme all’Inferno. Non solo perché, come dice Mark Twain, lì la compagnia è di sicuro migliore rispetto al Paradiso, ma perché solo in quel mondo parallelo di peccatori incalliti, nonostante le pene che sono costretti a subire (ma un po’ di letteratura ci vuole, altrimenti che noia! e poi lo sappiamo tutti che in realtà all’Inferno se la spassano alla grande), possono essere realmente loro stessi.

Naturalmente in Filosofi all’Inferno ogni filosofo è trattato per il suo particolare peccato, ma per scoprirli tutti vi invito a leggerlo: è strutturato per essere bevuto a piccoli sorsi, compatibilmente con le nostre vite frammentarie, ma anche, se avete voglia di ubriacarvi, per essere bevuto “alla goccia” in un’ora o poco più. Spero gradiate la cortesia.

Quale lato umano dei filosofi che siamo abituati a immaginare troppo saggi ci sfugge?
Si sa, uno dei peccati più comuni è quello di predicar bene e razzolare male e i filosofi non ne sono certo esenti. Sono prima di tutto esseri umani, e con noi condividono debolezze e fragilità. Raccontare il loro lato umano, a volte in contrapposizione al loro stesso pensiero, è un modo per me – appassionato patologico di filosofia – di esorcizzare l’intoccabilità di questi mostri sacri utilizzando tuttavia un approccio estremamente filosofico. Perché credo che divulgare la filosofia – che è quello che cerco di fare coi miei libri – non significhi semplicemente raccontare in modo semplice cosa dicevano i filosofi, ma insegnare ad amarla come strumento di emancipazione culturale. Senza il pensiero critico siamo perduti, costretti a vivere una vita già scritta da qualcun altro nel modo deciso da qualcun altro – insomma un surrogato di vita.

È necessario studiare i filosofi, non tanto per sapere cosa ne pensassero riguardo a una o l’altra cosa, ma piuttosto per quello che hanno significato nei secoli in termini di ampliamento della libertà di pensiero. E in quest’ottica conoscere le loro vite scombinate, esattamente come le nostre, non può che esserci di aiuto, ricordandoci dei nostri limiti. Conoscere i nostri limiti (quanto siamo ignoranti, fragili e piccoli al cospetti dell’universo) è il grande insegnamento della filosofia greca: soltanto attraverso questa consapevolezza, sprone per la costruzione di sé, potremo condurre una vita degna di essere vissuta.

Quale critica lancia Dante, da uomo medievale, ai nostri tempi, non poi così evoluti come possiamo credere?
Sarebbe stupido, come talvolta accade, paragonare l’epoca medievale di Dante alla nostra. Ma sarebbe altrettanto stupido se nascondessimo l’evidenza di una società ancora pesantemente contraddistinta da pregiudizi storici nei confronti del “diverso”, che sia per via del colore della pelle, dell’orientamento sessuale o altro. Non siamo poi così tanto civili come ci crediamo e l’unica cosa che ci salva sono le leggi che ci impediscono di mettere in atto comportamenti lesivi che ci condurrebbero dritti in galera. Se poi anche la politica va in questa direzione… non abbiamo alcuna speranza. Per fortuna – sono ironico – tutta questa aggressività repressa ha trovato un canale di sfogo nella rete, diventata in tal modo un vero e proprio concentrato di odio – se esiste un Inferno è probabilmente questo.

Trovo divertente che sia proprio un uomo medievale (nell’accezione comune praticamente un troglodita) a prenderci in giro, spogliandoci delle nostre false certezze, ritenute incrollabili soltanto perché abbiamo in tasca uno smartphone e possiamo viaggiare su treni superveloci.

A questo punto, mi pare evidente l’indispensabilità della filosofia, come ricerca, indagine, tentativo di andare oltre alle apparenze che, cristallizzate in concetti, inquinano il nostro vivere comune. Per dubitare, mettere in discussione, scegliere di rispettare l’altro come segno di rispetto verso noi stessi.

E ricordatevi che per chi avesse voglia di intraprendere questa avventura le porte dell’Inferno saranno sempre aperte.

Stefano Scrima, scrittore e filosofo, ha studiato e vissuto tra Bologna, Barcellona, Madrid e Roma. Si occupa di divulgazione filosofica e applicazione della filosofia alla vita quotidiana. Fra i suoi ultimi libri: Filosofi all’Inferno. Il lato oscuro della saggezza (il melangolo, 2019); L’arte di soffrire. La vita malinconica (Stampa Alternativa, 2018); Socrate su Facebook. Istruzioni filosofiche per non rimanere intrappolati nella rete (Castelvecchi, 2018); Santiago e nuvole. Le fantasticherie di un pellegrino solitario (Ediciclo, 2018); Il filosofo pigro. Imparare la filosofia senza fatica (il melangolo, 2017). Il suo sito è www.stefanoscrima.com.

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