
«Sono pagine difficili, quelle di Contini, dove si danno per scontati nozioni e riferimenti all’intero sfondo della cultura europea, e ai concetti base del metodo filologico.» Per Contini la filologia è studio della differenza. «La filologia culmina nella critica testuale […] La denominazione universalmente ammessa è quella che traduce il tedesco Textkritik: obsoleto è critique verbale, da cui s’intitola un manuale un tempo molto frequentato dell’Havet; assai comodo sarebbe ‘ecdotica’ (ecdotique), invenzione di dom Henri Quentin, da tenere in pronto quale sinonimo di preziosa sinteticità e aspetto specialistico; con intenzione deprezzativa (dal Pagliaro) è stato usato ‘stemmatica’ (del Maas), per di più riferibile a un solo aspetto particolare, per quanto importante.»
Come scrive Giorgio Pasquali nella premessa alla traduzione del Maas (Textkritik) quelle norme hanno e vogliono «avere validità non solo per le letterature greca e latina, ma universale: io almeno non saprei immaginarmi che l’originale, poniamo, di un testo cinese o bantu possa essere ricostruito dalle copie o da qualsiasi altra testimonianza, insomma dalla sua tradizione, se non sul fondamento delle considerazioni e conforme alle regole enunciate dal Maas».
Quello di Contini è un testo imprescindibile per capire in che misura la filologia, intesa come chiave di accesso alla cultura dell’Occidente, strumento per ritrovare il filo di quella tradizione, classica ma anche e soprattutto medievale, fondante l’Europa, può avere un ruolo nel mondo globale del XXI secolo.