“Ferrovie del Messico” di Gian Marco Griffi

Ferrovie del Messico, Gian Marco GriffiFerrovie del Messico
di Gian Marco Griffi
Laurana Editore

«Griffi persegue evidentemente un ideale enciclopedico con questo suo Ferrovie del Messico, oltre un milione di battute per raccontare una trama piuttosto lineare: nei primi mesi del 1944 Cesco Magetti, un milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria di Asti perseguitato da un terribile mal di denti, riceve dal suo superiore l’assurdo incarico di disegnare una mappa delle ferrovie del Messico. Seguono le avventure che lo porteranno a disegnare la mappa e a uccidere un ufficiale nazista.

Se la trama da seguire è semplice, Griffi riesce nell’intento di trasformarla in un’epica tragicomica che genera storie su storie, tanto che a un certo punto il lettore si rende conto (non senza un certo sgomento) che, volendo, il libro potrebbe non finire mai. […]

Nel caso di Ferrovie del Messico troviamo la Asti del 1944 e c’è più di quello che servirebbe per ambientarvi un romanzo, sembra anzi esserci tutta la Asti del 1944. Proseguendo nella lettura viene il dubbio che nel romanzo ci sia tutta la Repubblica Sociale Italiana e man mano che ci si inoltra tra le pagine del libro le cose che ci vengono raccontate nel minimo dettaglio si moltiplicano: certe avventure riportate dalla coppia di becchini contengono riferimenti a luoghi, istituzioni e usanze del Centroamerica che è difficile capire se siano frutto di scrupolosa documentazione o di fantasia debordante. […]

Quanti piani narrativi si contano in Ferrovie del Messico? Quante digressioni? Quante parodie? Quante citazioni nascoste? Quante citazioni scoperte? Quante citazioni false? Come se non bastasse, i capitoli cominciano tutti con una data e ovviamente saltano avanti e indietro nel tempo, a volte di mesi o di anni, a volte di un solo giorno, e ci si arrende fin da subito all’impossibilità di creare uno schema degli avvenimenti in ordine cronologico, anche perché non aggiungerebbe molto alla lettura del testo.

Il libro è ambizioso, lungo e complesso, ma è anche divertente, commovente e avvincente. In una parola: riuscito.

L’uomo che l’ha scritto è un signore della provincia di Asti che lavora in un centro sportivo, per essere precisi dirige un campo da golf (nel libro il golf compare in una delle scene più esilaranti). Quello che il lettore medio si chiede è: ma come ha fatto questo signore della provincia di Asti, che avrà il suo bel daffare a dirigere il campo da golf, che avrà una vita familiare che comprende una coniuge e dei figli, dei genitori anziani, delle scadenze da rispettare, come ha fatto questo signore a documentarsi così accuratamente per poter scrivere della Asti del 1944 senza sbagliare un riferimento, per poter scrivere con apparente sapienza di Messico, di Germania nazista, del processo attraverso il quale dalla cellulosa si ottiene la carta e così via per un milione di battute?

Quello è un mistero che deve rimanere tale. Magari Gian Marco Griffi non esiste. Gian Marco Griffi potrebbe essere un computer a cui è stato insegnato come produrre una cosa che per comodità chiamiamo romanzo. Qualcuno ha premuto start e ne è uscito questo libro. O magari è un collettivo di scrittori, ognuno specializzato in uno specifico ramo della conoscenza. O magari è solo uno scrittore che è rimasto impigliato nella sua stessa storia, nel suo stesso labirinto, ed è ancora lì che cerca di uscirne.»

Marco Drago

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