“Fermate le macchine!” di Francesco Borgonovo

Dott. Francesco Borgonovo, Lei è autore del libro Fermate le macchine! Come ci stanno rubando il lavoro, la salute e perfino l’anima edito da Sperling&Kupfer: il Suo libro è il manifesto del luddismo 2.0?
Fermate le macchine!, Francesco BorgonovoLa parola luddismo, purtroppo, è quasi sempre utilizzata a sproposito. Nel senso in cui la utilizziamo di solito, indica una sorta di odio cieco verso la tecnologia, un’ottusa ostilità al progresso, una specie di rifiuto barbaro di ogni novità. Ma i luddisti non erano stupidi né ottusamente retrogradi. Non se la prendevano con le macchine, ma soprattutto con i padroni che le utilizzavano per massimizzare i profitti a spese di una larga fetta della popolazione. I luddisti avevano capito che l’era delle macchine avrebbe distrutto un’intera civiltà, ne avrebbe cambiato i ritmi di vita, avrebbe spezzato definitivamente il rapporto con la natura, con la tradizione, con il sacro. Ed è esattamente ciò che avvenuto. Solo che, oggi, la tecnologia domina le nostre vite in modo molto più estremo rispetto al passato. I tecnofanatici accusano di luddismo chiunque osi criticare la rivoluzione digitale. Utilizzano lo stesso disprezzo che un tempo veniva esibito nei confronti dei luddisti. Ci viene ripetuto in ogni occasione che “il progresso non si può fermare”. Il progresso e “l’innovazione” sono i feticci dei nostri giorni. Ci viene ribadito che dobbiamo “andare avanti”, anche se non sappiamo quale sia la direzione. L’importante è muoversi, innovare, stare al passo. Siamo immersi nell’ideologia del movimento fine a sé stesso, cosa pericolosa e grottesca. La verità è che non esiste una direzione che la storia deve inevitabilmente prendere. Il progresso è, innanzitutto, frutto delle nostre scelte. E tante delle scelte che stiamo facendo oggi sono sbagliate.

Qual è il lato oscuro della rivoluzione digitale?
I lati oscuri sono molteplici. In parte, negli ultimi mesi, sono venuti allo scoperto. Abbiamo visto come vengono utilizzati i nostri dati personali raccolti dai social network, ad esempio. Grande scandalo sui media per le vicende che hanno coinvolto Facebook, ma Google si comporta in modo molto simile, circa il 77% delle pagine Web che visitiamo attraverso il motore di ricerca viene tracciato. Pensiamo davvero che questo tipo di società sorvegliata sia “un progresso”? L’elenco dei guai è sterminato, ma mi sta particolarmente a cuore il tema del lavoro. È ovvio che la rivoluzione digitale distruggerà milioni di posti di lavoro. Come pensiamo di affrontare questo problema devastante? Con soluzioni tampone come il reddito di cittadinanza? Medici, camerieri, giornalisti, avvocati… Quelli che rischiano di perdere l’impiego nei prossimi anni sono tantissimi. Vi sembra che la politica si stia occupando seriamente della faccenda? A me non sembra, eppure questo è un tema fondamentale.

Quali rischi comporta la digitalizzazione della società?
Alcuni dei rischi li ho già elencati sopra. Ma ce n’è uno che li riassume tutti: stiamo rischiando di perdere la nostra umanità. Quelli che io chiamo tecnofanatici vogliono creare un uomo nuovo, esattamente come volevano fare le grandi dittature del Novecento. È un progetto folle e pericolosissimo. C’è addirittura chi pensa che ci ibrideremo con le macchine. Nella Silicon Valley esistono compagnie il cui obiettivo dichiarato è quello di creare esseri umani immortali (o “amortali”). Stiamo assistendo a un cambiamento di equilibri e di prospettive che coinvolge ogni aspetto della nostra esistenza, solo che non ce ne rendiamo completamente conto.

Quali le conseguenze sulla salute?
C’è solo l’imbarazzo della scelta. Possiamo parlare della dipendenza dai dispositivi come gli smartphone, che colpisce soprattutto gli adolescenti. Dormiamo meno, siamo più ansiosi, più depressi. Possiamo parlare del tempo che i bambini trascorrono appiccicati a uno schermo, invece di praticare il cosiddetto “gioco brado”, che è fondamentale per il loro sviluppo. Ma possiamo parlare anche del tempo che passano gli adulti a compulsare il cellulare. Degli effetti nefasti sulla capacità di concentrarsi, sulla memoria, sul benessere generale dell’organismo. Ci muoviamo sempre di meno, l’obesità e il diabete hanno raggiunto in Occidente cifre degne di un’epidemia.

Come è possibile difendersi dallo strapotere tecnologico?
Dandosi un limite. Limitando il tempo che passiamo attaccati al cellulare. Spegnendolo quando non serve. Perché non ci gustiamo il bel piatto che abbiamo davanti invece di farlo freddare mentre cerchiamo di fotografarlo? È solo un esempio, una piccola cosa. Ma dimostra come si possa dominare la tecnologia. Poi, certo, ci sono questioni molto più ampie, a cui solo la politica può dare una risposta. Per esempio quelle legate al lavoro. Credo che un governo serio dovrebbe occuparsene immediatamente. E dovrebbe anche provvedere a cancellare i provvedimenti che hanno spalancato le porte delle classi ai dispositivi digitali.

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