TikTok, il popolarissimo social network “made in China”, e i suoi giovani influencer librari sono infatti all’origine dell’enorme successo di vendite di titoli come La canzone di Achille di Madeline Miller (350mila copie vendute solo nel nostro Paese), Fabbricante di lacrime di Erin Doom (275mila copie vendute) o i romanzi di Colleen Hoover.
I bootokers parlano la lingua dei loro coetanei, si dimostrano lettori esigenti e scrupolosi recensori e sono in grado, con i loro brevi video postati sulla piattaforma, di indurre all’acquisto. Non solo, TikTok sta letteralmente cambiando il modo con cui si parla di libri: non più polverose recensioni sulle terze pagine dei quotidiani, endorsement paludati che nessuno legge, monumenti ad una autoreferenzialità retriva e corporativistica caratteristica di certo ceto intellettuale d’antan.
Insomma, per chi non ne fosse sinora convinto, una prova schiacciante del fatto che la tecnologia non uccide la voglia di leggere. Perché l’uomo avrà sempre bisogno di ascoltare storie, che accada intorno al fuoco in una caverna o sui moderni schermi di tablet e smartphone.