
Non solo è possibile per tutti, ma è sempre più necessario in un’epoca complicata come questa, dove le incertezze sembrano essere le uniche certezze e dove veniamo continuamente sommersi da messaggi inquietanti, di preoccupazioni per il futuro etc.
“Lifefulness” è il titolo del mio ultimo libro, che è anche l’ideale seguito di “Felicità in questo mondo”, che oggi esce rinnovato e integrato dopo essere stato per 20 anni un bestseller grazie al passaparola.
Lifeful è una parola antica, utilizzata a partire dal 1200. Significa “pieno di vitalità” e anche “che dà, infonde vitalità”.
Lifefulness (essere lifeful) vuol dire quindi avere una vita piena di energia che rasserena e alleggerisce. Una forza vitale interiore che dà gioia e coraggio, e ti riempie di speranza.
Ma significa anche riuscire a trasmettere questa energia a chi ti sta intorno, poter aiutare e sostenere gli altri con un’influenza positiva.
Lifefulness è la felicità dentro, l’unica che nessuno ti può levare. Significa sviluppare una condizione vitale interiore che non è facilmente influenzabile dalle circostanze esterne. Significa essere liberi.
I miei libri raccontano di come trovare la lifefulness nella vita di ogni giorno.
Una cosa che non sta in un posto o in un momento particolare, perché ce l’hai già dentro.
Cosa significa essere buddisti?
Significa avere la consapevolezza che tutto parte da te, che il destino è nelle tue mani.
La felicità non dipende da qualcuno o da qualcosa al di fuori di te. Questa è un’illusione. Ed è anche una prigione, nella quale ci rinchiudiamo da soli. Ci incateniamo.
Il Buddismo spiega che hai già dentro la potenzialità per affrontare qualunque problema. Che vai bene così come sei.
Essere buddista significa semplicemente avere un atteggiamento di rispetto verso la vita, verso sé stessi e gli altri.
Significa non dare la colpa agli altri, o all’ambiente esterno che è solo uno specchio di qualcosa che hai dentro.
Significa non lamentarsi. Consapevole che il lamento attrae nella tua vita proprio ciò di cui ti stai lagnando.
Ma, come in tutte le cose, non è una questione di etichette formali, che uno può semplicemente attaccarsi addosso per mostrarle in giro: per potersi definire davvero buddisti, bisogna essere coerenti, applicarne i principi e viverli nella vita quotidiana. Chi si definisce buddista non può essere ipocrita.
Come possiamo sentirci felici nonostante i problemi e le preoccupazioni quotidiane?
La felicità è già qui adesso.
Rispondo meglio con un brano dell’Introduzione a “Felicità in questo mondo”:
«Tutti vogliamo essere più felici. Ci affanniamo, passiamo un sacco di tempo a cercare la felicità, la realizzazione. Solo che, spesso… la cerchiamo nel posto sbagliato. E così il tempo passa, la vita passa. Troppo spesso ci scorre accanto mentre siamo impegnati a fare altro, a pensare ad altro. E così magari si rimane amareggiati, ci si intristisce.
Ma la felicità non si trova in nessun luogo particolare.
Il Buddismo spiega che la lifefulness, la pienezza della vita, si trova dentro di noi. C’è già, anche adesso. Solo che… non la vediamo; come non vediamo le soppracciglia, così vicine agli occhi. Non la percepiamo, perché non ascoltiamo.
Un concetto, questo, che non è prerogativa solo del Buddismo. Ad esempio, anche nella Bibbia Gesù dice: ‘Il regno dei cieli è dentro di voi’.
Perché l’inferno e il paradiso, in definitiva si trovano prima di tutto nei nostri cuori. La felicità nel cuore è eterna, perché non dipende dallo spazio e dal tempo. È assoluta, perché non dipende dalle circostanze esterne.
I saggi, gli illuminati di tutte le epoche lo sanno da sempre. Noi forse l’abbiamo dimenticato.
Oppure non la accettiamo, la felicità. A volte, semplicemente non la vogliamo. Anche senza saperlo, facciamo di tutto per tenerla lontana, ci auto sabotiamo.
Questo libro, Felicità in questo mondo, è nato per parlare di Buddismo, ma il Buddismo è nato per parlare della vita, di come affrontare i problemi di come accettare il fatto che, inevitabilmente, ci saranno delle sofferenze… Sono cose che riguardano tutti.
Quindi non c’è alcun bisogno di essere o diventare buddisti per farne propri i principi e metterli in pratica nel quotidiano. Non ci sono etichette da appiccicarsi addosso. E non importa quale scuola o corrente di pensiero segui. Perché quello che conta è ciò che hai dentro e non ciò che professi.
Il segreto non è di trovare un modo miracoloso per non soffrire, ma di come affrontare le sofferenze con un cuore leggero e una grande vitalità, uscendone meglio di prima.
È pura illusione pensare di evitare le sofferenze. Eppure, cerchiamo sempre questa strada.
Il Buddismo spiega invece che è possibile compiere un ‘miracolo’: puoi avere una vita pienamente felice anche in mezzo ai problemi. Rimanendo un umano su questa terra, una persona che ride, piange, si arrabbia, si innamora, si abbatte…
Come diceva Goethe: Ho vissuto una vita molto felice ma non ricordo una singola settimana che lo sia stata.
Il Buddismo svela il mistero di come ciò sia possibile, per tutti.»
Come possiamo vivere meglio, appieno, e trovare il senso profondo della nostra esistenza?
Noi nasciamo pieni del senso profondo della vita. Solo che poi lo dimentichiamo. Perdiamo la connessione con il meraviglioso flusso dell’energia dell’Universo, il suo ritmo, la sua vibrazione.
La perdiamo perché aggiungiamo continuamente cose e pesi e complicazioni, a causa della visione falsata della realtà e delle influenze cui siamo sottoposti fin da piccoli: le aspettative, il sentirsi inadeguati, il rapporto premio/punizione, meriti/non meriti…
Invece di essere circondati di amore e incoraggiamento, fin da piccoli veniamo torturati con messaggi drammatici che noi accettiamo come leggi immodificabili, perché arrivano dalle persone di riferimento della nostra vita, come i genitori o gli insegnanti. Così prendiamo questi messaggi e li scarichiamo e incidiamo nel nostro inconscio come si fa con una app, con un software, che da quel momento prende il comando della tua vita. Anche se ne sei inconsapevole: è un pilota automatico.
Così, nella nostra testa risuonano per tutta la vita quei messaggi, come la Voce di un Giudice inflessibile che ti dice in continuazione: “Potrai essere felice solo a condizione che… Sarai amato solo se… Non meriti questo… Non sei all’altezza…”
Per ritrovare la pienezza della vita, la lifefulness, non devi aggiungere niente. Semmai bisogna levare qualcosa, alleggerire, semplificare. Non ci sono cose da imparare, ma piuttosto disimparare.
Il problema principale è che spesso, in fondo in fondo, siamo noi i primi a non voler essere davvero felici. Pensiamo di non meritarcelo. Allora, con il pilota automatico facciamo opera di sabotaggio. Ci mettiamo i bastoni fra le ruote.
Per questo nei miei libri cerco di dare consigli concreti, pratici, per la quotidianità. Cosa da fare e da non fare, cose da ricordare e cose da dimenticare…
Azioni concrete per evitare di sabotarci con le nostre mani.
Quali sono gli insegnamenti di Nichiren Daishonin?
L’insegnamento di Nichiren, monaco giapponese vissuto nel 1200, è basato sul Sutra del Loto, uno dei principali testi del Buddismo. Ed è interessante che nello stesso periodo, dall’altra parte del mondo, ha iniziato ad essere usata la parola “lifefulness”.
Questo Sutra è un insegnamento rivoluzionario rispetto ai precedenti. Qui per la prima volta si rivela che il Budda – in precedenza rappresentato come una figura storica – è in realtà un principio eterno, al di là dello spazio e del tempo; è la legge della Vita, della compassione universale, presente in ogni luogo e che esiste all’interno di tutti gli esseri.
Prima dell’arrivo del Sutra del Loto si pensava che l’illuminazione fosse un obiettivo da raggiungere dopo lunghissimi percorsi, infinite pratiche, anche di ascetismi e austerità, vita dopo vita. Ma questo Sutra spiega che la felicità assoluta, la lifefulness è già presente in ognuno e può quindi essere manifestata rimanendo sé stessi.
Inoltre, solo nel Sutra del Loto si dichiara che tutti possono ottenere la felicità. Mentre invece, gli insegnamenti precedenti ponevano delle limitazioni. Ad esempio, si sosteneva che le donne non potevano raggiungere l’illuminazione.
Questo Sutra, più che all’intelletto fa appello alle emozioni. Gli eventi e i concetti che vi si descrivono appartengono a una dimensione va ben oltre la razionalità, che trascende completamente i nostri concetti di tempo, di spazio e di possibilità.
Si può dire che il Sutra del Loto parla già la lingua dell’universo quantistico di oggi, con le sue infinite possibilità in un istante.
Myoho Renge Kyo è il suo titolo. Nichiren afferma che la recitazione del titolo, più precisamente Nam myoho renge kyo, come un mantra vibrante e ritmato, racchiude tutti i concetti e le emozioni che si trovano al suo interno.
Questa frase è costituita da sette caratteri. Due provengono dal sanscrito, antichissima lingua del ceppo cosiddetto indoeuropeo, da cui sono nate anche tutte le lingue d’Europa, vive ed estinte. Gli altri cinque sono caratteri cinesi. Nam myoho renge kyo, è di per sé una parola universale che unisce oriente e occidente fin dalle più lontane origini delle lingue.
Ma la frase è prima di tutto una vibrazione, un suono “sacro” dotato di potere. La cosa non deve sorprendere, perché dalla notte dei tempi è stato attribuito ai suoni un carattere sacro. Sono rari sono i testi di religione che non vi alludono.
Nichiren afferma che la recitazione di Nam myoho renge kyo ha il potere di risvegliare in ogni persona la potenzialità che tutti abbiamo dentro, riconnettendoci all’infinito flusso della vita Universale. Per fare un esempio, siamo come smartphone dotato di tutte le tecnologie più sofisticate e perfette, ma se non attiviamo la connessione dati non ne possiamo usufruire. Nam myoho renge kyo connette la nostra vita al cloud dell’Universo dove esistono tutte le soluzioni ai problemi della vita.
Il Buddismo di Nichiren consente a tutte le persone senza alcuna distinzione, di alleggerire la propria esistenza, di essere felici così come sono. Rimanendo dei laici che vivono nella realtà quotidiana. È un mezzo semplice e accessibile a tutti per trovare, come dice il titolo del libro, la felicità in questo mondo. O, in una parola, la lifefulness.
Giuseppe Cloza, nato nel 1965, ha incontrato il Buddismo di Nichiren all’età di 16 anni. Una scoperta che gli ha cambiato la vita e l’ha portato a praticarlo attivamente e ad approfondirne gli insegnamenti. Nel frattempo si è dedicato anche alla sua professione di consulente finanziario, da cui sono nati, fra gli altri, i libri Banca Bassotti e, nel 2020, Bassa finanza. Come difendere i propri risparmi e scoprire di chi fidarsi. Dalla sua esperienza diretta è nato anche il libro My Covid. Come ho imparato a sperare nel futuro e vivere meglio il presente. Nel 2021 ha pubblicato Lifefulness, la pienezza della vita attraverso il Buddismo, ideale continuazione del percorso iniziato nel 2001 con Felicità in questo mondo. Tutti i suoi libri sono accomunati da un aspetto: il desiderio di spiegare argomenti difficili e potenzialmente noiosi in modo semplice, leggero e divertente.