
Roma è lo scenario della storia narrata in questo libro, perché Roma fu il luogo principale dove il «fascismo di pietra» realizzò, con il maggiore impegno, originalità ed efficacia, la rappresentazione dei miti fascisti negli edifici pubblici, nelle vie, nei monumenti e nell’assetto urbanistico della capitale, avvalendosi dell’opera entusiasta dei principali architetti e artisti italiani dell’epoca. La nuova Roma costruita dal fascismo era la prefigurazione simbolica della nuova Italia e della nuova civiltà imperiale, che il fascismo, ispirandosi ad un rinnovato mito della romanità, aveva l’ambizione di creare attraverso l’esperimento totalitario. Se la Roma costruita dal fascismo è, per questo motivo, lo scenario iconografico della nostra storia, il tema principale del libro è una interpretazione del fascismo, dalle origini alla fine, analizzato attraverso il mito di Roma. Per Mussolini e il fascismo, Roma era sinonimo di Italia, di impero e di civiltà. Il mito fascista della romanità era un mito proiettato verso il futuro, verso la creazione di una nuova grande Italia ad opera di una nuova razza di italiani che dovevano essere i Romani della modernità.
Questo libro narra la storia del connubio fra Roma e fascismo. E la narra con le parole degli stessi protagonisti, del duce e dei fascisti, degli architetti e degli artisti che furono artefici del «fascismo di pietra», accompagnandole con i commenti di osservatori e testimoni contemporanei, fascisti e non fascisti o antifascisti, scrittori italiani e stranieri, diplomatici, giornalisti e viaggiatori di nazioni potenti, che considerarono l’Italia fascista una grande potenza e contemplarono, sorpresi ammirati o inquieti, le costruzioni del «fascismo di pietra» e l’esecuzione dell’esperimento totalitario.»