“Fa bene o fa male?” di Dario Bressanini

Fa bene o fa male?, Dario BressaniniFa bene o fa male?
di Dario Bressanini
Mondadori

«Il 28,5% delle famiglie italiane non si fida a bere acqua di rubinetto. È quanto emerge dall’ultimo rapporto ISTAT sull’acqua relativo agli anni 2019-2021. E questo nonostante nove famiglie su dieci allacciate alla rete idrica comunale siano soddisfatte del servizio fornito. La soddisfazione globale, che tiene conto dell’odore, del sapore e della limpidezza dell’acqua erogata ma anche delle interruzioni della fornitura, del livello di pressione, della frequenza di lettura del contatore e della chiarezza della bolletta, varia abbastanza nelle regioni italiane. Se sono molto o abbastanza soddisfatte il 92% circa delle famiglie residenti al Nord, al Centro-Sud la soddisfazione è circa dell’83%, mentre nelle isole la percentuale scende al 70%. Se però si considera solo l’odore, il sapore e la limpidezza dell’acqua del rubinetto, le percentuali calano ovunque. A livello nazionale tre quarti delle famiglie si ritengono molto o abbastanza soddisfatte, ma la quota é ben al di sotto della media nazionale in Sicilia (60%), Sardegna (63%), Calabria (69%) e Campania (70%). E quando si chiede se si fidano a bere l’acqua del rubinetto, la percentuale delle famiglie diffidenti è del 28,5%, con punte del 50% in Sardegna e del 60% in Sicilia. La diffidenza è ben distribuita in tutta Italia: il 38% in Calabria, il 34% in Campania, il 34% in Toscana, il 24% in Lazio, Molise e Lombardia. Unica isola di fiducia è il Trentino-Alto Adige, dove solo il 2% degli intervistati non si fida a bere l’acqua del rubinetto di casa. Il paradosso è che la qualità dell’acqua in Italia è mediamente buona. Unica magra consolazione è il fatto che nel 2002 la percentuale di diffidenti era ancora di più: il 40%.

A cosa sia dovuta la sfiducia di molti italiani verso l’acqua del rubinetto, anche in quei comuni dove le analisi mostrano una qualità buona o addirittura ottima, è un tema di indagine che probabilmente riguarda più le scienze sociali e la psicologia che non le analisi chimiche e microbiologiche dell’acqua. Ma è certo che questo è uno dei motivi per cui l’Italia é il primo Paese europeo per consumo di acque minerali in bottiglia e il secondo al mondo dopo il Messico. E, sempre per lo stesso motivo, tante famiglie negli ultimi anni hanno deciso di installare quegli apparecchi che si propongono come depuratori di acqua.

Al marketing di questi due comparti commerciali, a volte molto aggressivo nel dipingere l’acqua dell’acquedotto come inquinata o addirittura portatrice di malattie, si aggiungono anche il potere nefasto del passaparola e alcuni miti difficili da spazzar via. Sfatiamone uno subito.»

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