“Euthyna. Il rendiconto dei magistrati nella democrazia ateniese (V-IV sec. a.C.)” di Annabella Oranges

Dott.ssa Annabella Oranges, Lei è autrice del libro Euthyna. Il rendiconto dei magistrati nella democrazia ateniese (V-IV sec. a.C.) edito da LED Edizioni Universitarie: innanzitutto, cosa si intende col termine euthyna?
Euthyna. Il rendiconto dei magistrati nella democrazia ateniese (V-IV sec. a.C.), Annabella OrangesIl termine euthyna non ha un significato univoco. Le fonti greche antiche lo impiegano spesso per indicare in generale concetti come “correzione”, “castigo” o, ancora, “pena”. Ciononostante, fonti letterarie ed epigrafiche mostrano che il termine può indicare una specifica procedura legale, quella di rendiconto, cui tutti i magistrati e funzionari cittadini erano tenuti per legge a sottoporsi allo scadere del proprio mandato per consentire alla comunità di verificare che avessero ricoperto l’incarico loro affidato dalla città in modo adeguato.

Come veniva percepita dall’opinione pubblica ateniese tale procedura?
La procedura di rendiconto era percepita dall’opinione pubblica ateniese come un tratto caratterizzante della democrazia. Lo dice espressamente Erodoto che, nel Dialogo sulle costituzioni del libro III delle sue Storie, sottolineando gli svantaggi derivanti dalla monarchia, afferma che il potere assoluto è aneuthynos, cioè è irresponsabile perché non deve rendere conto a nessuno. La democrazia invece disponeva di procedure di verifica dell’operato dei propri magistrati, come appunto l’euthyna: essa, insieme al sorteggio delle cariche e alla messa in comune delle decisioni, costituiva, sempre secondo Erodoto, una delle basi del sistema democratico. Il magistrato era controllato in corso di mandato e a fine mandato e doveva render conto della gestione finanziaria e politica della sua carica.

Qual era il funzionamento della procedura di rendiconto e che legame aveva con le altre procedure del diritto attico?
La procedura di euthyna in epoca classica era divisa in due parti: la prima era di carattere esclusivamente finanziario ed era finalizzata a verificare che i fondi pubblici fossero stati impiegati in maniera appropriata, cioè per gli scopi per cui erano stati stanziati; la seconda, più estesa, era relativa al controllo della condotta tenuta dal funzionario durante il proprio mandato e tesa a verificare che questi non avesse commesso alcun illecito.

Allo scadere del proprio mandato, il magistrato o il funzionario doveva presentarsi di fronte ad un collegio di dieci magistrati, chiamati loghistai, per il rendiconto finanziario. Qualora l’esame condotto dai loghistai avesse evidenziato irregolarità o anomalie, egli avrebbe potuto essere messo sotto accusa per reati di carattere finanziario, quali corruzione, furto o cattiva amministrazione; in caso di sentenza sfavorevole poi, egli sarebbe stato condannato a corrispondere un risarcimento della somma sottratta indebitamente (il decuplo della somma originaria, in caso di corruzione e furto; il corrispettivo semplice nel caso di cattiva amministrazione). Diversamente, se la città non avesse stanziato alcuna somma per il magistrato a inizio mandato, egli avrebbe dovuto presentare ai loghistai una nota scritta recante una dichiarazione al riguardo: così egli si sarebbe sottratto a questa fase del rendiconto.

Dopo questa verifica di carattere finanziario, per il magistrato si apriva un’altra fase del rendiconto, detta propriamente euthyna. Essa riguardava eventuali reati diversi da quelli di natura finanziaria ed era affidata all’iniziativa dei cittadini che, entro i tre giorni dalla conclusione della verifica finanziaria, avevano facoltà di sporgere denuncia per iscritto contro il magistrato uscente, presentandola ad un funzionario detto euthynos. Una volta esaminate le denunce sporte dai cittadini, convocando le parti in causa e ascoltando le ragioni dell’accusa e della difesa, l’euthynos poteva assolvere il magistrato o formulare una condanna in prima istanza, rinviandola poi al tribunale competente.

È proprio in relazione alla seconda fase del rendiconto che si può cogliere il legame fra l’euthyna e le altre procedure previste dal diritto attico. Eccezion fatta per la verifica finanziaria, che seguiva un iter procedurale indipendente, l’euthyna propriamente detta era una procedura preliminare rispetto alle altre previste dal diritto attico, che avrebbe dato eventualmente luogo a un processo nella forma procedurale più adatta a perseguire il reato contestato.

Cosa rivela il confronto tra le vicende giudiziarie di cui furono protagonisti magistrati e funzionari pubblici ateniesi e le fonti epigrafiche e letterarie?
Il confronto fra le vicende giudiziarie di cui furono protagonisti magistrati e funzionari ateniesi e le fonti epigrafiche e letterarie sull’euthyna, che parlano della procedura in un’ottica normativa, si è imposto innanzitutto come criterio indispensabile per poter comprendere appieno lo svolgimento dell’euthyna e le sue caratteristiche tecnico-procedurali. Le testimonianze sui processi di rendiconto sono infatti episodiche e la selezione delle informazioni al riguardo nelle fonti non segue un principio unitario: accanto a testimonianze dirette, costituite da orazioni scritte per processi relativi all’euthyna di magistrati (come nel caso delle orazioni Sull’ambasceria tradita di Eschine e Demostene), vi sono anche frammenti di comici o riferimenti cursori di storici che parlano dell’euthyna di un personaggio pubblico ateniese perché il rendiconto segnò in modo significativo la sua carriera (come nel caso degli strateghi Tucidide, Anito o Panfilo). Il confronto di questi dati con le informazioni di carattere normativo presenti nelle opere di storia costituzionale (come la Politica o l’Athenaion Politeia aristoteliche) e nelle iscrizioni ha permesso di integrare le cursorie notizie sui singoli processi e di formulare ipotesi coerenti sulla loro cronologia, sul loro svolgimento e, infine, di approdare ad un’ipotesi globale sulla procedura e sul ruolo da essa ricoperto nel panorama del diritto attico.

Quale evoluzione subì la procedura attraverso gli snodi politico-istituzionali dell’Atene classica?
Non diversamente dalle altre procedure del diritto attico, anche la procedura di rendiconto andò incontro ad un’evoluzione, o meglio ad una sistematizzazione, di pari passo con gli snodi politico-istituzionali della storia ateniese: tale processo trasformò l’euthyna fino a farle acquisire le caratteristiche procedurali di epoca classica che ho precedentemente richiamato. Ciononostante, è possibile ritenere che forme di controllo della condotta dei magistrati, benché non sistematizzate in una forma procedurale definita, siano esistite ad Atene già nel periodo arcaico. È opportuno ricordare che il carattere orientato delle fonti al riguardo impone una certa cautela, ma non è altrettanto opportuno negare loro valore: diversamente, infatti, non si comprenderebbe come mai proprio Aristotele assegni espressamente a Solone, considerato il padre della democrazia ateniese, la responsabilità di aver concesso al popolo il potere irrinunciabile di giudicare l’operato dei magistrati. Le fonti epigrafiche mostrano che l’euthyna rientra sistematicamente nel calendario ufficiale degli appuntamenti cittadini fin dagli inizi del V secolo. A ciò si aggiunga che, a partire dalla metà del V secolo, sia nelle fonti letterarie che, soprattutto, in quelle epigrafiche vengono già menzionati quei magistrati che sovrintendono alla procedura fino al IV secolo inoltrato. Ciò suggerisce che a partire dalla metà del V secolo l’euthyna doveva essere già stata sistematizzata nella forma di rendiconto duplice, in cui il mandato del magistrato o del funzionario pubblico sarebbe stato verificato sia in relazione alla gestione dei fondi pubblici che in relazione alla condotta con cui era stato ricoperto. Per tali ragioni l’ipotesi più probabile è che l’evoluzione della procedura di rendiconto sia giunta ad un punto di arrivo intorno alla metà del V secolo e ciò rende estremamente probabile che la sua sistematizzazione sia da ascrivere al quadro della riforma del democratico Efialte, occorsa poco prima della metà del V secolo.

Annabella Oranges ha conseguito il dottorato di ricerca in “Studi Umanistici. Tradizione e Contemporaneità” presso l’Università Cattolica di Milano. È Cultore della materia in Storia ed Epigrafia Greca presso l’Università Cattolica di Milano. È autrice di diversi contributi sulla storia politico-istituzionale dell’Atene classica e sul diritto attico.

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