“Eureka. Le più belle citazioni greche”

Eureka. Le più belle citazioni grecheA confermare la mai sopita voglia di greco antico, è il successo di questo libro: Eureka. Le più belle citazioni greche, edito da Demetra e subito balzato in cima alle classifiche di vendita! Una raccolta delle più interessanti e significative massime tratte dalla tradizione ellenistica.

Il mondo degli antichi Greci ci parla ancora. Il nostro linguaggio quotidiano è impregnato di termini di origine greca: scuola, economia, politica, democrazia e ancora storia, poesia, teatro, filosofia, ecc.

Le massime raccolte nel libro sono tratte da fonti letterarie di vario tipo: dai testi storici a quelli filosofici, dalla trattatistica al teatro e alla poesia. Si attinge anche alle due maggiori raccolte di proverbi greci attribuite a Zenobio e Diogeniano, grammatici del II secolo d.C.

Di ogni citazione si descrive il contesto originario e se ne illustra il significato evidenziando in che modo esse sono giunte fino a noi. In ciò ebbe un ruolo di rilievo Erasmo da Rotterdam, che nei suoi Adagia raccolse, tradusse e commentò più di quattromila detti proverbiali della cultura classica, la maggior parte dei quali di lingua greca.

Espressioni del sapere antico che si sono tramandate anche nella nostra cultura. È il caso, ad esempio, della massima aristotelica Οὐδεὶς φίλος ᾧ πολλοὶ φίλοι, «Nessuno è amico di chi ha molti amici»: “Amico di tutti, amico di nessuno” si dice ancora oggi in italiano e in modi simili anche in altre lingue europee. O si pensi al detto “Aiutati che Dio (il ciel) t’aiuta!”: col medesimo significato troviamo nei Persiani di Eschilo Ἀλλ’ ὅταν σπεύδῃ τις αὐτός, χὠ θεòς συνάπτεται, Quando uno si dà da fare, anche il Dio l’aiuta.

Anche modi di dire molto popolari traggono inaspettatamente origine nell’antichità greca. Pensiamo al detto lacrime di coccodrillo (Κροκοδρείλου δάκρυα): «L’espressione, attestata per la prima volta nell’autore bizantino Michele Apostolio (10, 17) nel XV secolo, si riferisce a chi piange per un male che ha provocato o all’ipocrita che simula un dispiacere che non sente. Nell’antichità era credenza diffusa che il coccodrillo lacrimasse dopo aver consumato il proprio pasto, in particolare nel caso di un pasto umano. In realtà la vistosa lacrimazione del coccodrillo è un fatto fisiologico dovuto alla necessità di ripulire i bulbi oculari, in particolare quando l’animale sta a lungo fuori dall’acqua.» O, ancora, alla metafora “Avere un piede nella fossa”, nella quale riecheggia il verso di Luciano (Hermotimus, 78) Τὸν ἓτερον πόδα […] ἐν τῇ σορῷ ἒχων, con un piede nella tomba.

Un’opera che, pur nell’intento divulgativo, non cede nulla al rigore filologico. Uno strumento utile e prezioso per far rivivere, nella società contemporanea, la ricchezza e la saggezza perenni e immortali della tradizione classica!

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