“Elementi per un’estetica del digitale. Media interattivi e nuove forme di educazione estetica” di Lorenzo Manera

Elementi per un’estetica del digitale. Media interattivi e nuove forme di educazione estetica, Lorenzo ManeraDott. Lorenzo Manera, Lei è autore del libro Elementi per un’estetica del digitale. Media interattivi e nuove forme di educazione estetica, edito da Mimesis: quali processi stanno determinando la progressiva diffusione di device digitali e la pervasività dei processi di mediazione operati dai dispositivi elettronici?
Tra gli aspetti che concorrono a determinare la progressiva diffusione di device digitali, citerei certamente la dimensione interattiva che caratterizza tali dispositivi.

Rispetto alla pervasività dei processi di mediazioni, mi pare che quest’ultima stia determinando l’emergere di nuove forme comunicative, caratterizzate da una diffusione inedita di procedimenti di integrazione intermediale e intersemiotica che, pur esponendoci a rischi legati alla standardizzazione delle condotte comunicative e alla canalizzazione delle facoltà rappresentative, possono al contempo favorire l’emergere di nuove forme di immaginazione.

Sulla scorta del confronto con prospettive che pongono in relazione l’ecologia mediale e l’estetica, nel volume ci interroghiamo sul processo di riconfigurazione del rapporto di reciproca costituzione tra l’uomo e l’ambiente, legato alla diffusione di organismi tecnici protesizzati, che agiscono come estensioni cognitive in grado di modificare l’orizzonte sensorio e percettivo degli individui. Tramite l’approfondimento della teoria mediale benjaminiana – in cui l’estensione dell’Apparatur tecnica corrisponde all’ampliamento dell’apparato percettivo – e l’attualizzazione del concetto di milieu associé, elaborato da Simondon a partire da quello di “ambiente tecnico” di Leroi-Gourhan, viene indagata la questione dei caratteri ambientali assunti dai dispositivi elettronici, di cui vengono discussi aspetti critici e potenzialità.

Quali sono aspetti critici e potenzialità dei caratteri ambientali assunti dai dispositivi elettronici?
Un rischio legato alla rapida e pervasiva diffusione delle tecnologie digitali riguarda i processi di anestetizzazione della percezione sensibile e di superficializzazione dell’esperienza, legati all’esautoramento dei processi rielaborativi della realtà esercitati dai device elettronici a un processo di inertizzazione dell’esperienza sensibile. Tuttavia, nell’ambito del dibattito estetico contemporaneo sono state elaborate analisi interpretative che associano al processo di esternalizzazione della sensibilità umana in artefatti tecnici la possibilità di dar vita a nuove forme di immaginazione intermediale e interattiva, in grado di caratterizzare costruttivamente il rapporto tra soggetto, ambienti mediali e media ambientali.

Quale rapporto può costituirsi tra soggetti, tecnologie digitali e ambienti mediali?
Se i caratteri predominanti dell’immagine nell’era del digitale sono individuabili nell’occultamento della mediatezza e nella negazione dell’opacità, nel libro ci chiediamo se un possibile percorso da intraprendere per il ripensamento dell’educazione estetica possa riguardare la progettazione di contesti ed esperienze in grado di far emergere e valorizzare, tramite l’individuazione delle diverse componenti espressive che determinano l’immagine digitale, i processi di rimediazione operati dai dispositivi elettronici.

I processi descritti, problematizzando la questione del rapporto tra la lettura imagocentrica della rivoluzione digitale e il configurarsi di esperienze autenticamente multimodali, trovano nelle forme di scrittura estesa o scrittura sincretica un ambito di applicazione fecondo, legato alla messa in risalto del fenomeno dell’intermedialità, aprendo un ambito d’indagine che vede coinvolte la cultura visuale, la filosofia dell’immagine e l’estetica.

Quali sollecitazioni è in grado di offrire al campo dell’estetica la visual culture?
La riflessione sulle sollecitazioni che la visual culture – tramite l’analisi dell’insieme di immagini materiali, dispositivi mediali e atti visivi che caratterizzano un determinato contesto storico-culturale – è in grado di offrire al campo dell’estetica occupa un ruolo centrale nel terzo capitolo. A partire dalla ricostruzione dei rapporti intercorsi tra le due discipline, caratterizzati da un iniziale atteggiamento critico a cui ha fatto seguito una fase di crescente apertura, coincisa con la svolta culturale dell’estetica avvenuta a partire dai primi anni del nuovo millennio, vengono approfonditi gli ambiti di comune interesse. Le principali zone di complementarità esplorate riguardano le questioni dell’agentività e delle specificità non testuali delle immagini, l’esame delle dinamiche esperienziali che diversi apparati visuali originano e, sul piano dell’educazione estetica, le possibili modalità di sviluppo della visual literacy, una competenza che riguarda il supporto di attitudini creative legate alla produzione di testi visivi e alla comprensione dell’intreccio tra i diversi canali espressivi che i dispositivi digitali producono.

L’affermarsi dell’era del visivo pone la problematica del mantenimento del senso estetico, simbolico dell’immagine e, al contempo, del ruolo che l’immaginazione può svolgere nel recepire e rielaborare le immagini virtuali, evitando il passivo soggiacimento a quanto viene imposto dall’esterno. Diviene così centrale lo sviluppo di nuove forme di visual literacy, un processo di alfabetizzazione dello sguardo che mira allo sviluppo di attitudini creative nella produzione e nella comprensione di testi visuali, nonché a supportare lo sviluppo di competenze di osservazione visiva.

Quali ricadute possono comportare, rispetto alla definizione di nuove forme di educazione estetica, le teorie del digitale elaborate in ambito estetico?
Al rapporto che lega l’intensificazione dell’intreccio di immagine e segno, caratteristico delle forme di espressione sincretica, e alla sollecitazione dell’attitudine immaginativa è dedicata la seconda parte del volume. Ponendo a confronto autori che interpretano negativamente l’intersecarsi di elementi segnici e figurativi con esponenti di indirizzi teorici che, al contrario, individuano nell’integrazione reciproca di fenomeni discorsivi e iconici un’autentica innovazione delle possibilità espressive, il volume tematizza la questione delle possibili ricadute che i fenomeni contemporanei di sincretismo semiotico e di scrittura estesa possono avere sulla definizione di percorsi di educazione estetica mirati allo sviluppo di competenze di media education e di visual literacy. Ci si chiede se l’emergere di nuove possibilità espressive sia legato al prevalere di aspetti scritturali e al conformarsi delle immagini a procedure di carattere discorsivo, e se l’affermarsi di quest’ultimo concorra ad eludere i rischi di confusione regressiva determinati dal permanere di uno stato di indeterminazione semantica.

Il mantenimento di una dimensione di sinergia tra l’ambito immaginativo e quello mediale appare un aspetto necessario per permettere, da un lato, l’efficace dispiegarsi del comportamento creativo e, dall’altro, per sostenere lo sviluppo di forme di immaginazione definite “intermediali” e “interattive”. Infatti, il manifestarsi di queste ultime è legato allo sviluppo di competenze che permettono di utilizzare l’immaginazione in senso critico, individuando le possibilità che il rapporto di interlocuzione tra diversi media digitali, linguaggi espressivi e contenuti narrativi offre per la rifigurazione e per l’interpretazione della realtà. Porre in relazione critica i diversi dispositivi elettronici e le specificità mediali delle nuove tecnologie dell’immagine, favorendo così l’intreccio tra elementi virtuali e materiali, risulta una modalità percorribile da un lato per l’evitamento dei rischi di derealizzazione dell’immaginario, dall’altro per contribuire alla definizione di percorsi che concorrono a ravvivare il legame costitutivo tra Bildung ed esperienza estetica.

Lorenzo Manera (PhD) è cultore della materia e assegnista di ricerca in Estetica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Ha pubblicato svariati articoli su questioni riguardanti il rapporto tra l’estetica e il digitale. È membro della Società Italiana d’Estetica e del collegio docenti del corso di dottorato in Reggio Childhood Studies.

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