“Educazione affettiva e sessuale di bambini e adolescenti” di Marta Panzeri e Lilybeth Fontanesi

Prof.ssa Marta Panzeri, Lei è autrice con Lilybeth Fontanesi del libro Educazione affettiva e sessuale di bambini e adolescenti edito dal Mulino: quale modello di educazione globale alla sessualità e all’affettività proponete, per bambini e adolescenti, nel Vostro libro?
Educazione affettiva e sessuale di bambini e adolescenti, Marta Panzeri, Lilybeth FontanesiNel nostro libro proponiamo come modello di educazione all’affettività e alla sessualità l’educazione globale alla sessualità (Comprehensive Sexuality Education), in quanto scientificamente fondata, promossa in tutto il mondo da agenzie quali OMS, UNESCO, UNICEF e sostenuta e costantemente monitorata dalle agenzie che si occupano specificatamente di educazione sessuale e di salute sessuale, quali la WAS (World Association for Sexual Health), che ha saputo cogliere dall’esordio della pandemia in avanti l’opportunità di proporre svariati webinar su di essa. Si ha così l’opportunità di sviluppare programmi e di verificarli in tempo reale, lavorando insieme per promuovere la giustizia sessuale in tutto il pianeta. Il programma dell’agenda ONU 2030 “Leaving No One Behind” è diventato uno spunto importante per concentrarsi, ognuno nella propria realtà, su chi ha più bisogno di interventi per non essere lasciato indietro. La situazione italiana, che non prevede alcun tipo di educazione all’affettività e alla sessualità all’interno dei programmi scolastici ministeriali, di fatto lascia indietro quasi tutti.

Inoltre questo modello è “comprensivo”, che abbiamo preferito rendere con “globale”, in quanto include non solo i diversi aspetti della sessualità e dell’affettività (quello biologico, quello sociale, quello emotivo, quello relazionale, quello culturale ecc.) ma anche le diverse età, le diverse capacità di apprendimento, i diversi orientamenti sessuali e le diverse identità di genere, le diverse provenienze culturali e non ultimo le diverse agenzie che possono realizzare l’educazione affettiva e sessuale (genitori e familiari, insegnanti, educatori ecc.).

L’educazione globale alla sessualità si basa sui diritti umani, che includono anche i diritti sessuali, mirando alla giustizia sessuale: promuovere i diritti umani significa prevenire bullismo e cyber bullismo, violenza di genere, violenza domestica, educare al consenso, al rispetto delle diversità e a farsi carico dei propri e altrui diritti.

L’educazione sessuale globale promuove la sessualità nella sua componete di piacere: non si focalizza principalmente sui rischi del sesso, ma sul significato più profondo che sessualità e affettività portano con sé, dal fondamentale contributo alla costruzione dell’identità personale, alla costruzione dei rapporti di coppia e amicali, al percepire e usare il proprio corpo non come fonte di vergogna ma come fonte di piacere provato e donato.

L’educazione globale alla sessualità si basa su dei programmi predefiniti che ne definiscano contenuto, modalità di erogazione, durata, obiettivi e destinatari. Parte dai 3 anni per arrivare ai 18+. Si ripete a spirale adattandosi alla fase di sviluppo dei discenti, tenendo conto anche delle loro capacità cognitive. È più efficace se distribuita all’interno delle varie materie e non proposta come lezioni a se stanti

Quali interventi vengono proposti per accrescere la salute generale e sessuale e prevenire sia i rischi di una sessualità non responsabile che bullismo, violenze e discriminazioni sessuali?
Proponiamo attività di brain storming e di gioco, oppure ancora delle situazioni, definite “simulate”, create ad hoc per favorire l’immedesimazione di ragazzi e ragazze in determinate circostanze. Nel manuale, vengono proposti degli scenari, come ad esempio quelli relativi al “porn revenge” e alla condivisione di immagini intime e personali, descritti in maniera semplice e realistica, in cui ragazze e ragazzi si possono facilmente immedesimare. L’obiettivo è quello di favorire il pensiero critico, identificare i pericoli e i rischi di situazioni solo apparentemente “normali” e sviluppare l’empatia. Questa modalità favorisce anche l’apertura e la condivisione di emozioni, pensieri, anche ritenuti “negativi”, e credenze, che attraverso la discussione possono venire ridimensionati. Non si tratta quindi di interventi basati sulla semplice trasmissione di informazioni e competenze, ma vengono proposte attività immersive e pratiche dove studentesse e studenti sono protagonisti in prima persona con le loro idee e le loro storie personali, mettendosi in gioco e diventando agenti del proprio cambiamento, influenzando positivamente anche quello degli altri. Il cambiamento, come sostenuto dalla letteratura di riferimento, passa inevitabilmente dalla responsabilità individuale e queste attività, svolte in un contesto protetto e sicuro, hanno lo scopo di favorire la presa di coscienza per arrivare a modificare poi il comportamento che i giovani e le giovani hanno sia nella loro sfera personale che in quella sociale.

Sebbene sia più semplice pensare a queste attività per gli adolescenti, proponiamo anche interventi adeguati a bambine e bambini, in cui vengono affrontati argomenti specifici per la loro età, con l’obiettivo di conoscere il proprio corpo, imparare a riconoscere e identificare le emozioni e il modo più adeguato di esprimerle. È infatti un aspetto del manuale che potrebbe sembrare controverso, in realtà gli argomenti inerenti alle emozioni, al corpo e al rispetto del proprio e di quello degli altri sono tematiche che dovrebbero essere affrontate già nell’infanzia, con un linguaggio adeguato e da parte dei genitori stessi. La discriminazione sessuale è, ad esempio, purtroppo insita nella nostra cultura, che si apprende proprio da bambini, insegnare il rispetto per la diversità, propria e altrui, permette di prevenire questo fenomeno e di mitigarne gli effetti nell’adolescenza e nell’età adulta. Inoltre, insegnare il rispetto della privacy e dei confini del proprio corpo ha lo scopo di prevenire situazioni che possono cogliere i genitori impreparati e portarli ad interventi che possono generare emozioni negative. Ad esempio, nel manuale è ben spiegato che i bambini e le bambine sono in grado di provare sensazioni piacevoli quando accarezzati, solleticati, e che loro stessi si accarezzano, scoprono il proprio corpo attraverso il tatto. Non è infrequente quindi che genitori o maestre/i riconducano questi comportamenti alla masturbazione e questo accade perché noi adulti “erotizziamo” queste azioni. In realtà non è così, saper riconoscere questi comportamenti e imparare a guidare i propri figli e le proprie figlie attraverso la loro personale scoperta del proprio corpo e delle emozioni ad esso collegate rappresenta un passaggio fondamentale per uno sviluppo psicoaffettivo e sessuale sano e consapevole.

Quali effetti produce l’educazione all’affettività e alla sessualità sull’individuo e sulla società?
Gli effetti più studiati, perché immediati e di facile misurazione, sono l’aumento delle conoscenze, ad esempio sulla contraccezione responsabile o sulle malattie sessualmente trasmissibili, sulla gravidanza o su anatomia e fisiologia. Altri effetti deducibili da paesi in cui si è svolta una educazione globale alla sessualità per un certo periodo di tempo, che poi è stata interrotta a causa di mancanza di fondi e successivamente reintrodotta (come è avvenuto in Finlandia), sono anche la diminuzione delle gravidanze precoci o non desiderate, delle interruzioni volontarie di gravidanza, dell’incidenza delle malattie sessualmente trasmissibili. Inoltre l’educazione globale alla sessualità innalza l’età del primo rapporto sessuale e diminuisce il numero dei partner sessuali, variabili entrambe associate alla riduzione delle infezioni sessualmente trasmissibili e delle gravidanze precoci e non desiderate. Per ottenere questi effetti è però necessario che l’educazione alla sessualità e all’affettività sia globale, dal momento che l’educazione basata esclusivamente sull’astinenza, cioè sul consigliare l’astinenza come unico strumento efficace e ammesso per prevenire sia gravidanze indesiderate che malattie, non è risultata efficace, in quanto non gradita ai ragazzi e alle ragazze, non esaustiva, non scientificamente fondata e addirittura dannosa per le minoranze (comunità LGBT+, disabili, chi ha già contratto un’infezione compreso l’HIV ecc.).

Effetti più a lungo termine come la diminuzione dei femminicidi, del bullismo omofobico e transfobico, la promozione del rispetto per le diversità sono più difficili da misurare, richiedendo studi longitudinali e maggiori risorse economiche per essere condotti. I primi dati parlano comunque a favore di un aumento della fiducia in se stessi, della capacità di empatizzare e di negoziare, dell’assertività, tutte abilità che non rendono migliori solo gli individui, ma anche la società. Inoltre vi è una diminuzione del bullismo omo e transfobico, dell’omofobia interiorizzata e dell’oggettivazione della donna, fattori che come conseguenza diretta comportano una diminuzione della violenza verbale, psicologica, fisica e sessuale, aumentando la qualità di vita della società tutta.

È importante sottolineare che per ottenere questi effetti (anche quelli più comportamentali sull’uso dei contraccettivi o del preservativo per la protezione dalle infezioni) l’educazione sessuale deve essere globale: gli studi infatti hanno verificato che se non si includono aspetti circa le relazioni, il piacere sessuale, l’amore, la comunità LGBT+ gli effetti saranno minori se non nulli.

Quale formazione per i formatori?
I formatori, genitori e insegnati in primis, ma anche altri familiari ed educatori, sono come tutti soggetti a condizionamenti consci e inconsci rispetto ad argomenti quali sessualità, affettività, ruolo di genere, comportamenti sessuali. Tali condizionamenti nascono da pregiudizi e stereotipi veicolati da decenni di cultura patriarcale, che vanno distinti dai valori e dai principi morali che devono invece essere tenuti in considerazione e rispettati senza alcun schieramento ideologico a priori. Quando parliamo di sessualità dentro di noi risuonano alcune corde che ci mettono a disagio e nemmeno noi sappiamo bene come gestirle. La formazione, più che concentrarsi sui contenuti, reperibili facilmente da svariate fonti scientifiche, va centrata su questi atteggiamenti che possono inconsciamente spingere i formatori a veicolare contenuti sessisti, o discriminatori o in altro modo alterati.

Si devono fornire fonti scientificamente fondate in cui reperire materiale aggiornato, preferibilmente online dal momento che questo è divenuto il modo principale di veicolare la conoscenza ed è più velocemente aggiornabile rispetto a un manuale cartaceo. Inoltre l’ideale sarebbe formare i formatori con dei corsi intensivi anche online, per facilitare l’accesso anche a chi è distante, e che prevedano periodici aggiornamenti e la possibilità di rivolgersi agli esperti in caso di bisogno (dubbi, problemi insorti durante l’erogazione dei programmi, richieste di formazioni specifiche quali la sessualità nella comunità LGBT, nella disabilità, la disforia di genere nei bambini).

Infine, è fondamentale formare anche i pari o quasi pari, che possono essere utilizzati per alcuni argomenti “scottanti” in quanto parlano lo stesso linguaggio, sono immersi nella stessa cultura, affrontano quotidianamente gli stessi problemi e per loro è più facile e naturale parlare di sesso. È opportuno ricordare a questo proposito che, a partire dalla prima adolescenza in poi, il gruppo dei pari diventa estremamente rilevante per lo sviluppo di ragazzi e ragazze. Siamo ingenuamente portati a credere che solo le “cattive compagnie” abbiano un’influenza sulla scelta e sui comportamenti, mentre è vero anche il contrario, e laddove vengono veicolati contenuti positivi da figure rilevanti, come un amico o un gruppo di amici, vi è un effetto “a cascata” che produce cambiamenti positivi sulla persona, che a sua volta li condividerà.

Marta Panzeri, psicologa, psicoterapeuta e sessuologa clinica, è docente di Psicologia della sessualità presso l’Università degli studi di Padova. Dal 1995 è ricercatrice universitaria presso il Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e della Socializzazione dello stesso Ateneo. È autrice di numerosi articoli scientifici su riviste nazionali e internazionali e del volume Psicologia della sessualità edito da Il Mulino. Svolge attività clinica presso il Centro di Ateneo dei Servizi Clinici Universitari Psicologici.

Lilybeth Fontanesi, psicologa, psicoterapeuta e ricercatrice presso l’Università degli Studi G. d’Annunzio di Chieti-Pescara, è docente di Psicologia della sessualità e Psicologia forense presso lo stesso Ateneo. Autrice di numerosi articoli su riviste nazionali e internazionali su tematiche LGBTQ+ e sulla violenza di genere.

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