All’inizio del dramma Edipo apprende dall’oracolo delfico che la pestilenza abbattutasi sulla città è dovuta alla presenza degli assassini del re Laio. Chiede a tutti coloro che sappiano qualcosa in proposito di farsi avanti. Tiresia, il cieco veggente, è convocato per primo. Egli conosce la verità ma in un primo momento rifiuta di rivelarla. Accusato da Edipo di complottare con Creonte (fratello di Giocasta) contro di lui, dice infine la verità, ma essa pare troppo assurda perché Edipo possa accettarla come vera. Edipo si rivolge quindi a Creonte, accusandolo di volerlo spodestare. Egli è profondamente turbato dalla descrizione, fatta da Giocasta, della scena della morte di Laio e del suo seguito, che coincidono con le circostanze in cui Edipo a sua volta aveva ucciso un uomo. Pare ora che gli venga chiarito un punto: un messaggero viene da Corinto per annunciare la morte del re Polibo e la designazione. di Edipo alla successione, ed egli, temendo ancora di poter sposare la propria madre in adempimento dell’oracolo, esprime riluttanza a tornare in quella città. Ma il messaggero rivela in seguito come Edipo non sia in realtà il figlio di Polibo: egli stesso aveva dato Edipo bambino al re e a sua moglie Merope, dopo aver ricevuto il piccolo da un pastore sul monte Citerone.
Di chi è quindi figlio? Giocasta indovina la verità e si ritira. Un vecchio pastore, mandato come unico membro sopravvissuto del seguito di Laio al tempo della morte di quest’ultimo, completa ora la rivelazione. Era lui che aveva portato il piccolo Edipo, figlio di Laio e Giocasta, sul Citerone, e per compassione lo aveva dato al pastore corinzio. Edipo si precipita nel palazzo, dove scopre che Giocasta s’è impiccata, e si acceca con una sua fibbia. Creonte assume il governo ed Edipo, benché supplichi di essere mandato via dalla città, rimane a Tebe.
tratto da Dizionario delle letterature classiche, diretto da Margaret C. Howatson, edizione italiana a cura di Maurizio Bettini, traduzione di Giovanna Aquaro, Einaudi editore