
In che modo tali trasformazioni culturali hanno influito sulla letteratura per l’infanzia negli anni Settanta e Ottanta?
La contestazione emersa alla fine degli anni Sessanta, nell’esprimere un diffuso senso di sfiducia e di insofferenza nei confronti delle istituzioni, ha problematizzato il rapporto tra individuo e società. Se quest’ultima, infatti, non sembra più essere in grado di promuovere un progresso morale ed esistenziale tra i suoi appartenenti, come possono raggiungerlo questi ultimi? Come è stato già ricordato in altri studi, quegli anni presentavano un amalgama di posizioni che, se adesso sono considerate antitetiche, erano all’epoca ritenute conciliabili: tra queste, l’esigenza di una maggiore uguaglianza, da raggiungersi attraverso la conquista di un più ampio campo d’azione degli individui all’interno del campo sociale. L’attenzione verso l’individuo e verso le sue possibilità di autodeterminarsi, tematiche dibattute all’interno del movimento sessantottino, sono problematiche che si sono ripercosse sulla letteratura di formazione e, quindi, sulla letteratura di formazione destinata all’infanzia.
Quale riflesso hanno prodotto, in particolare, le trasformazioni culturali sessantottine su quei testi che possono rientrare nei canoni del romanzo di formazione?
La letteratura di formazione, che secondo lo studioso Franco Moretti (ma sempre più numerosi sono i pareri difformi) è sorta nel corso del XVIII secolo, nel seguire la crescita e la maturazione dei suoi protagonisti ne aveva sempre sottolineato i rapporti con la società: un rapporto che poteva concludersi positivamente, con l’armonizzarsi delle esigenze del personaggio principale e il suo realizzarsi all’interno del consesso sociale, o concludersi negativamente, con una mancata conciliazione che sfociava nella morte o nell’emarginazione dell’individuo. Nel corso del Novecento, e soprattutto dopo la prima guerra mondiale, il romanzo di formazione era entrato in nuova fase, dove sempre più difficile si profilava la conciliazione tra protagonisti e società circostante. Negli anni immediatamente successivi il romanzo di formazione (compreso quello destinato all’infanzia) assorbe la sfiducia nei confronti delle istituzioni e del consesso sociale e ribalta i termini del rapporto tra protagonista e società: la realizzazione del primo, infatti, non coincide più con l’armonizzarsi delle sue esigenze con le richieste della seconda, ma nel costruire e difendere la propria identità e le proprie convinzioni contro quest’ultima. Questa traiettoria sembra trasparire in maniera abbastanza chiara nei romanzi analizzati nel volume.
Quale influenza ha avuto Rodari nella successiva letteratura per l’infanzia?
Numerosi sono i contributi che hanno analizzato l’opera di Gianni Rodari e ne hanno evidenziato la caratura periodizzante nella successiva letteratura per l’infanzia. Con Rodari, infatti, le opere per bambini e ragazzi cominciano ad aprirsi in modo sistematico alla realtà sociale e alle sue problematiche politiche, economiche, lavorative. Questa acquisizione influenzerà e caratterizzerà la successiva produzione per bambini e ragazzi, come quella analizzata nel presente volume.
Il Suo studio si concentra in particolare su alcuni autori italiani, Marcello Argilli, Donatella Ziliotto e Bianca Pitzorno: per quali ragioni essi sono particolarmente esemplificativi di come il romanzo di formazione sia mutato in relazione al nuovo contesto storico degli anni Settanta e Ottanta?
Marcello Argilli, Donatella Ziliotto e Bianca Pitzorno sono particolarmente esemplificativi sia per il loro successo editoriale (tanto in Italia quanto all’estero) sia per la collocazione cronologica delle loro opere. Se i romanzi di formazione di Argilli che qui sono analizzati si muovono lungo gli anni Settanta, le opere di Ziliotto e di Pitzorno consentono di spaziare dalla fine degli anni Sessanta agli anni Ottanta e Novanta, consentendo così di analizzare l’evoluzione del romanzo di formazione per l’infanzia lungo tre decenni.
Chiara Martinelli è docente di Storia dell’educazione nelle università di Firenze e Ferrara. Tra le sue pubblicazioni, Fare gli italiani? Le scuole industriali e artistico-industriali nell’Italia liberale (Aracne, 2019).