“Ebraismo. Guida per non ebrei” a cura di Daniele Garrone

Ebraismo. Guida per non ebrei, Daniele GarroneProf. Daniele Garrone, Lei ha curato l’edizione del libro Ebraismo. Guida per non ebrei pubblicato da Claudiana: su quali basi è possibile costruire una nuova visione dell’ebraismo?
È ancora necessario combattere il pregiudizio e l’ignoranza. Per quel che riguarda le chiese cristiane, è necessario fare i conti con il superamento di una visione polemica, denigratoria e trionfalistica nei confronti dell’ebraismo che ha improntato per secoli l’insegnamento su Israele e gli ebrei e l’atteggiamento nei loro confronti.

Si tratta di portare a compimento un processo iniziato, all’inizio faticosamente, dopo la Shoah, se si fa eccezione per pochi pionieri anteriori a questa tragedia. Per il mondo cattolico romano, il Concilio Vaticano II è l’inizio di una svolta. Nel mondo protestante, i passi più significativi si verificano a partire dagli anni ’70 del Novecento. La Guida vuole fornire un contributo alla costruzione di una nuova visione dell’ebraismo utilizzabile a livello di base nella formazione (catechesi, insegnamento) delle comunità cristiane.

In che cosa può contribuire la Guida?
La Guida vuole fornire un contributo alla costruzione di una nuova visione dell’ebraismo utilizzabile a livello di base nella formazione (catechesi, insegnamento) delle comunità cristiane.

Nella sua prima parte, la Guida presenta – in forma accessibile al largo pubblico – una serie di informazioni basilari per comprendere la vita, le tradizioni, i riti e la quotidianità dei circa 15 milioni di ebrei che vivono nel mondo, di cui poco più di un terzo nello Stato di Israele. Vengono presentate le Scritture e le tradizioni rabbiniche (Mishnah e Talmud); le principali correnti (ortodossi, riformati, conservatori; misticismo); le più importanti preghiere quotidiane; le feste annuali e il sabato. Come dice il titolo originale del volume (uscito in tedesco a cura della Chiesa evangelica luterana in Germania e diffuso in oltre 100.000 copie), si tratta di “quel che ognuno dovrebbe sapere dell’ebraismo”.

Una seconda parte presenta una sintetica panoramica della storia del popolo ebraico, dai tempi biblici fino alla vita attuale dello Stato di Israele. Abbiamo mantenuto anche nell’edizione italiana tutti riferimenti alla storia degli ebrei in Germania, aggiungendo in appendice una sezione sulla storia egli ebrei in Italia, in gran parte segnata dalla prossimità dello Stato della Chiesa.

La parte più caratteristica della Guida è senz’altro la terza, intitolata “Cristiani ed ebrei – Ebrei e cristiani”. Qui viene presentata e impugnata la visione dell’ebraismo proprio del secolare antigiudaismo cristiano e si propone la nuova visione dell’ebraismo improntata alla nozione della “mai revocata elezione di Israele” e a una rinnovata ermeneutica dei testi del Nuovo Testamento.

Qual è la percezione ebraica del cristianesimo?
Dobbiamo, da parte cristiana, accettare serenamente una asimmetria nel rapporto tra cristiani ed ebrei. Il cristianesimo nasce come filiazione dell’ebraismo del I secolo della nostra era. Fin dall’inizio, è dunque impossibile per un cristiano non rapportarsi alle Scritture comuni, la Bibbia ebraica, il nostro Antico Testamento. È impossibile non parlare, leggendo il Nuovo Testamento, dell’ebraismo del tempo di Gesù, delle sue correnti e delle sue idee. L’affermazione del cristianesimo implicò anche, da parte della società divenuta “cristiana”, la definizione dello status degli ebrei sul piano sociale e normativo. L’irriducibile alterità degli ebrei, con i quali si aveva al tempo stesso tanto in comune, ma da cui si era divisi sull’interpretazione delle Scritture e sulla lettura della figura di Gesù, fu avvertita come minaccia a cui si reagì con misure discriminatorie e con una teologia dai forti accenti anti-ebraici. L’ebraismo non ha lo stesso bisogno di parlare dei cristiani per definire la propria identità. Inoltre, secoli di antigiudaismo cristiano, spesso virulento, hanno impedito che si sviluppasse tra gli ebrei un interesse per la figura dell’ebreo Gesù e per il cristianesimo come uno degli esiti delle Scritture ebraiche.

Qual è lo stato del dialogo cristiano-ebraico?
Direi che, almeno per quel che riguarda le posizioni ufficiali delle chiese cattolica e protestanti, e quindi l’indirizzo che ne deriva per i loro membri, ha raggiunto risultati significativi la revisione critica non soltanto delle vicende di discriminazione e persecuzione degli ebrei, ma anche e soprattutto dell’insegnamento che aveva alimentato l’antigiudaismo.

Ad esempio, non si insegna più che la chiesa ha soppiantato Israele, che essa è l’unica erede legittima e interprete autentica delle Scritture di Israele, la Bibbia ebraica o Antico Testamento.

Il compito che ci sta ancora largamente davanti è duplice. Si tratta in primo luogo di articolare in positivo una visione teologica del popolo ebraico. In secondo luogo, e questa è forse la cosa più importante, si tratta di far giungere ogni cristiano e ogni cristiana ad una visione corretta, serena e aperta di Israele e del popolo ebraico. Come per secoli visioni distorte e polemiche dell’ebraismo hanno fatto parte del bagaglio del cristiano qualunque, dobbiamo far sì che visioni corrette siano radicate. Scopo del dialogo ebraico cristiano non è quello di suscitare entusiasmo – che poi spesso lascia il posto a delusione e animosità – ma di creare un rapporto sereno con chi, come il popolo ebraico, ci è vicino come nessun altro, ma anche irriducibilmente altro.

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