
A Pittsburgh, la “città dell’acciaio”, la piccola Elizabeth Cochran sopporta il dolore per la prematura perdita del padre, il declino economico della sua famiglia, la violenza di un patrigno ubriaco che maltratta sua madre, l’interruzione degli studi per mancanza di soldi. Negli anni, però, matura la consapevolezza che non bisogna dipendere da un uomo. Mai. Anche se sei povera e le convenzioni ti vogliono sposata o impiegata in fabbrica. Si convince di avere un talento. Accanita lettrice, non esita a inviare una lettera al giornale «Dispatch» per esprimere il suo pensiero sul tema “La sfera delle donne” dibattuto tra le pagine del quotidiano. È l’inizio di una stupefacente carriera da giornalista che prende il suo pseudonimo da una vecchia canzone di Foster: Nellie Bly.
«Con la sola forza delle parole hai dato una sterzata alla tua esistenza. Hai stupito tutti perché volevi decidere tu il tuo destino. E l’hai fatto.»
Nello scetticismo, soprattutto maschile, porta avanti le sue inchieste come reporter coraggiosa e intraprendente. La prima delle “donne libere americane”, decide addirittura di scrivere dei pezzi sotto copertura: è l’inizio della sua fama. Nel 1886, una missione in Messico, nata per raccontare ai lettori un paese vicino ma totalmente sconosciuto, la consacra nell’olimpo della stampa americana. Il suo temperamento scuote una realtà diffidente, che fa fatica a immaginare una donna nei panni del reporter. Invece lei è inarrestabile e arriva a New York, dove riesce a colpire persino John Cockerill, direttore del “New York World” di Joseph Pulitzer. A soli 23 anni veste diverse identità per raccontare i fatti e dare voce a chi non ne ha: si finge pazza per descrivere le condizioni in cui versano le donne rinchiuse nel manicomio femminile di Blackwell’s Island, scende per le strade, entra nelle fabbriche, svela i loschi affari della politica e dell’alta società americana, intervista personaggi scomodi. I suoi reportage scuotono le coscienze, stimolano azioni concrete, catturano l’opinione pubblica. Il suo vento è impetuoso e non conosce confini: si convince di poter sfidare il protagonista del romanzo di Jules Verne, Il giro del mondo in 80 giorni, e ci riesce. Nel 1889 compie il giro del mondo in ben 75 giorni. È ormai un idolo ma, non sentendosi pienamente apprezzata, abbandona per qualche tempo il giornalismo. Diventa la moglie di un vecchio e ricco magnate, dirige un’industria siderurgica avendo a cuore il welfare dei suoi dipendenti, ne affronta persino il fallimento. Ben presto, un viaggio a Vienna si trasforma nell’opportunità di seguire la guerra dall’interno. Racconta le vittime, osserva e registra.
Tornata in America continua a riportare fatti e persone in maniera vivida, cercando di abbattere il muro dell’indifferenza, fino a quando il suo cuore cessa di battere.
«La disperazione si combatte con l’informazione. Quello che conta veramente è lo sguardo con cui vedi le cose e le racconti. Se lo fai in modo limpido, mettendoti nei panni di chi legge, allora sei sulla strada giusta. Il lettore se ne accorgerà e ti premierà con la sua fiducia.»
La storia di Nellie Bly rappresenta una lezione di giornalismo, estremamente attuale. Per questo il libro di Attadio va assaporato in ogni pagina (frutto di un meticoloso lavoro di ricerca). La sua originalità sta nel dare anima a una reporter impavida e a una donna forte e generosa, una che ha spinto le altre donne a rompere gli schemi e ad affermare se stesse. Il romanzo si legge tutto d’un fiato e travolge il lettore. Si gioisce delle sue conquiste, come donna e come persona. E, alla fine, tutte vorremmo essere un po’ come la leggendaria Nellie.
«Quel vento potente che è stata tutta la vita di Nellie – spesa nell’impegno di capire, di andare all’origine di ciò che si trasforma in “notizia” o che rischia di essere taciuto – ha smesso all’improvviso di soffiare. Il vento non puoi sapere dove è nato, né dove andrà.»
Angelica Sicilia