“Dottore le giuro che era morto” di Michelangelo Bartolo

Dott. Michelangelo Bartolo, Lei è autore del libro Dottore le giuro che era morto edito da Infinito, con prefazione di Gabriele Cirilli, un racconto ironico e smaliziato sui mali della Sanità italiana. Meglio riderne?
Dottore le giuro che era morto, Michelangelo BartoloNon vorrei deludere fin dalle prime battute di risposta ma il mio libro non è assolutamente uno scritto sui mali della sanità ma è una lettura, raccontata da chi la vive in prima persona e chi la vive dal di dentro, del mondo della sanità narrata mettendo in risalto piccole e grandi contraddizioni che coinvolgono, medici, infermieri, pazienti, ed ex pazienti. Mi preme ricordare, infatti, che la sanità nel nostro paese è considerata ed è una delle migliori del mondo, in molti ce la invidiano. Detto ciò non voglio assolutamente dire che va tutto benissimo ma, come in ogni ambito, ci possono essere ampi margini di miglioramento. Il libro è piuttosto una raccolta di aneddoti che dipingono il mondo della sanità italiana in modo delicato, autoironico e divertente. Il mio libro, scritto in prima persona, è ambientato in un ipotetico ospedale romano all’inizio del millennio con un protagonista appassionato del proprio lavoro che vive una situazione affettiva molto incerta che fa da filo conduttore alla narrazione..

All’ospedale San Crispino, che rapporto hanno i medici con pazienti, colleghi e infermieri? E cosa nasconde l’aumento sproporzionato del ricorso a esami strumentali spesso inutili?
Il rapporto tra medico e paziente è – lo sappiamo – innanzitutto un rapporto di reciproca fiducia, o almeno così dovrebbe essere. Il Dr. Clementi, si è divertito a tratteggiare le diverse tipologie di pazienti: quelli ansiosi, quelli ipocondriaci, quelli che ingigantiscono i propri sintomi, quelli che nascondono i propri malanni, quelli che vogliono sempre una medicina in più, quelli che non vogliono farmaci, quelli che fanno esami diagnostici e visite mediche solo perché ascoltano il consiglio del vicino di ombrellone e molte altre, descritte nel libro.

A partire da questa descrizione si affrontano i problemi delle liste di attesa che, a dire del dott. Clementi, sono anche dovuti ad una marea di esami strumentali richiesti spesso senza una vera e propria motivazione clinica. I pazienti a volte sono le prime vittime di questa fame di diagnostica e si sottopongono a volte ad esami inutili.

A loro discolpa va anche detto che oggi la medicina è iperframmentata; ci si rivolge quasi esclusivamente agli specialisti e l’interezza dell’individuo è spezzettata in tanti organi e sistemi che sembrano essere in relazione tra di loro solo perché casualmente alloggiati all’interno dello stesso contenitore: il corpo umano. Si guarda l’organo, poco la persona, per niente l’aspetto psicologico che talvolta è fondamentale e in questa visione organicista si rischia di prendere grandi cantonate. Non è un atteggiamento solo del clinico, anche i pazienti risentono di questa parcellizzazione della medicina. Eloquente quanto riportato da un paziente: “Dottore, ho l’intestino che non digerisce bene, i piedi sono dolenti, il cuore non batte regolarmente e nemmeno io mi sento molto bene”.

Parliamo di informatori farmaceutici..
Il loro ruolo è fondamentale. Se non ci fossero gli informatori farmaceutici e se non ci fosse l’industria farmaceutica tutto il nostro operare sarebbe vano. Nel libro mi soffermo a descrivere le diverse tipologie di informatore:

Quelli che… sono super specializzati: studiano sodo e sanno tutto del loro farmaco, sulla fisiologia, sulla farmacocinetica, sui benefici e gli effetti collaterali – praticamente inesistenti – della loro molecolina; sono tendenzialmente preparatissimi su qualsiasi altro argomento scientifico di tuo interesse.

Quelli che… imparano tutto a memoria e ripetono come un rosario i potenti benefici del loro farmaco; guai a interromperli, rischieresti di dover riascoltare tutto da capo.

Quelli che… puntano principalmente sulla simpatia e sul rapporto umano. Tentano di conquistarti con un comportamento amicale; tifano quasi sempre per la tua squadra di calcio, se sei appassionato di Formula Uno lo sono anche loro, se ti intendi di barche hanno quanto meno un carissimo amico che li invita spesso a veleggiare; sono comunque espertissimi di tutto ciò che ti appassiona. Ovviamente hanno anche le tue simpatie politiche.

Sui congressi scientifici si sono sprecati fiumi di inchiostro: cosa ne pensa il dottor Clementi?
Diceva mio padre, e aveva ragione, che ci sono congressi cari ai pazienti e congressi cari ai medici e all’industria farmaceutica. Il tempo passa, le generazioni si susseguono ma la sostanza, forse, rimane più o meno la stessa. Non è una critica ma è solo una constatazione scritta da chi è un assiduo frequentatore e promotore di congressi e aggiornamenti scientifici. Un aggiornamento giustamente obbligatorio che viene descritto da chi lo vive da di dentro e si permette di ironizzare innanzi tutto verso se stesso.

Il San Crispino è terreno di caccia per le agenzie di pompe funebri, un business che non conosce crisi..
È noto a tutti che le agenzie funebri pullulano in prossimità dei cimiteri e degli ospedali. Si sa: chi è malato, gravemente malato, è più probabile che ci lasci le penne e in questi casi avere un’agenzia funebre a portata di mano ha sicuramente la sua utilità. All’inizio della mia carriera non ci avevo fatto caso, ma dopo qualche anno ho capito perché venivo salutato con entusiasmo spropositato da una signora di mezza età titolare dell’agenzia “Il trapasso” che al bar mi offrì più di un caffè e mi consegnò una manciata di biglietti da visita nell’eventualità fossero tornati utili a qualcuno dei miei pazienti. Non mi sembrò un gesto molto delicato, anche perché sembrava mettesse in dubbio le mie capacità professionali. Io mi divertii a lasciarli in bella vista sulla scrivania del mio collega Ceresa in modo tale che i suoi pazienti potessero subito adocchiarli. Il mio collega se ne accorse solo dopo una settimana; non gradì molto lo scherzo.

Nonostante la crisi, il business delle agenzie funebri non conosce crisi, anzi con l’aumento del numero di anziani, è un’industria particolarmente fiorente. Mi accorsi plasticamente dello spropositato giro di soldi che genera ogni defunto proprio con la morte del mio anziano zietto. Un servizio funebre che tra una cosa e l’altra è venuto a costare quasi 10.000 euro, con costi esagerati.

Ricordo che i diritti d’autore del libro sono interamente devoluti alle attività di telemedicina della Global Health Telemedicine che continua ad aprire servizi di teleconsulto tra l’Europa e l’Africa.

Michelangelo Bartolo, dal 1998 in servizio presso l’UOC di Angiologia dell’Azienda Ospedaliera san Giovanni Addolorata di Roma, dal 2006 dirige il reparto di telemedicina dove ha realizzato un servizio di telemonitoraggio multidisciplinare per pazienti a cui si abbrevia o evita il ricovero ospedaliero. È tra gli ideatori del programma DREAM della Comunità di S. Egidio per la prevenzione e il trattamento dell’AIDS e della malnutrizione in Africa. Dal settembre 2013 è ideatore e Segretario Generale di Global Health Telemedicine onlus per servizi di teleconsulto multispecialistico in Africa. Ha pubblicato La nostra Africa (2013), Sognando l’Africa in Sol maggiore (2014), Gioia e le altre (2016), Multidisciplinary teleconsultation in Developing Countries (2018); L’Afrique c’est Chic (2018). Ha ricevuto decine di riconoscimenti letterari.

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