
di Massimo Novelli
Interlinea edizioni
«Massimo Novelli, in questo intrigante viaggio in un Settecento al femminile, impiega la sua brillante e sagace penna a trarre dall’oblio storie, passioni, ingegni di donne «non meritevoli della scarza fortuna». Ma non offre una galleria di figure «che hanno occupato un coté più silenzioso o meno indagato», le mette in scena nell’ordito delle loro famiglie, e le fa muovere nelle ore e nei giorni del secolo che, nonostante le sue rivoluzioni, non è riuscito a mettere in discussione il pregiudizio per eccellenza, quello dell’inégalité des deux sexes, con il quale ancora oggi ci troviamo a dover fare i conti.
Un intreccio di cronache, come sa fare molto bene l’autore. Un groviglio di storie, costumi, vizi di aristocratiche, popolane, benefattrici, mantenute, letterate, scienziate, monache, «streghe», mogli, amanti, che scandiscono le loro vite in un ampio arco geografico, dalle Langhe a Torino, a Genova, a Venezia, da Acqui Terme all’Egitto. Donne protagoniste nel bene e nel male, appartate e troppo spesso passate lasciando flebili tracce, fili sottili che Novelli riannoda per restituire alle sue «eroine» consistenza e presenza.
Libri, mostre, convegni, dibattiti, di diverso timbro e scientificità, stanno contribuendo a delineare profili di donne che «ebbero in mente alti pensieri, in cuore generosi sentimenti» e seppero liberare le loro energie al servizio sociale e culturale del loro tempo. Il fatto che le donne non siano state semplici comparse in ogni momento della storia è stato ampiamente documentato, in modo marcato per gli anni del Risorgimento nel volume Protagoniste dimenticate. Le donne nel Risorgimento piemontese (a cura di Silvia Cavicchioli e Daniela Magnetti, Fondazione Cosso, Daniela Piazza Editore). Ma non sono questi esempi di «virtù» che Novelli indaga nel suo Settecento, bensì la cronaca di un quotidiano intricarsi di conoscenze, passioni, tradimenti. Le sue donne esaltano e si esaltano con la vita, spregiudicata, irriverente, sfrenata, allegramente scandalosa e non priva di ambizioni. Vita vera, attraversata nella sua pienezza: ad ogni costo.
Spigolando qua e là, troviamo i nomi di Gabriella Falletti di Villafalletto, l’«odiosamata Signora» di Vittorio Alfieri; della turbolenta e insofferente Maria Nicolao Boarello del Carretto «da tempo inconfessa»; di Maria Giovanna Battista del Carretto, marchesa di Gorzegno, «non mezzanamente versata nelle matematiche pure», che con i suoi studi «sull’algebra» ottenne gli elogi dell’Accademia delle Scienze; di Teresa Castellani de’ Merlani, «inclinata straordinariamente allo studio delle lingue»; di Maria Antonia Ferreri, giacobina; di Anna Perotta, soldatessa sotto «spoglie virili», la cui storia inizia a Chieri e si dipana fino all’Egitto di Napoleone.
Chi esce malconcio da queste pagine è il letterato − tenuto da alcuni in gran conto per certe sue posizioni antipiemontesi − Giuseppe Baretti, alias Aristarco Scannabue, che denigra il genere femminile dei tempi andati con atteggiamento supponente, sostenendo «essere ignoranti le donne siano nobili siano borghesi: al più leggere romanzi francesi quelle che sapevano leggere, le altre invece darsi o alla dissolutezza o al bigottismo». Eliminare costui dalle bibliografie!»