
«La legge è un recinto, dentro il quale e fuori dal quale si muovono gli esseri umani. E se qualcuno si trova nei guai, la legge non dovrebbe essere un impedimento a dargli una mano, ma un supporto. Hai capito?».
Mina fa l’assistente sociale in un consultorio occupandosi di casi senza giustizia. Non essendoci i fondi, praticamente fa la volontaria, ma questo non le impedisce di impegnarsi al massimo per gli altri. Accanto a lei ci sono dei personaggi caratteristici: l’affascinante Domenico Gammardella, detto «Mimmo», attraente ginecologo che la mette spesso in imbarazzo; «Rudy» Trapanese, il portiere dello stabile; l’ex marito, il magistrato De Carolis, piuttosto scontroso, ma l’unico che prova a conciliare le leggi con la giustizia.
In un mese di settembre napoletano, mentre è alle prese con i suoi problemi personali, tra cui il rapporto con una madre molto particolare, si dedica a una rischiosa avventura per cercare di salvare due vite, quelle di due donne che subiscono violenza domestica e porre fine a un caso di degrado sociale, e nel frattempo inizia ad indagare su un misterioso killer che commette dei delitti lasciando un segno distintivo: delle rose rosse che fa recapitare prima alle vittime. Un qualcosa, sepolto nel passato, è la causa di una scia di sangue. E mentre Mina non molla nella sua ricerca della verità, il magistrato deve arrivare a una conclusione prima che arrivi l’ultima delle dodici rose rosse dello sconosciuto assassino.
«Mi chiamo Flor, ho undici anni, e sono qui perché penso che mio padre ammazzerà mia madre».
In realtà, Mina Settembre e gli altri protagonisti del libro sono figure che Maurizio de Giovanni ha già messo alla prova in un paio di racconti: ovvero in Un giorno di Settembre a Natale, nella raccolta gialla di Sellerio Regalo di Natale (2013) e Un telegramma da Settembre in La scuola in giallo (Sellerio, 2014). In Dodici rose a Settembre però compaiono per la prima volta in un romanzo che mette in scena delle vere maschere farsesche, come se fosse una rappresentazione teatrale della tradizione napoletana. A riprova di ciò, l’autore utilizza il linguaggio popolare, quello tipico e reale di ogni strato sociale.
Ogni pagina ha un grande potere narrativo e alla fine si ha l’impressione di seguire ogni vicenda da vicino, come fosse un film o ancora meglio una messa in scena teatrale. Il nuovo libro di Maurizio de Giovanni ha già conquistato i lettori: è infatti al terzo posto della classifica generale dei titoli in classifica dai primi di settembre.
Angelica Sicilia