“Diritto Canonico e culture giuridiche nel centenario del Codex Iuris Canonici del 1917” a cura di Jesús Miñambres

Prof. Jesús Miñambres, Lei ha curato l’edizione degli Atti del XVI Congresso Internazionale della Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici Promovendo dal titolo Diritto Canonico e culture giuridiche nel centenario del Codex Iuris Canonici del 1917 pubblicato da Edizioni Santa Croce: a distanza di un secolo, quale attualità mantiene la codificazione piano-benedettina?
Diritto Canonico e culture giuridiche nel centenario del Codex Iuris Canonici del 1917, Jesús MiñambresLa prima codificazione “moderna” delle leggi universali della Chiesa rimarrà sempre attuale. È difficile immaginare come si sarebbe evoluta la legislazione ecclesiastica senza lo strumento del Codice. Fa impressione intuire la mole di lavoro che svolse la Commissione guidata da Gasparri per preparare un testo legale che raccogliesse la tradizione e si aprisse alla modernità giuridica. Nei dodici anni precedenti la pubblicazione del Codice, in alcuni momenti lavorarono in contemporanea diversi gruppi di studio, che venivano convocati addirittura nei giorni di festa. Più di cento “scatole” piene di documenti prodotti durante questi lavori preparatori sono disponibili agli studiosi nell’Archivio Segreto Vaticano. Il Codex Iuris Canonici del 1917 è ancora oggi una pietra miliare nell’evoluzione della legislazione ecclesiastica, dal cui studio non si può prescindere.

Quali sono i vantaggi e quali i limiti della codificazione del 1917?
Una risposta adeguata a questa domanda richiederebbe uno spazio che non abbiamo qui. Mi limito perciò a segnalare il contributo sull’argomento del prof. Fantappiè raccolto nel volume: Vantaggi e limiti della codificazione del 1917; e anche quello del prof. Feliciani sulle attese e le realizzazioni della codificazione nella Chiesa latina.

Che relazione esiste tra il CIC 1917 e le codificazioni europee?
L’humus sul quale crescono le esperienze giuridiche è sempre lo stesso, che siano esperienze “civili” o “ecclesiastiche”: la giustizia, ovvero la necessità di stabilire ciò che spetta a ciascuno dei soggetti che intervengono in un dato rapporto. Nel suo contributo al volume, il dott. Cavalaglio affronta proprio questa questione, che si inserisce in una storia di rapporti tra strumenti canonici e civili, che parte dal diritto romano, come dimostrano gli studi del prof. Landau, da poco scomparso, e dei prof. Pennington, Nacci e Marti.

In che modo il Diritto canonico costituisce vero Diritto?
Allo stesso modo di qualsiasi altro Diritto, in quanto cerca di trovare ciò che spetta ad ognuno all’interno della comunione della Chiesa, mentre in altri ordinamenti si fa riferimento ai confini di uno Stato, a rapporti che si sviluppano in più Stati, ecc. Il Diritto canonico è il diritto nella Chiesa.

Quali sono al presente le sfide giuridiche da affrontare nella Chiesa?
Penso che tutti abbiamo in mente la necessità di migliorare la capacità di rispondere con giustizia in alcuni ambiti specifici, tra i quali quello penale, soprattutto quando coinvolge minori, quello economico gestionale, che richiede maggiore accountability e trasparenza (vedi i contributi di Rivella, Gherri e Zalbidea), quello processuale, per rendere più agili i processi e più eguali le posizioni delle parti, ecc. Vi sono poi delle problematiche più basilari che permettono di costruire su di esse soluzioni particolari, quali il rapporto tra unità e varietà o tra universale e particolare (vedi Otaduy), la posizione dei fedeli nei confronti degli altri fedeli e della gerarchia (vedi Blanco), le definizioni legali (Minelli), il ricorso allo ius vetus (D’Arienzo) e alla storia del diritto canonico e delle sue fonti (Sol). Ve ne sono anche di relative alla società in cui viviamo, come quelle derivanti dalla globalizzazione, dalla secolarizzazione, ecc. (Rhode, Cardia, Danto, Cavana). Il contributo del prof. Navarro, presidente della Consociatio, nella sua relazione conclusiva, traccia un quadro ampio di riferimento per le sfide affrontate oggi dai canonisti e dai giuristi in genere.

Quali linee guida hanno caratterizzato il riordino del processo di accertamento della nullità dei matrimoni canonici?
Non sono specialista in diritto matrimoniale e processuale ma, a mio modo di vedere, la riforma del processo matrimoniale ha cercato di snellire e di sbloccare alcune procedure che potevano comportare tempi troppo lunghi, ribadendo nello stesso tempo la necessità di indagare la verità di ciascun matrimonio e di raggiungere la certezza morale sulla sua validità o nullità da parte del giudice. Un’altra linea della riforma riguarda il maggiore coinvolgimento dei vescovi in prima persona in alcuni giudizi. Su questi argomenti, il volume raccoglie due contributi dei prof. Errázuriz e Arroba.

Quali orientamenti canonistici ha espresso il magistero di Papa Francesco?
A mio avviso, Papa Francesco ha manifestato una grande sensibilità sulla giustizia: sulla giustizia “possibile”, perché in questo mondo la giustizia non sarà mai perfetta, nemmeno nella Chiesa. Questa sensibilità trasmette amore per “il giusto”, ricerca immaginativa di nuove vie da esplorare, sfide alla tendenza ad accontentarsi dei traguardi raggiunti. Non so se può essere qualificato come “orientamento”, ma l’atteggiamento del Papa nei confronti della giustizia indica un ideale degno di essere seguito da tutti i cattolici, specialmente da quelli che in qualche modo agiscono per garantire la giustizia nella Chiesa o studiano come garantirla.

Jesús Miñambres è Professore ordinario di Diritto patrimoniale canonico e Decano della Facoltà di Diritto canonico della Pontificia Università della Santa Croce (Roma). Coordinatore del Gruppo di ricerca CASE (Corresponsabilità Amministrazione e Sostegno Economico alla Chiesa). Consultore della Congregazione per il Clero. Membro del Direttivo della Consociatio Internationalis Studio Iuris Canonici Promovendo.

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